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Voyeurismo
Casi di Voyeurismo
Marco è da solo in casa, aspetta sempre che la donna delle pulizie si rechi in bagno per spiarla mentre si spoglia. Ha scoperto che questa cosa lo eccita particolarmente e ormai è diventato un appuntamento fisso.
Sergio è un uomo di 45 anni, ha una buona carriera professionale come medico, ma vive da solo in una grande villa. Spesso la sera si nasconde dietro i cespugli del suo giardino per spiare le coppie che si chiudono in auto nel parcheggio di fronte casa sua.
Se anche a voi è capitato di avvertire una pulsione di questo tipo, è probabile che soffriate di voyeurismo.
Diamo una definizione
Il Voyeurismo è una forma di deviazione sessuale (parafilia) dove la persona trae eccitazione sessuale e gratificazione dallo spiare (peeping) i corpi nudi e/o gli organi genitali di persone sconosciute e ignare, anche impegnate in attività sessuali. A volte può manifestarsi con l’ascolto di conversazioni erotiche, ma viene considerato voyeurismo solo nel caso in cui la persona non sa di essere ascoltata.
Il Voyeurismo rappresenta una problematica nel momento in cui manca il consenso dell’altro. In caso contrario non va inteso come un problema.
E’ utile infatti fare una distinzione con il troilismo, che consiste nel trarre eccitamento sessuale dall’osservare apertamente altre persone che hanno rapporti sessuali. In questo caso, però, le persone sanno di essere osservate e sono quindi consenzienti.
Il voyeur si nasconde dalla vista degli altri, in quanto spesso ha delle difficoltà nei rapporti eterosessuali. Per questo non cerca di avere contatti sessuali, quanto piuttosto di raggiungere l’orgasmo attraverso la masturbazione, mentre sta osservando o in un secondo momento attraverso fantasie su ciò che ha osservato.
Origini e diffusione
Il Voyeurismo è più comune negli uomini, ma di tanto in tanto si manifesta anche nelle donne. Di solito si sviluppa prima dei 15 anni, anche se non esistono statistiche attendibili relativi alla incidenza di voyeurismo in età adulta.
Si ipotizza che nasca in seguito all’osservazione accidentale di una persona nuda o impegnata in attività sessuali, che genera una gratificazione sessuale. Questo comportamento si rafforzerebbe in seguito a ripetizioni successive dell’atto. Inoltre, una volta che l’attività voyeuristica viene intrapresa, nel corso del tempo, tende a cronicizzarsi, trasformandosi nella principale forma di gratificazione sessuale.
Come si sente chi viene spiato/a?
Chi subisce l’atto del voyeurismo inizialmente si spaventa e si sente invaso nella propria intimità. La vittima, infatti si trova in questi casi in una condizione di nudità, e quindi si attiva una reazione di allarme, che genera un comportamento di fuga o al contrario di attacco, con eccessiva rabbia, per esser stato violato il proprio spazio personale.
Il voyeurista crede che il proprio comportamento sia socialmente accettato e che rappresenti una buona strategia di riduzione del rischio, solo perché non c’è un contatto fisico con la vittima.
La diagnosi di voyeurismo
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, sono necessari due criteri per fare una diagnosi di voyeurismo :
- Deve manifestarsi per un periodo di almeno sei mesi, nel corso dei quali l’individuo deve vivere ricorrenti e intense fantasie sessualmente eccitanti, impulsi sessuali, o comportamenti riguardanti l’osservazione di una persona nuda, in procinto di spogliarsi, o impegnata in attività sessuali, ignara di essere oggetto di tali attenzioni.
- La persona ha agito gli impulsi sessuali, o gli stessi impulsi o fantasie causano notevole disagio o difficoltà interpersonali.
