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12 Luglio 2011Pubblico qui di seguito alcune tecniche di comunicazione persuasoria, utilizzate spesso in psicoterapia, per scopi terapeutici, in particolar modo nelle situazioni di “blocco” dove è presente una forte resistenza che si oppone al cambiamento e genera un empasse.
Buona lettura,
Davide Algeri
Indice contenuti
1. Tecnica di comunicazione persuasoria: la ristrutturazione
Un prima tecnica di comunicazione persuasoria usate in terapia strategica è la tecnica della ristrutturazione che consiste nel cambiare la cornice o il punto di vista che si ha di una determinata situazione, lasciando inalterato il contenuto. Come si può immaginare, modificando la cornice, cambia inevitabilmente il contenuto.
Attraverso la ristrutturazione la realtà di primo ordine, ovvero le situazioni osservabili, i fatti, rimangono immutati, mentre cambia il significato che si attribuisce a questi, ovvero la realtà di secondo ordine (Watzlawick, 1976).
Una ristrutturazione risulta efficace, se riesce a produrre un cambiamento, rompendo la rigidità di un sistema e ponendolo all’interno di un’altra struttura in cui il cambiamento diventa qualcosa di inevitabile.
Un esempio è dato dalla ristrutturazione dell’evitamento negli attacchi di panico, dove questa “tentata soluzione”, ovvero ciò che viene fatto per risolvere il problema, (in questo caso l’evitamento), se in un primo momento può far star bene, in quanto la persona fugge ciò di cui ha paura, se ripetuta nel tempo, genera un forte senso di incapacità ad affrontare la situazione temuta. Attraverso questa ristrutturazione, la persona inizia ad osservare ciò che prima faceva con altri occhi, modifica il suo punto di vista, iniziando ad avvertire un senso di fastidio e di avversione verso quella che prima rappresentava la sua ancora di salvezza.
2. Tecnica di comunicazione persuasoria: l’illusione di alternative
Una seconda tecnica di comunicazione persuasoria è la tecnica delle domande ad illusione di alternative, crea l’illusione che vi sia la possibilità di scelta tra due alternative di risposta, che sono opposte tra loro, generando come effetto, anche qui, l’inevitabile cambiamento.
Un esempio classico è dato dalla richiesta che la madre fa al figlio: “Fai i compiti adesso o più tardi?”. Apparentemente, sembrerebbe che il figlio abbia la possibilità di scegliere, ma prima o poi, non potrà che fare ciò che la madre gli ha richiesto.
Questa tecnica in genere viene utilizzata in quelle situazioni in cui la resistenza al cambiamento è molto elevata, assegnando la possibilità di scelta tra due compiti da eseguire: uno molto ansiogeno e ritenuto impossibile da eseguire e un altro meno ansiogeno e sicuramente più fattibile rispetto al precedente.
Di fronte a questa illusione la persona, non sarà capace di vedere altre possibilità al di fuori di quelle proposte e sarà costretta ad accettare, la seconda opzione, che per quanto difficile possa essere, risulterà sicuramente migliore della prima, mettendo così in pratica qualcosa che, se le fosse stato assegnato come unico compito, probabilmente avrebbe rifiutato perché troppo eccessivo o imbarazzante.
3. Tecnica di comunicazione persuasoria: il paradosso
Una terza tecnica di comunicazione persuasoria è la tecnica del paradosso consiste nell’utilizzo di un enunciato che si nega e si afferma nello stesso momento, risultando al tempo stesso giusto e sbagliato. All’interno di una interazione, chi si trova di fronte ad una richiesta paradossale, riceve due messaggi contraddittori, per cui si trova impossibilitato a decidere se tale comunicazione è vera o falsa, non riuscendo a meterla in pratica.
La forma più comune di paradosso è quella che viene generata da una richiesta alla cui base dovrebbe esserci un comportamento spontaneo. Ad esempio quando diciamo a qualcuno “sii spontaneo”, o quando consigliamo a chi non riesce a prender sonno, di “dormire e non pensarci” o ancora quando, di fronte ad un attacco di panico, cerchiamo di controllare i battiti cardiaci del cuore (muscolo involontario). In tutti questi casi, l’effetto è paradossale, e la persona si trova bloccata non riuscendo ad ottenere ciò che le viene chiesto, quanto piuttosto l’effetto contrario.
L’uso del paradosso nella maggior parte dei casi è inconsapevole, nel senso non sappiamo che lo stiamo mettendo in atto, nè siamo coscienti che lo stiamo subendo, ma può essere usato consapevolmente per scopi terapeuti, per aggirare la resistenza al cambiamento, facilitando così il prosieguo della terapia.
In psicoterapia, ad esempio, può risultare funzionale prescrivere la resistenza, allo scopo di creare un effetto paradossale, dove l’esecuzione “su richiesta” della stessa, condurrà inevetibilmente al suo annullamento, promuovendo il cambiamento.
In questo caso, infatti, la persona si sentirà costretta, o a seguire quanto gli è stato chiesto di fare dal terapeuta (continuare ad essere resistente), o viceversa, nella maggior parte dei casi, a non seguire quanto gli è stato chiesto, smettendo di essere resistente, che era proprio ciò che si desiderava ottenere.
Approfondimenti
- Nardone G., Watzlawick P., L’ arte del cambiamento, 1976.
- Watzlawick P., Weakland J. H., Fisch R., Change: la formazione e la soluzione dei problemi, 1974, Astrolabio
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