Perché si pongono domande fuorvianti?
27 Aprile 2012La narrazione come costruzione terapeutica
8 Maggio 2012Considerato il grande interesse suscitato dall’articolo sul Legame d’Attaccamento con l’Ambiente, in questo pezzo vi parlerò di cosa accade quando un forte legame affettivo ed emotivo, con il nostro spazio, viene interrotto.
Abbiamo detto che, fin dalla nascita, instauriamo importanti legami con l’ambiente in cui viviamo e che essi sono paragonabili agli stili d’attaccamento che si creano con la persona che si prende maggiormente cura di noi nei primissimi momenti della nostra esistenza.
Di conseguenza entrambe le tipologie di legame, sono caratterizzate da un’importanza fisica legata alla sicurezza e protezione e da una forte componente affettiva.
Fino adesso abbiamo trattato solo il momento di avvicinamento tra individuo e ambiente, ma cosa accade quando tale legame viene interrotto? Per un trasferimento, volontario e non volontario, o per la distruzione del nostro ambiente a causa di una catastrofe naturale, come un terremoto o un’inondazione?
Indice contenuti
Lutto per la perdita dell’oggetto d’attaccamento
Circa un anno fa mi sono recata all’Aquila, in visita ad alcuni amici. Passeggiando per il centro e ascoltando la narrazione dell’accaduto emergeva in modo lampante lo sconforto e la nostalgia per la perdita dei luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza. Ogni angolo che per me era un cumulo di macerie per loro rappresentava un pezzo della loro storia personale. Il terremoto ha distrutto una parte della storia di vita di ogni singolo abitante.
Il trasferimento o la perdita improvvisa del luogo d’attaccamento è considerata un evento potenzialmente stressante, aggravata soprattutto nei casi in cui essa è causata da catastrofi naturali o perdita di persone care.
Il distacco dunque dal proprio ambiente è un evento che può creare un forte disagio psicologico e sfociare in serie problematiche.
I primi studi che si interessarono alle reazioni a seguito di una separazione dal luogo d’attaccamento, furono svolti da Fried nel 1963.
Fried studiò le reazioni negative di una vasta popolazione che, tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento fu trasferita forzatamente da un quartiere di Boston a causa di una grande ristrutturazione urbana. Nonostante la disponibilità di rientro per gli abitanti originari, nel quartiere rinnovato, per la maggior parte dei residenti questo non fu possibile a causa di un innalzamento dei prezzi delle abitazioni. Di conseguenza, lo spostamento non desiderato, aveva comportato la perdita di un ambiente familiare e la rottura di relazioni di vicinato e di amicizie più profonde. Il cambiamento venne quindi vissuto come una deportazione e sentimenti di sconforto e di vero e proprio lutto da separazione caratterizzavano, anche a distanza di tempo, le persone [ Fried, 1963].
Rottura volontaria e Non volontaria
Dopo aver letto i risultati della ricerca di Fried, molti di voi si staranno chiedendo: ma se il trasferimento è volontario?
Quando si parla di rottura della relazione d’attaccamento ad un luogo è bene infatti, distinguere tra un allontanamento volontario o un allontanamento forzato.
Trasferimenti volontari come quelli dovuti allo studio, al lavoro o a un matrimonio o convivenza, sono prevedibili ed è quindi possibile prepararsi a essi con un certo anticipo. Le relazioni sociali del luogo di partenza si riducono e si cerca di “anticipare” le esperienze del nuovo ambiente. Si tratta quindi di modificare parti della nostra identità per adattarle al nuovo ambiente [Baroni, 1998].
La rottura di una buona relazione con l’ambiente è caratterizzata da un periodo di stress psicologico da “rottura” e da un periodo successivo in cui l’individuo cerca di far fronte a tale perdita creando nuovi attaccamenti [Brown e Perkins 1992]. Queste fasi possono essere viste come un processo di elaborazione della perdita di un legame affettivo attraverso il lutto.
Nelle situazioni in cui la rottura è forzata per motivi familiari, di lavoro o politici, è possibile l’insorgenza di disturbi fisici e psichici anche gravi: per esempio un aumento dei disturbi coronarici nei lavoratori maschi [Syme, Hyman e Enterline 1965], della depressione nelle mogli dei lavoratori trasferiti [Brett, 1982] e della mortalità negli anziani [Pastlan, 1980].
La rottura o alterazione di una relazione d’attaccamento a un luogo può avvenire anche a causa di cambiamenti delle caratteristiche fisiche o sociali dell’ambiente, come per esempio il livello soggettivo di sicurezza in seguito a irruzioni di ladri [Brown e Perkins 1992]. Infatti, negli individui che sono stati derubati in casa loro, i normali sentimenti di rabbia e impotenza si associano spesso a un permanente senso di insicurezza e disagio legato alla paura di restare soli nel luogo dove i ladri sono già entrati. In un certo senso ci si sente “traditi”, perché il luogo che per noi era sicuro, ora non lo è più.
Cambiamenti a carattere architettonico o urbanistico possono anch’essi essere responsabili della rottura del legame d’attaccamento e originare dunque sentimenti di perdita e nostalgia.
Quali sentimenti? La Nostalgia
Se volessimo esprimere in un’unica parola l’insieme di emozioni che si legano alla perdita del luogo amato, essa sarebbe nostalgia.
La nostalgia è un sentimento di separazione e di lontananza che sorge nella situazione di perdita dei legami fisici con un luogo verso cui si era sviluppato un affetto positivo.
Tale sentimento è caratterizzato da sofferenza per la separazione, pensieri rivolti ad ambienti lontani, desiderio di tornare a casa, depressione, ansia e senso di insicurezza [Costa, 2010].
La rottura del legame d’attaccamento e gli esiti che comporta sono tuttavia mitigati da fattori personali come la motivazione per cui si avvia un trasferimento, la desiderabilità per il luogo atteso, l’età e caratteristiche di personalità come ad esempio, la disposizione all’esplorazione.
Concludo l’articolo introducendo l’argomento del prossimo incontro che è il concetto di identità legato all’ambiente.
L’attaccamento ai luoghi, in qualsiasi sfumatura esso si realizzi, costituisce una parte importante della nostra personalità e identità; essa infatti si sviluppa inevitabilmente dentro relazioni spaziali e sociali che la condizionano. Questo comporta che, in caso di rottura del legame con l’ambiente anche la nostra identità può essere minacciata e alterata.
Approfondimenti
- Baroni M.R (2008), Psicologia ambientale. Il Mulino, Bologna
- Brett, J.M, [1982] Job Transfer and well-being, in “Journal of Applied Psychology”, 67, pp.450-463.
- Brown B.B e Perkins, D.D [1992], Disruption in place attachment, in Altam e Low [1992, 63-86]
- Costa, M. [2010] Psicologia ambientale e architettonica, Come l’ambiente e l’architettura influenzano la mente e il comportamento. Franco Angeli, Milano.
- Freid, M. [1963], Grieving for a lost home, in L.J. Duhl (a cura di), The urban condition, New York, Basic Books, pp. 151-171
- Pastlan, L.A. [1980], Relocation, mortality, and intervention, comunicazione presentata all’American Psychological Association Conference, Montreal.
- Syme, S.L, Hyman, M.M. e Enterline P.E. [1965],Cultural mobility and the occurence of coronary heart desease, in “Journal of Healt and Human Behavior” , 6, pp.178-189.
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