Dismorfismo corporeo: mi guardo allo specchio e non mi piaccio
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10 Maggio 2013La pazienza è una di quelle qualità umane, a mio parere, spesso svalutate e non riconosciute adeguatamente nella loro ricchezza.
Il grande filosofo contemporaneo, Salvatore Natoli, se ne è occupato. Egli inserisce la pazienza tra le virtù, nel suo ‘Dizionario dei vizi e delle virtù’, e scrive: “La pazienza (…) è virtù attiva: sarebbe un grave errore confonderla con la pura e semplice rassegnazione. L’uomo paziente non si adatta al dolore, ma lo governa: soprattutto non lo accetta come una condizione definitiva. Paziente è colui che sa a lungo sopportare, ma è soprattutto colui che sa attendere, che non si lascia vincere dalla tristezza, che nel dolore non è preso dallo sgomento, bensì è capace di discernere altre possibilità” (grassetto mio).
La vita è piena di esperienze sgradevoli, dai fastidi più lievi e di blanda irritazione, alle più pesanti battaglie. Quando ci capitano queste esperienze, possiamo scegliere come reagire. Possiamo entrare in agitazione ed arrabbiarci, oppure rimanere calmi.
Quando siamo impazienti liquidiamo, per frettolosità, la partita prima ancora d’averla giocata: non sappiamo accettare ed interiorizzare il contrattempo, non sappiamo aspettare e rischiamo di spender male il tempo a disposizione. Quando siamo impazienti siamo dominati da un pensiero reattivo, siamo vincolati all’immediato, reagiamo a quanto appena successo e in questo senso ne siamo vittime. Siamo prigionieri del già accaduto, dice sempre Natoli.
L’impazienza sfocia facilmente nella rabbia. Una volta che la rabbia si è scatenata, è difficile controllare quello che può accadere successivamente o prevedere chi resterà ferito. “L’impaziente o si dispera o aggredisce: in ambedue i casi distrugge”, sintetizza magnificamente Natoli. La rabbia può lasciare una scia di rimorsi e danneggiare le relazioni per intere generazioni. Nei casi peggiori può portare alla violenza e alla guerra. Ci vuole una profonda pazienza per superare quello che è successo, comprendere, e interrompere il circolo vizioso.
Praticare la pazienza, invece, significa assaporare il potere della mente. Come ci insegnano anche le tradizioni orientali, la pazienza è l’abilità di controllare le nostre reazioni e mantenere la pace nella mente.
La pazienza ci dà la flessibilità e la forza di non essere vittime passive delle circostanze. Altro che passività: praticare la pazienza, così come qui viene intesa, esige tenacia. Non ci rende rassegnati, né ci toglie la capacità di rispondere in modo appropriato alle difficoltà e alle offese. Al contrario, la pazienza ci aiuta a rispondere adeguatamente, perché riusciamo a mantenere la capacità di pensare in modo chiaro.
Tutti possiamo sbagliare, invadere il territorio altrui, nuocere agli altri, lo possiamo fare senza volerlo, o farlo intenzionalmente. Possiamo nuocere o ricevere l’offesa. A fronte del danno la pazienza sa attendere, sa concedere all’altro del tempo per correggersi. Tutti abbiamo reciprocamente bisogno di perdono.
“Coloro che ci fanno del male sono in un certo senso maestri di pazienza. Queste persone ci insegnano qualcosa che non potremmo mai imparare unicamente ascoltando qualcuno, per quanto saggio o santo possa essere” (Dalai Lama). I motivi di irritazione sono, in questo senso, quelli che ci fanno imparare la pazienza.
Restare calmi e pazienti è molto più efficace che arrabbiarsi, anche quando qualcuno ci ferisce intenzionalmente. Avere pazienza non vuol dire non sapersi o potersi difendere o non poter reagire per proteggere noi stessi o gli altri. Ma tutto quello che possiamo fare in modo calmo e paziente sarà di certo più efficace delle parole e delle azioni generate da una mente fuori controllo, dominata dalla rabbia. La pazienza permette, nel momento del bisogno, che la giusta azione sorga da sola.
Alcuni sembrano essere nati con la dote della pazienza, altri sembrano avere un’innata tendenza ad arrabbiarsi. La pazienza però può esser coltivata. Possiamo, ad esempio:
- ricordare a noi stessi i danni causati dalla rabbia incontrollata,
- davanti ad una persona che ci irrita, chiederci se c’è qualche caratteristica di quella persona che abbiamo difficoltà ad accettare in noi stessi,
- chiederci se chi ci ha offeso ne avesse l’intenzione ed accettare il fatto che non volesse ferirci di proposito,
- scegliere di dare all’altro del tempo per comprendere l’errore,
- ricordarci che la situazione prima o poi cambierà,
- accettare che talvolta serve tempo affinché le cose cambino e gli eventi maturino e giungano a compimento
- accettare il ‘qui ed ora’, anche quando le cose non vanno come vorremmo.
Non è facile. La pazienza è un percorso d’apprendimento, che inizia con ciascuno di noi. Immaginiamo di non irritarci e non arrabbiarci più, o quasi. Di non sentire più la mente che si oscura e si chiude, il corpo teso, i pugni serrati o i muscoli del viso contratti. O di non arrovellarci più, nel cuore della notte, per quello che qualcuno ha detto o non ha detto.
I benefici della pazienza sono straordinari. A livello personale, è come avere una corazza protettiva ed un aiuto nel relazionarci con gli altri. Ci aiuta a sentirci apprezzati e sostenuti. Possiamo esprimere liberamente ciò che pensiamo e godere della compagnia degli altri senza paura di subire un abuso o un’aggressione.
La pazienza – con l’attesa, la fiducia, la tenacia, la saggezza e la flessibilità che richiede – pone le fondamenta indispensabili per la felicità individuale e della società.
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