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Checkup di coppia: come prendersi cura della relazione e prevenire le crisi
23 Gennaio 2025Viviamo in un’epoca in cui il modello femminile si è evoluto fino a diventare una sorta di iper-ruolo, un’ideale di donna che deve eccellere in ogni ambito: carriera, famiglia, relazioni, cura personale. Essere “abbastanza” non è più sufficiente, bisogna essere straordinarie. Questa pressione costante genera una delle più subdole trappole psicologiche della nostra epoca: la Sindrome di Wonder Woman.
Come accade spesso nelle dinamiche disfunzionali, anche in questo caso, ciò che inizia come un’abilità si trasforma in un vincolo. L’efficienza diventa sovraccarico, la determinazione diventa rigidità, la disponibilità si tramuta in autosacrificio. Ed è così che molte donne si trovano prigioniere di una costruzione mentale che le spinge a dare sempre di più, fino all’inevitabile esaurimento.
Ci tengo a sottolineare che questa sindrome non rientra in una categoria diagnostica del DSM-5-TR, ma rappresenta un modello comportamentale e cognitivo disfunzionale che si manifesta con sintomi riconducibili a condizioni di stress cronico, ansia da prestazione, perfezionismo, disturbo ossessivo e burnout.
Ma come funziona questa trappola? E soprattutto, come se ne esce?
Indice contenuti
L’illusione del controllo totale
Ogni fenomeno psicologico disfunzionale nasce da un’intenzione positiva, che si irrigidisce fino a diventare patologica. Nel caso della Sindrome di Wonder Woman, tutto parte dal desiderio di essere competenti, di dimostrare il proprio valore, di tenere sotto controllo le variabili della propria vita.
Il problema è che questa strategia, apparentemente efficace, si trasforma rapidamente in un meccanismo autoalimentante. Più si cerca di controllare ogni aspetto della propria esistenza, più si amplifica il bisogno di controllo. E così, la donna che inizialmente si sentiva forte, sicura e capace, si trova intrappolata in un vortice di iper-responsabilità, in cui non può permettersi di fermarsi.
Questo fenomeno è rafforzato da tre elementi chiave:
- La paura del fallimento – Il minimo errore viene vissuto come una sconfitta personale.
- Il bisogno di approvazione – Il valore personale si misura in base alla gratificazione esterna.
- La difficoltà a delegare – Si sviluppa la convinzione che nessuno possa fare le cose bene come lei.
La combinazione di questi tre fattori crea un circolo vizioso in cui la donna si sente sempre più sovraccaricata e sempre meno libera di scegliere.
I sintomi della trappola
Ogni strategia che diventa rigida si trasforma in un problema. Analizziamo dunque i principali sintomi di questa trappola psicologica, non come singoli segnali, ma come anelli di un circolo vizioso che spinge sempre più in profondità.
1. L’illusione del controllo totale: la schiavitù dell’indispensabilità
Uno degli aspetti più subdoli di questa sindrome è la convinzione che se non sei tu a fare qualcosa, non sarà fatta nel modo giusto. Questo porta a una totale incapacità di delegare.
- Ogni compito, grande o piccolo, diventa un dovere personale.
- La mente è sempre in allerta, pronta a intervenire per correggere, aggiustare, perfezionare.
- L’idea di affidarsi ad altri genera ansia, perché implica il rischio che le cose non siano fatte alla perfezione.
Risultato? Il carico di lavoro aumenta senza fine, mentre le persone intorno si abituano all’idea che “tanto ci pensa lei”.
La donna Wonder Woman non solo prende sulle proprie spalle sempre più compiti, ma finisce anche per creare un sistema in cui gli altri si aspettano che sia sempre lei a risolvere tutto.
Effetto collaterale: l’iper-responsabilità diventa auto-sabotaggio. Più si cerca di controllare tutto, meno si ha tempo ed energia per sé stesse. (Scopri il mio libro su come liberarti dell’auto-sabotaggio)
2. Il perfezionismo paralizzante: quando “abbastanza” non esiste
Il perfezionismo è un inganno mentale. Nasce come spinta positiva – “faccio le cose bene” – ma diventa rapidamente un’ossessione:
- Ogni errore è vissuto come un fallimento personale.
- Il riconoscimento degli altri è temporaneo, mai abbastanza per sentirsi davvero soddisfatte.
- Il lavoro, la cura della famiglia, la gestione del quotidiano devono essere sempre eseguiti in modo impeccabile.
Ma il perfezionismo ha una conseguenza devastante: più si cerca di essere perfette, più ci si sente imperfette. L’asticella si alza continuamente, senza mai raggiungere un punto di arrivo.
Effetto collaterale: l’autocritica diventa un’abitudine. La mente è in un costante stato di valutazione e giudizio su sé stesse. (Scopri nel mio libro come affrontare l’autocritica)
3. L’agenda senza spazi vuoti: l’obbligo di riempire ogni momento
Un altro aspetto chiave della Sindrome di Wonder Woman è la tendenza a riempire ogni momento della giornata di attività.
