5 strategie per aiutare le persone in ansia
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12 Febbraio 2016Ansia del futuro e domande impossibili.
Starò male domani? Mi verrà l’ansia? Andrà bene l’esame? Riuscirò a fare una bella figura?
Queste e altre domande sorgono spesso nella mente di chi tende a provare ansia del futuro, alla ricerca di risposte certe che mai potrà dare, per il semplice fatto che il futuro è imprevedibile e cercare di rispondere, in questi casi, non fa altro che aumentare i dubbi piuttosto che risolverli.
Mi capita nella mia esperienza clinica, di trovarmi spesso di fronte a problematiche derivanti da questo tipo di pensiero e che nella maggior parte dei casi finiscono per trasformarsi in quello che è stato definito dalla terapia breve strategica come dubbio patologico.
L’ansia del futuro porta la persona a ragionare, provando a rispondere in “maniera logica” ad una domanda probabilistica alla quale è impossibile dare una risposta. In questi casi, la persona può anche essere consapevole del suo problema, ma non riesce ugualmente a fermare il circolo vizioso. Il non riuscire a trovare una risposta utile, a questo tipo di domande, ha come conseguenza un grande dispendio di energie (la persona si ritrova a trascorrere molte ore o anche diverse giornate a rimuginare e a pensare) e genera una fortissima ansia del futuro per ciò che potrebbe accadere e che non si è riusciti a prevedere.
Indice contenuti
Alcuni “casi”…
La paura della paura
Questo tipo di pensiero può essere presente ad esempio in chi soffre di attacchi di ansia o ha crisi di panico, dove appunto ci si può chiedere: “Starò male? Avrò un attacco? E se mi ritornasse?”. La mancanza di una risposta certa a queste domande, non fa altro che incrementare il livello di ansia, portando in molti casi a realizzare ciò di cui la persona aveva paura, ovvero l’attacco stesso. Intervenire in questo caso può servire a bloccare la preoccupazione di un’ansia anticpatoria.
La paura per sé e per gli altri
Un pensiero di questo tipo può essere presente anche in chi ha il dubbio/ossessione che possa succedere qualcosa di brutto a se stesso o agli altri (parenti, amici, etc.). In questi casi la persona potrebbe domandarsi, “E se non faccio questa cosa e poi si fa male? E se ho fatto male a qualcuno? E se ho chiuso male il gas e poi succede qualcosa di grave?” e non trovando una risposta esaustiva, potrebbe iniziare a mettere in atto dei comportamenti/rituali, volti a creare una maggiore “sicurezza”, ma che alla fine comunque non cancellano il dubbio e l’ansia che continuano a permanere. Anche qui intervenire sul pensiero può contribuire a interrompere e bloccare il circolo vizioso e la messa in atto delle compulsioni.
La paura del giudizio
Ancora un altro esempio è dato da chi ha paura del giudizio o della possibile reazione degli altri di fronte ad un proprio comportamento. In questi casi ci si potrebbe chiedere “come reagiranno gli altri se faccio questo o quello? E se dico questa cosa? E se non la dico?”, alla ricerca del comportamento “perfetto”, che risulti accettato dal gruppo, finendo per non trovarlo e rischiando così di preferire l’isolamento. In questo caso può essere utile bloccare questa modalità disfunzionale di pensiero, guidando la persona all’azione.
Una strategia per spezzare il loop
Diceva Kant, non esistono risposte intelligenti a domande stupide. Per questo motivo, in tutti i casi descritti precedentemente, dove i non è possibile dare alcun tipo di risposta certa alle domande che si presentano nella nostra mente, si mostra sicuramente utile lo sforzo di bloccare le risposte che cerchiamo di dare per interrompere il loop (Attenzione: Bloccare le risposte che diamo noi, non le domande che arrivano da sole). In questo modo eviterete di entrare in quel labirinto di pensieri, dove ogni risposta, piuttosto che portarvi verso una via di uscita (intenzione iniziale della persona), non farà altro che condurvi sempre più nei meandri del labirinto dei dubbi, caricandovi di ansia.
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