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17 Settembre 2012Gioco d’azzardo in adolescenza
Fino a dieci anni fa, la forma di dipendenza che preoccupava di più i genitori era sicuramente quella da sostanze: cannabis, cocaina ed eroina erano la paura più grande. Da alcuni anni, però, ha iniziato a prendere piede un’altra forma di dipendenza altrettanto pericolosa: il gioco d’azzardo.
La cosiddetta dipendenza senza droga sta diventando un modo alternativo di sballarsi tra i più giovani; sono diffusi, però, anche i casi in cui tale disturbo si presenta associato al consumo di sostanze stupefacenti. E questa tendenza sta coinvolgendo anche l’Italia: nel nostro Paese, primo al mondo come spesa pro capite per il gioco d’azzardo, la tendenza alla dipendenza da gioco sta contagiando i ragazzi sempre più giovani.
È opportuno, preliminarmente, fare una distinzione al fine di evitare confusione: non tutti i giocatori d’azzardo sono giocatori patologici. Nonostante si parli di giocatore compulsivo già agli inizi del secolo scorso, è solo con il suo inserimento, nel 1980, nella terza versione del Manuale Statistico e Diagnostico delle malattie mentali, che viene riconosciuta definitivamente come una patologia a sè. Con l’attuale versione (DSM IV, 1994), la dipendenza da gioco viene definita un comportamento persistente e ricorrente che presenta almeno cinque dei seguenti criteri:
- E’ eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo
- Ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata
- Ha ripetutamente tentato con insuccesso di controllare, ridurre o interrompere il gioco d’azzardo
- E’ irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo
- Gioca d’azzardo per sfuggire a problemi o per alleviare ad un umore disforico
- Dopo aver perso denaro al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora (“rincorrendo” le proprie perdite)
- Mente ai familiari, al terapista o ad altri per nascondere l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco
- Ha commesso azioni illegali per finanziare il gioco d’azzardo
- Ha messo a repentaglio o ha perso una relazione significativa, il lavoro o opportunità scolastiche di carriera per il gioco d’azzardo
- Fa affidamento sugli altri per reperire denaro o per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d’azzardo”
Indice contenuti
Quali sono le cause e perché è difficile riconoscere il problema?
Numerose ricerche si stanno concentrando su quali siano i fattori di rischio che portano un soggetto a sviluppare la dipendenza da gioco, arrivando a concludere che si possono evidenziare tre grandi categorie di fattori predisponenti che si intrecciano tra di loro: gli aspetti biologici di tipo neurofisiologico, quelli socio ambientali relativi al contesto in cui si vive e cresce, e quelli psicologici, che comprendono una propensione verso certi tratti di personalità. Ovviamente, è da tenere presente anche la facilità di disponibilità e accesso ai giochi.
Nell’adolescenza, il soggetto passa dalla condizione di bambino per assumere quella di adulto; per fare ciò è necessario sperimentare, mettersi in gioco confrontarsi con il mondo. I modelli fino a quel momento adottati in maniera naturale vengono rifiutati: i nuovi equilibri emotivi e cognitivi vengono cercati con modalità diverse, a volte disfunzionali o, addirittura, pericolosi. Tra questi, la dipendenza da gioco è un rischio possibile, davanti a cui gli adulti di riferimento si trovano spesso impreparati. I genitori e gli insegnanti hanno difficoltà a riconoscere i primi segnali di rischio, in quanto il giocatore d’azzardo agisce individualmente, senza condividere la proprie esperienze con qualcuno. Inoltre, il difficile riconoscimento dei sintomi e la negazione della gravità della situazione da parte del giocatore rendono difficile l’individuazione della patologia. Non da ultimo, lo sviluppo della tecnologia e l’avvento del gioco on line rendono maggiormente difficile il riconoscimento del disturbo. Il problema degli adulti di riferimento esiste, però, anche ad un ulteriore livello: quello di trovare modalità adeguate di relazionarsi ed accogliere in maniera empatica le implicite richieste di aiuto del ragazzo.
Come intervenire sul gioco d’azzardo in adolescenza?
Indicativamente, si possono considerare campanelli d’allarme la presenza di difficoltà scolastiche, le assenze frequenti e ingiustificate, e gli atteggiamenti strani nei confronti del denaro. Dato il continuo aumento di ragazzi che, sempre in età più precoce, sviluppano una dipendenza da gioco, è fondamentale un intervento di prevenzione primaria e secondaria, al fine di promuovere una corretta informazione sul fenomeno per intervenire per tempo, prima che un comportamento occasionale sfoci in un disturbo serio.
Quando la patologia è già conclamata, invece, si può far riferimento a diversi strumenti: tra questi, forse i più famosi sono i gruppi di auto-aiuto (Giocatori Anonimi), che prevedono un percorso specifico per il superamento del problema. Molto efficaci sono i gruppi terapeutici per giocatori d’azzardo compulsivi, condotti da psicoterapeuti formati e che coinvolgono tutto il sistema familiare: è confermata l’importanza del dialogo e della collaborazione tra l’adolescente, il terapeuta e la famiglia. In ottica psicodinamica, giocare in modo compulsivo è un vero e proprio sintomo e, in quanto tale, porta con sé il segno di un disagio o di un malessere del ragazzo. Occorre, quindi, un intervento che non si limita solo a eliminare il disturbo, ma lavorare per capire quale significato e il vantaggio secondario che si cela dietro questo comportamento, al fine di evitare che, eliminata la dipendenza da gioco d’azzardo, si crei una sintomatologia diversa, ma altrettanto disfunzionale.
Il gioco, in conclusione, è il motore della vita: si gioca da quando si è piccoli e si prosegue per tutta la vita; giocare è uno strumento che permette di sperimentare libertà, creatività, apprendimento di regole e ruoli, sospendendone le conseguenze reali. Con la dipendenza, però, si incorre nel rischio opposto: costruire una vera e propria prigione in cui il Sé rimane intrappolato e da cui è difficile, ma non impossibile, uscirne.
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