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15 Febbraio 2021A chi non è mai capitato di provare sensi di colpa?
Talvolta a ragione, altre volte senza motivo, senza aver fatto realmente niente di male.
Sarà capitato a tutti noi di provare rabbia, frustrazione, dopo un errore o un passo falso.
Perché da bambini ci hanno fatto credere proprio questo, ovvero che è sbagliato fare errori.
Ce lo hanno insegnato, attraverso punizioni, sia a scuola che a casa. Attraverso frasi del tipo: “mangia tutto, perché ci sono bambini che muoiono di fame”. O ancora “se prendi un brutto voto è solo colpa della tua negligenza”.
Queste e molte altre frasi, inevitabilmente hanno lasciato dentro di noi degli strascichi, con effetti spiacevoli e al contempo brutte sensazioni connesse proprio al “senso di colpa.” Ma non preoccupatevi, perché a tutto c’è una soluzione.
Qui di seguito proveremo ad approfondire la questione.
Indice contenuti
L’utilità del senso di colpa
Il termine “colpa” deriva dal greco e significa letteralmente “mancare il bersaglio”.
Il senso di colpa è un emozione, che a dispetto di ciò che si possa pensare, ha una specifica funzione sociale, ovvero farci comportare in un certo modo, per evitare di arrecare danno agli altri.
Ci dà infatti la possibilità di comprendere che è stato commesso un danno nei confronti di qualcuno e in tal caso ci spinge a rimediare.
Sperimentato solitamente da persone sensibili e responsabili (tra poco capirete il perché ho aggiunto “solitamente”), risulta essere quindi un meccanismo della coscienza che, oltre a segnalarci un disagio, ci rimprovera quando facciamo qualcosa che infrange il nostro codice morale.
Tende così a perseguitarci, finché non ci attiviamo per rimediare con un gesto riparatore.
Dunque, questo sentimento rappresenta un fattore evolutivo importante.
Quando, però, il senso di colpa diventa eccessivo può costituire un elemento di blocco e tra poco vedremo come e perché.
Cosa dicono i dati
Le ricerche hanno mostrato come siano maggiormente le donne a provare sensi di colpa, giustificando tale prevalenza con il fatto che le donne sono più empatiche.
Da queste ricerche emerge inoltre che i sensi di colpa sono meno pronunciati nelle più giovani, poiché cresciute in un’epoca in cui i metodi educativi non risultano più rigidi, come una volta.
Vulnerabili ai sensi di colpa risultano essere anche le persone condizionate da eventi esterni e i depressi.
Cosa nasconde tale sentimento?
Il senso di colpa in psicologia non viene considerato con un’accezione negativa, poiché indica la presenza di un conflitto interiore su cui vale la pena riflettere.
Come anticipato nasce da una nostra convinzione, talvolta anche ingiustificata, di aver fatto del male a qualcuno. In tal caso risulta correlato all’altruismo e all’empatia per le altrui sofferenze.
Se pensiamo che tutti noi abbiamo una doppia identità, individuale, legata agli interessi personali, e sistemica, che funziona per gli interessi dei nostri simili, ci rendiamo conto del perché siamo portati ad identificarci negli altri e a percepire le loro emozioni.
In questo senso il sentimento di colpa serve a mantenere le relazioni.
Un’emozione narcisistica
I sensi di colpa possono derivare anche da una sopravvalutazione delle proprie capacità.
Prendiamo in considerazione il caso in cui ci sentiamo in colpa per aver fatto piangere nostra madre. In questo caso, poiché ci sentiamo in colpa, tenderemo a minimizzare gli altri eventi che potrebbero aver scatenato la sua reazione. Questo perché metteremo noi al centro dell’evento considerandoci gli unici responsabili.
Il senso di colpa può poter dunque nascondere una sorta di senso di onnipotenza, poiché si pensa che se l’altro non sta bene, questo dipende da noi.
Ma sappiamo bene che è davvero irrealistico pensare che l’umore o la felicità altrui dipendano da noi. Poiché l’altro riesce ad essere felice solo se realmente decide di esserlo.
I messaggi inconsci e le punizioni interiorizzate
Il senso di colpa può anche essere correlato a quei messaggi inconsci che ci sono arrivati nella nostra infanzia e di cui spesso non siamo pienamente consapevoli. Questo ci porta inevitabilmente a reprimere noi stessi e i nostri bisogni, fino a farci sentire indegni dell’approvazione e dell’amore altrui.