Voyeurismo e nuovi media
Oggi, con i nuovi mezzi di comunicazione la tendenza al Voyeurismo è aumentata generando una forma di “voyeurismo mediatico”. Basti pensare alla possibilità che si ha di spiare i profili di altri sui social network, oppure, come avviene ad esempio con i reality show (“Il Grande Fratello”, Isola dei Famosi, etc.) dove viene spiata la vita quotidiana dei partecipanti anche tramite la “webcam”. Oggi, dunque, molti voyeuristi tendono a soddisfare il proprio desiderio connettendosi sul web.
Suggerimenti per i terapeuti
Modificare il comportamento voyeuristico può risultare a volte difficile in quanto spesso non vi è alcun desiderio di cambiare il proprio modello di comportamento.
Affinchè il trattamento abbia successo, un voyeur deve prima di tutto acquisire consapevolezza dei propri modelli di comportamento e poi scegliere di modificarli. In molti casi, questo processo avviene sotto costrizione di parenti o per ordinanza del tribunale, in seguito a denunce o querele che ne chiedono una riabilitazione.
Il trattamento va nella direzione di ridurre la frequenza del voyeurismo e di:
- mantenere o aumentare la frequenza del comportamento eterosessuale (Langevin, 1983);
- indagare sui pensieri che accompagnano l’eccitazione sessuale, per valutare se questi vanno modificati e promuovere interessi sessuali sani;
- esplorare le credenze sulla sessualità ed aiutare a svilupparne di nuove, insieme ad atteggiamenti e aspettative più realistiche;
- fornire sessioni psico-educative, nei casi in cui la persona presenta un deficit di conoscenza sessuale;
- cercare di empatizzare con le sensazioni della vittima. In questo caso si lavora sulla percezione, facendo notare che la la vittima in quel caso non sa di essere spiata e che (se sapesse di essere osservata) si comporterebbe diversamente (cosa che in realtà accade, quando scopre il fatto).
- aiutare a costruire relazioni intime e strategie adeguate per stare nei rapporti, incoraggiando una visione più positiva delle prime interazioni di corteggiamento, che spesso in quanto non producono alcun tipo di eccitamento.
La terapia breve strategica, associata ad una terapia sessuologica, può essere usata per il trattamento del voyeurismo.
3 suggerimenti per iniziare ad intervenire
Il voyeur deve imparare a gestire l’impulso a spiare e acquisire mezzi alternativi per la propria gratificazione sessuale.
Per fare ciò può:
- Contenere il vizio, promuovendo interessi sessuali differenti e più sani o spostando lo stimolo su altre situazioni che riducono il rischio, ad esempio su materiale pornografico, nel momento in cui avverte lo stimolo voyeuristico, in modo da riportarlo sul piano della fantasia e meno dell’agito;
- Associare lo stimolo voyeuristico ad un comportamento sano, come un rapporto con il proprio partner, o nel caso in cui questo non è presente, praticando l’autoerotismo solo con le fantasie;
- Nel momento in cui arriva l’impulso, provare a spostare il comportamento “compulsivo” in un momento successivo, 3 ore dopo e provare poi a liberarlo attraverso l’autoerotismo o anche qui nel rapporto con il partner
Scritto da Davide Algeri – Psicologo Psicoterapeuta Milano
Approfondimenti
- Långström, N., & Hanson, R. K. (2006). High rates of sexual behavior in the general population: Correlates and predictors. Archives of Sexual Behavior, 35, 37–52.
- Lösel, F., Schmucker, M. (2005). The effectiveness of treatment for sexual offenders: A comprehensive meta-analysis. Journal of Experimental Criminology, 1, 117–146.
- American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Fourth edition, text revised. Washington DC: American Psychiatric Association, 2000.
- Furnham, A., and E. Haraldsen. “Lay theories of etiology and ‘cure’ for four types of paraphilia: fetishism; pedophilia; sexual sadism; and voyeurism.” Journal of Clinical Psychology 54, no. 5 (1998): 689–700.
- Simon, R. I. “Video voyeurs and the covert videotaping of unsuspecting victims: psychological and legal consequences.” Journal of Forensic Science 42, no. 5 (1997): 884-889.
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