- Ogni spazio vuoto nella giornata è percepito come un’occasione persa (Approfondisci il fenomeno della paura di perdere le occasioni).
- Il riposo è visto come un lusso che non ci si può permettere, piuttosto che come un diritto.
- Anche nei momenti di relax, la mente è già impegnata a pianificare la prossima attività.
Questa iper-programmazione porta a un’esistenza frenetica, senza pause, senza spazi per respirare.
Effetto collaterale: la stanchezza diventa cronica. Il corpo e la mente iniziano a cedere, ma la donna Wonder Woman ignora i segnali finché il burnout non è inevitabile.
4. L’incapacità di dire “No”: la maledizione del sì
Uno dei tratti distintivi di questa sindrome è l’incapacità di stabilire confini. Dire “no” è visto come un atto di egoismo, e quindi ogni richiesta trova sempre la stessa risposta:
- “Certo, me ne occupo io.”
- “Non preoccuparti, ci penso io.”
- “Sì, lo faccio, non è un problema.”
Il problema? È un problema. Ogni sì aumenta il carico mentale e fisico. Ogni sì riduce il tempo per sé stesse. Ogni sì conferma agli altri che possono sempre contare su di te, fino a che il peso diventa insopportabile.
Effetto collaterale: il senso di soffocamento. La donna Wonder Woman si sente prigioniera delle proprie responsabilità, ma non riesce a smettere di accettarle.
5. Il censo di colpa per il tempo dedicato a sé stesse
Una delle trappole più profonde di questa sindrome è la convinzione che il tempo per sé sia tempo rubato agli altri.
- Prendersi una pausa genera un fastidioso senso di colpa.
- Il pensiero costante è: “Potrei usare questo tempo per fare qualcosa di utile”.
- La sensazione di dover sempre essere produttiva impedisce di godersi il riposo.
Ma il riposo non è un optional: è una necessità biologica. Privarsene significa preparare il terreno per l’esaurimento.
Effetto collaterale: la fatica mentale diventa la norma, fino al punto in cui anche il piacere viene percepito come una distrazione inutile.
6. La necessità di essere tutto per tutti: il sovraccarico dei ruoli
La donna Wonder Woman non è solo una professionista capace. Deve anche essere:
- Madre perfetta – Sempre presente, sempre attenta, sempre disponibile.
- Partner impeccabile – Comprensiva, affettuosa, coinvolgente.
- Amica presente – Capace di ascoltare, consigliare, supportare.
- Figlia e sorella premurosa – Sempre pronta ad aiutare la famiglia.
L’idea di dover eccellere in tutti questi ruoli crea un senso di sovraccarico emotivo costante.
Effetto collaterale: lo stress relazionale. Essere tutto per tutti significa, paradossalmente, non essere più nulla per sé stesse.
7. Il paradosso della produttività: più fai, più ti chiedono di fare
La dinamica più pericolosa di questa sindrome è il paradosso della produttività:
- Più una donna dimostra di essere efficiente, più le persone si aspettano che continui ad esserlo.
- Più si è brave a risolvere problemi, più problemi vengono affidati.
- Più si dimostra di saper gestire tutto, meno le persone si preoccupano di alleggerire il carico.
È un circolo vizioso. Le aspettative crescono senza sosta, mentre il tempo e le energie diminuiscono.
Effetto collaterale: la sensazione di essere intrappolate in una vita che non lascia via di fuga.
Le conseguenze della Sindrome di Wonder Woman
Se questo schema disfunzionale non viene interrotto, le conseguenze possono essere devastanti:
- Burnout – Il corpo e la mente collassano sotto il peso dello stress.
- Crollo emotivo – L’iper-produttività porta a un distacco dalle proprie emozioni.
- Autosvalutazione – L’incapacità di “fare tutto” viene interpretata come un segnale di inadeguatezza.
- Problemi relazionali – Essere costantemente sotto pressione rende difficile mantenere relazioni sane e soddisfacenti.
A questo punto, la domanda diventa: come si esce da questa trappola?
Come interrompere il circolo vizioso
Se c’è una cosa che la psicoterapia breve strategica insegna, è che ogni problema persiste perché continuiamo a tentare di risolverlo nel modo sbagliato. La Sindrome di Wonder Woman è il risultato di tentativi fallimentari di gestione della propria vita: più si cerca di essere all’altezza delle aspettative, più si resta prigioniere di esse. La soluzione, quindi, non è fare di più, ma fare in modo diverso.
Per spezzare questo schema, è necessario modificare le proprie strategie, non con un cambiamento radicale (che spesso fallisce), ma con piccole azioni che, progressivamente, rompono il circolo vizioso.
- Impara a Dire “No”. Dire “no” è un atto di autodifesa, non di egoismo. Ogni “sì” concesso agli altri è un “no” detto a sé stesse, ed è qui che nasce la spirale dell’esaurimento. Ma come si fa a dire “no” senza sensi di colpa? La strategia è iniziare in modo graduale. Non è necessario opporsi a tutto subito, ma si può iniziare con piccoli rifiuti strategici:
- Declinare un compito non essenziale e osservare cosa accade. Il mondo non crollerà e le persone troveranno comunque una soluzione.