Proprio come quando eravamo piccoli e sentivamo di non meritare l’amore di nostra madre, solo per non aver rispettato una regola o una punizione.
La maggior parte di queste persone sembrano soffrire maggiormente la paura dell’abbandono, il timore di perdere un amore o l’approvazione degli altri.
E a causa di tutto questo, molti preferiscono non andar contro corrente, rinunciando a se stessi e alla propria vera identità.
Tipologie di sensi di colpa
Sano senso di colpa
Tenendo conto di quanto appena detto possiamo affermare che un sano senso di colpa esiste solo quando vi è un errore oggettivamente accertato.
Ovvero quando l’individuo in questione causa intenzionalmente un torto, un problema o una sofferenza a qualcuno.
Come quando si causa un incidente o la morte di qualcuno per alta velocità o distrazione. O come quando si ruba qualcosa.
In tutti questi casi il senso di colpa funge quasi da giudice interno, poiché il suo unico fine è far comprendere l’errore commesso.
Senso di colpa patologico
In mancanza di un errore oggettivo, ci troviamo invece in presenza di un senso di colpa patologico.
Come quando ci sentiamo in colpa per non essere andati a trovare un genitore. O per aver messo nostro figlio all’asilo nido, per ricominciare a lavorare.
In tutti questi casi e in molti altri, manca un motivo oggettivo per cui è giusto o utile provare sensi di colpa.
Poiché se è vero che dobbiamo rispettare e non causare volontariamente danno o sofferenza agli altri, è anche vero che non è nostro compito occuparci della loro felicità.
Conseguenze del forte senso di colpa
Cosa succede se un senso di colpa diventa eccessivo?
Può essere così forte, al punto tale da condizionarci la vita e trasformarsi in autolesionismo o manifestarsi con comportamenti autodistruttivi.
In questi casi vediamo il senso di colpa trasformarsi in un vero e proprio problema, poiché si arriva a degli eccessi che impediscono di analizzare la situazione come dovuto.
I sentimenti di colpa, se non gestiti bene, purtroppo tendono quasi sempre a culminare in una dolorosa ruminazione che, a sua volta, non fa che accentuare l’intensità dei sentimenti negativi e della disistima di sé.
Rimedi contro i sensi di colpa
Abbiamo visto come il senso di colpa possa essere un vero e proprio “macigno” al punto tale da condizionarci l’esistenza.
Cosa occorre fare dunque per liberarci di un’emozione che rischia di tenerci costantemente in trappola?
Qui di seguito alcuni consigli:
- capire la differenza tra una colpa oggettiva e soggettiva;
- essere più responsabili e clementi allo stesso tempo;
- credere più in noi stessi e dare il massimo in ciò che facciamo;
- essere fedeli a noi stessi;
- capire che non siamo responsabili della vita altrui.
Abbiamo ragione di sentirci in colpa?
Cerchiamo innanzitutto di capire se davvero abbiamo commesso qualcosa per cui è necessario sentirsi in colpa, ponendoci le seguenti domande:
- La nostra è una colpa oggettiva o è la nostra percezione dei fatti a farci vedere le cose in un certo modo?
- Possibile che siano le nostre convinzioni personali e i nostri principi rigidi la vera causa?
- E’ il nostro sistema di valori, regole ed aspettative il vero problema?
Per capire se siamo in presenza di una colpa oggettiva o non, cerchiamo dunque di valutare l’entità del nostro senso di colpa, provando a pensare che sia stato un nostro amico a compiere l’azione che ci fa stare male.
- Ha oggettivamente commesso un errore?
- Ha oggettivamente provocato un danno?
- Quali sono oggettivamente le sue responsabilità e quelle della controparte?
- Provate a chiedervi questo.
Se il senso di colpa è immotivato, probabilmente cercherete di trovare mille giustificazioni per le sue azioni e a ritenere che non abbia alcun motivo per sentirsi in colpa.
Insomma, ragionando sui comportamenti altrui, possiamo riuscire ad essere più oggettivi, nel valutare l’entità del senso di colpa, poiché l’emozione della colpa non interferisce con i nostri processi cognitivi e quindi possiamo avere un punto di vista più obiettivo.
