Un caso di intervento paradossale
6 Febbraio 2011Suggerimenti per “invecchiare bene”
9 Febbraio 2011“Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre”: questa è la frase che viene detta nei gruppi degli Alcolisti Anonimi all’inizio e alla fine delle loro riunioni ed è questo il compito veramente complesso cui le persone si trovano di fronte quando devono decidere se applicare o meno questo stratagemma.
Chi lo dice che agire è sempre la soluzione ai propri problemi? È proprio vero che possiamo controllare tutto quello che ci circonda e che il nostro intervento sia così risolutivo quanto ci aspettiamo?
L’uomo è spesso spinto ad agire per imprimere una direzione agli eventi, ma non sono rari i casi in cui, nonostante la buona fede che accompagna i nostri gesti, si finisca in realtà per peggiorare la situazione oppure per lasciarla tale quale a quella che era in precedenza. Quest’ultima eventualità è forse quella meno auspicabile, perché rinforza una situazione spesso stagnante e immobilizzante, dalla quale si fatica ad uscire poiché ci si esaspera e logora a sufficienza per sentirsi senza energie, ma mai tanto da trovare la forza di dire “basta, questo è troppo, da ora in avanti le cose cambieranno”.
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Il paradosso del cambiamento
Lorena, ha avuto un figlio da cinque mesi e il suo compagno se ne è andato dal giorno del concepimento. Lei si sente sola, incompleta senza la figura di un uomo che le dia sostegno e le faccia compagnia. In questo caso, Lorena, vorrebbe togliersi dalla testa questo pensiero, perché si rende conto che in questo momento è difficile realizzare il suo desiderio di maggiore completezza, visto che la situazione contingente non le permette di mettersi in gioco come vorrebbe. Il problema in casi come questo si presenta quando ci si ostina a fare necessariamente qualcosa, nonostante si abbia la consapevolezza che ciò non è plausibile. Lorena infatti vorrebbe accanto a se un uomo con cui parlare e condividere le fatiche del momento, ma si rende conto di non avere né la forza né il tempo per potersi dedicare in maniera fruttuosa alla sua ricerca. Anzi, in queste condizioni finirebbe solo per trovare disconferme della sua “capacità amatoriale” rinforzando una idea di sé come fragile e incapace.
Per uscire da questo paradosso, Lorena deve convincersi che non deve combattere questo pensiero, ma provare ad accettarlo perchè sano e aspettare pazientemente di trovare la persona giusta, magari frequentando il proprio giro di amici. Spesso la strategia più utile è quella di non forzare la mano, lasciando che le cose avvengano sponaneamente, imparando così a rispettare i tempi di maturazione anche interni a noi.
O ancora la storia di Pamela, che a 40 anni ha avuto un aneurisma e suo padre vorrebbe fare qualcosa affinché tutto torni come prima (sempre che poi si possa veramente tornare a essere “quelli di prima”). Lei ora non parla più, emette solo parole e versi stereotipati e suo padre per diversi anni si è rivolto invano a logopedisti e professori del caso, per provare a realizzare una impresa ai limiti dell’impossibile.
Anche in questo caso, lasciare che le parole di Pamela escano spontaneamente (nessuno parla su richiesta) può aiutare lei e anche il padre, se non a risolvere il problema, almeno a viverlo con meno ansia.
Marta ha come marito Paolo, del quale si lamenta sempre per via del disordine e della sua incapacità cronica nel prendersi cura di alcuni aspetti basilari della vita domestica. Dal canto suo Marta asseconda le mancanze del marito in ogni aspetto, compensandole con enormi sforzi al fine di mantenere la casa in uno stato decoroso. Marta ha due alternative che può percorrere: assumere il ruolo di “servitrice” e continuare a procrastinare il giorno in cui il marito inizierà a fare la propria parte, oppure sposare lo stratagemma lasciando tutto com’è affinché cambi qualcosa.
Lo stratagemma del non cambiamento
Talvolta il modo più veloce per cambiare gli altri è proprio cambiare se stessi, ascoltarsi e imparare a modificare il proprio atteggiamento permette a chi ci sta vicino di sperimentare nuovi ruoli, magari più utili e funzionali al benessere dell’intero sistema.
Questi sono alcuni esempi che dimostrano come utilizzare lo stratagemma del “lasciare tutto come è affinché qualcosa cambi” può servire a bloccare le tentate soluzioni disfunzionali che mantenevano il problema.
Questo stratagemma è quindi la dimostrazione che non sempre bisogna fare qualcosa per risolvere un problema, proprio perché a volte il vero problema consiste nell’impuntarsi affinché si verifichi un cambiamento, impedendone in questo modo la realizzazione.
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