- Posticipare una richiesta invece di accettarla immediatamente, per testare la reazione degli altri e la propria sensazione interiore.
- Evitare le giustificazioni eccessive. Un semplice “Non posso” è sufficiente. Spiegarsi troppo è un segnale di insicurezza che gli altri percepiranno.
Risultato atteso: la capacità di stabilire limiti riduce il sovraccarico e rafforza il senso di controllo sulla propria vita.
- Riduci il controllo. L’idea di poter controllare tutto è uno dei pilastri su cui si fonda la Sindrome di Wonder Woman. Più si crede di essere indispensabili, più si finisce per caricarsi di responsabilità insostenibili.
La soluzione? Pratica il “lasciare andare” in modo strategico.
Esercizio pratico: la delega osservata.
Scegli un compito che normalmente ti carichi sulle spalle, assegnalo a qualcun altro e osserva il risultato. Se il compito non viene svolto perfettamente, respira e accetta l’errore come parte del processo. L’obiettivo non è che venga fatto “come lo faresti tu”, ma che venga fatto in modo “sufficiente”.- Lascia qualcosa di incompleto e osserva cosa accade. Spesso, nulla di catastrofico.
- Rinuncia al controllo su una piccola decisione e nota l’effetto. La mente inizia a rilassarsi.
- Chiedi a qualcun altro di risolvere un problema senza intervenire. Spesso la soluzione arriva comunque.
Risultato atteso: la riduzione del controllo porta a una maggiore flessibilità mentale e alla scoperta che il mondo continua a funzionare anche senza la propria supervisione costante.
- Riscopri il diritto alla pausa. Il bisogno di riempire ogni momento della giornata è una delle abitudini più tossiche della Sindrome di Wonder Woman. Ogni minuto occupato è un minuto in cui si evita il senso di colpa del “non fare”. La strategia da adottare qui è programmare consapevolmente il tempo libero, proprio come si fa con gli impegni di lavoro.
Esercizio pratico: crea il “vuoto strategico”- Inserisci in agenda 30 minuti di tempo non strutturato ogni giorno. Non è necessario fare nulla in quel tempo, semplicemente esiste.
- Sperimenta la noia volontaria: per 10 minuti al giorno, non fare nulla di produttivo, semplicemente esisti. Noterai l’ansia iniziale, ma poi arriverà il rilassamento.
- Riduci gradualmente gli impegni superflui. Ogni settimana, cancella un’attività dalla tua lista e verifica se era davvero necessaria.
Risultato atteso: il cervello si riabitua a momenti di riposo e il senso di colpa per l’inattività diminuisce progressivamente.
- Sperimenta l’incompiutezza contro il perfezionismo. Il perfezionismo è un’arma a doppio taglio: da un lato spinge a migliorarsi, dall’altro condanna all’infelicità cronica. L’unico modo per uscirne è affrontarlo frontalmente, accettando di fare qualcosa di imperfetto di proposito.
Esercizio pratico: l’errore intenzionale. Questo esercizio serve a rompere la rigidità del pensiero perfezionista, dimostrando che il mondo non crolla se qualcosa non è impeccabile.- Scrivi un’email con un piccolo errore di battitura e inviala senza correggerlo. Osserva la tua reazione emotiva.
- Lascia un’attività incompleta per un giorno e guarda cosa accade. Probabilmente, nulla di grave.
- Svolgi un compito “bene ma non perfetto” e accettalo così com’è.
Risultato atteso: maggiore flessibilità mentale e riduzione della pressione autoimposta.
- Sviluppa la forza della collaborazione. Uno degli errori più comuni delle donne che soffrono della Sindrome di Wonder Woman è credere che chiedere aiuto sia un segno di debolezza. In realtà, è l’esatto opposto: chi sa farsi aiutare è più forte, più efficace e meno stressato. La strategia qui è iniziare a chiedere aiuto in piccole cose, per poi gradualmente estendere la pratica.
Esercizio pratico: la richiesta minima- Chiedi aiuto su una piccola cosa che potresti fare da sola. Nota la reazione degli altri.
- Lascia che qualcuno si occupi di un problema senza intervenire.
- Accetta un’offerta di aiuto senza sentirti in colpa.
Risultato atteso: la percezione dell’indipendenza cambia, diventando più realistica e meno autodistruttiva.
Fare meno, ma fare meglio
Tutte queste strategie sono strumenti di riprogrammazione mentale e comportamentale. La Sindrome di Wonder Woman non si sconfigge con un colpo di spugna, ma con un insieme di piccoli cambiamenti quotidiani che, nel tempo, trasformano il modo in cui si vive la propria vita.
La chiave di tutto sta nel fare meno, ma fare meglio. Sostituire il bisogno di controllo con la capacità di delegare. Trasformare il perfezionismo in accettazione della sufficienza. Smettere di essere Wonder Woman e iniziare a essere una donna che si rispetta, che sa dire no, che sa fermarsi, che sa scegliere.
Perché la vera forza non è nel fare tutto, ma nel saper scegliere cosa fare e cosa lasciare andare.
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