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Oggi, molto più che in passato, la violenza che avviene nelle mura domestiche è diventata argomento di discussione.
Quante volte ci capita di sentire di casi, anche molto gravi, di eventi che hanno proprio al centro casi di violenza di genere e il reato di maltrattamenti? Quante volte ci capita di sentire di uomini che uccidono la propria famiglia? O di bambini che crescono assistendo o subendo costanti e continui maltrattamenti in famiglia?
Quello che, quasi sempre, ha caratterizzato il passato, e spesso purtroppo ancora il presente, è stata la percezione che gli episodi di violenza siano giusti o, ancor peggio, giustificabili: “se mio marito mi maltratta e mi picchia costantemente, avrà un buon motivo”.
Oggi si sta combattendo al fine di ottenere un vero e proprio cambiamento e per evitare i traumi che avvengono attraverso atti di violenza. La violenza deve essere vissuta e percepita come una realtà grave e quindi, merita una denuncia.
Ad oggi si ha sempre più il coraggio di denunciare ai centri antiviolenza e alle autorità ciò che succede attorno alle mura domestiche. Le violenze di genere subite sono viste meno come qualcosa da nascondere o di cui vergognarsi, anche se spesso suscitano ancora questi sentimenti.
Ma ciò che spesso si sottovaluta, quando si parla di violenza nei confronti delle donne o degli uomini, sono gli effetti questa genera su chi la subisce e la osserva passivamente.
Proviamo a chiederci per esempio: quali effetti può avere la violenza su un bambino che vede i propri genitori litigare violentemente o subire violenza da parte dell’altro?
E questi effetti si hanno solo nell’immediato o rappresenteranno un fattore di rischio per la vita futura del bambino?
E’ fondamentale porre attenzione a ciò. Proprio per questo cercheremo di capire quali sono gli effetti della violenza domestica sui figli, sia a breve, che a lungo termine.
Indice contenuti
Violenza domestica: cos’è?
Possiamo definire violenza “Ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale che riguarda tanto soggetti che hanno/hanno avuto una relazione di coppia, quanto soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo” (OMS, 1996).
Dalla definizione data dall’OMS, si evince che non sono solo le percosse, le ferite o le ossa rotte a rientrare nella violenza, ma anche le minacce, gli insulti, le umiliazioni, le derisioni, l’impedire d’incontrare i propri amici o familiari, che rientrano nella violenza psicologica e l’imposizione violenta dei rapporti sessuali.
Anche le deprivazioni economiche sono una forma di violenza: la riduzione al minimo del denaro di cui si può disporre, il controllo asfissiante sul suo uso, il prosciugamento del conto bancario, il coinvolgimento forzato in spericolate operazioni finanziarie.
Tutto ciò fa rima con violenza domestica.
Violenza assistita in ambito domestico: cos’è?
La violenza domestica, però, non la subisce soltanto il diretto destinatario degli atti violenti: la violenza coinvolge tutti, anche i figli.
Si parla, infatti, di “violenza assistita in ambito domestico” e con tale termine si intende il fare esperienza da parte del/della bambino/bambina di qualsiasi forma di maltrattamento. Questa “esperienza” può avvenire attraverso l’osservazione di atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure significative adulte e minori.
Si includono le violenze messe in atto da minori su minori e/o su altri membri della famiglia, gli abbandoni e i maltrattamenti ai danni di animali domestici.
Violenza diretta o indiretta
Il bambino può essere vittima di tali atti sia direttamente, quando avvengono di fronte a lui, che indirettamente, quando ne è a conoscenza e/o ne percepisce gli effetti. (CISMAI 2003)
Dunque, in ogni nucleo familiare in cui vi sia una violenza nei confronti di un partner, esistono comunque due vittime: il partner, direttamente colpito, e il bambino che assiste.
Questa violenza silenziosa non lascia sui bambini segni fisici evidenti, ma ha conseguenze devastanti sul loro essere. Effetti significativi vanno dai ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo fino alla perdita di autostima.
Inoltre possono comprendere ansia, sensi di colpa, depressione e incapacità di socializzare con i propri coetanei.
Riferimenti
- Di Blasio, P. (2000). Psicologia del bambino maltrattato. Bologna: il Mulino.
- Di Blasio, P. (2005). Tra rischio e protezione. La valutazione delle competenze genitoriali, Unicopli, Milano.
- Luberti, R., Pedrocco Biancardi, M.T., (2015). La violenza assistita intrafamiliare. Percorsi di aiuto per bambini che vivono in famiglie violente.
- Putnam FJ (2001). La dissociazione nei bambini e negli adolescenti. Astrolabio, Roma 2005.
- Scaglioso, C.. (2019). Violenza domestica: Una perversione sociale.
- Shaffer, H. R. (1996). Regolazione emotiva ed emozioni sociali. In Di Blasio, P. (2000) Psicologia del bambino maltrattato. Bologna: il Mulino.
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