E se il senso di colpa ha ragione di esistere?
Assumiamoci le responsabilità, ma impariamo a perdonarci
Con il “senno di poi” molti errori si eviterebbero, ma, ahimè, il senno di poi non esiste nella realtà.
Ma non per questo dobbiamo continuare a puntarci il dito contro.
Provate a pensarla diversamente, allora e a dire a voi stessi che avete fatto il meglio che potevate in quella circostanza.
Magari quando avete agito eravate arrabbiati, ansiosi, tristi, distratti e non pienamente lucidi.
Al momento del vostro comportamento “scorretto”, non sapevate certo quello che poi invece avete capito successivamente.
E’ sprecato arrabbiarvi con voi stessi, per aver commesso un errore che non avreste commesso, se solo aveste avuto tutte le informazioni che ora avete, ma che prima, non potevate avere.
In altre parole accettate il fatto che tutti noi, in alcune particolari circostanze, psicologiche o fisiche, non possiamo dare il meglio.
Non siamo macchine programmate per comportarci in serie.
Perdonatevi dunque.
Nell’errore commesso, possono esservi implicate diverse variabili, che vanno esplorate per cercare di rivalutare voi stessi.
Insomma assumetevi le vostre responsabilità, ma con intelligenza e criterio, mantenendo i valori in cui davvero credete, lasciando andare gli altri, quelli magari indotti dalla società o dalla famiglia in cui però non credete davvero.
Costruiamo la convinzione di essere meritevoli di successo
Dopo aver eliminato questi condizionamenti, provate a costruire una forte e sana convinzione di essere meritevoli di successo.
Senza un condizionamento positivo raramente si riescono a raggiungere buoni risultati.
Preparatevi al meglio, nello sport, nella vita, nello studio e in ogni ambito!
Fate tutto quello che è nelle vostre possibilità, affinché possiate ottenere il massimo.
Questo è il “segreto” per riuscire ad eliminare il senso di colpa, anche se le cose dovessero andare male.
Perché in tal caso sapremo di aver fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità.
Impariamo a tollerare il disappunto degli altri
Il timore di essere disapprovati vi tiene legati ai sensi di colpa?
Pensate di non riuscire a sopportare di deludere gli altri?
Bene, fare qualcosa che non avete voglia di fare, solo perché gli altri se lo aspettano, non potrà che causare forti sensi di colpa.
E’ importante dunque imparare prima di tutto ad essere fedeli a se stessi.
Per quanto riguarda le aspettative altrui provate a spiegare le vostre motivazioni.
Se saranno disposti a capire le vostre ragioni, allora avrete anche la conferma di aver vicino persone rispettose delle idee altrui.
In caso contrario, se la persona dovesse offendersi, solo perché abbiamo agito diversamente da come si aspettavano, probabilmente doveva andare così e quanto successo si sarebbe verificato comunque in futuro.
Siamo responsabili solo della nostra vita
Facciamo un altro esempio.
Vi sentite in colpa, perché dopo aver rifiutato l’invito di una vostra cara amica, questa ha preso una sbronza e ha avuto un incidente?
In casi come questo è naturale sentirsi in colpa e rimproverarsi.
Avete la certezza che se avesse agito diversamente, le cose sarebbero andate in un altro modo? Diciamo di no. Non possiamo sapere con certezza ciò che sarebbe accaduto.
Cosi facendo, quindi, non facciamo altro che adottare una prospettiva che vede noi come gli unici responsabili del comportamento altrui.
Non è così purtroppo o per fortuna. Non siamo onnipotenti e non tutto dipende da noi.
Sentirsi responsabili della vita di qualcun altro non aiuta dare il giusto peso alle cose.
Gli altri sono responsabili della loro vita, delle loro scelte.
Noi possiamo solo decidere, nella relazione con gli altri, di fare del nostro meglio e avere rispetto.
Non sentiamoci in colpa dunque se quell’amica ha fatto un incidente.
Era suo dovere evitare di guidare, se era ubriaca, o no?
In queste situazioni inoltre è importante riflettere su due punti:
- non siamo sempre noi a decidere come devono andare le cose.
- Non possiamo avere il controllo dell’incontrollabile.
E soprattutto non siamo noi i responsabili della vita altrui.
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