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5 Agosto 2010Rabbia al lavoro: una ricerca
Una ricerca svedese, messa a punto dallo Stress Research Institute di Stoccolma, ha studiato gli effetti che lo stress da lavoro e la rabbia inespressa provocano sul nostro organismo. I medici svedesi hanno esaminato un campione di quasi tremila impiegati di Stoccolma che fino a quel momento non avevano sofferto di patologie cardiovascolari.
Ai volontari è stato somministrato un questionario per far emergere i problemi e i conflitti che contraddistinguevano la loro attività lavorativa. Il risultato è stato un legame evidente fra rabbia inespressa e danni al cuore.
La ricerca, pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health ha studiato i diversi approcci nei confronti dei conflitti che si venivano a creare sul posto di lavoro, sia con i superiori che con gli altri colleghi. A questo si è aggiunta una verifica di altri fattori quali il fumo, l’attività fisica, l’alimentazione, patologie pregresse, consumo di alcool ecc.
Rabbia al lavoro: sì o no?
In questa ricerca protratta per diversi anni, si è potuto verificare che il rischio di decesso aumentava del doppio in chi reprimeva la propria rabbia rispetto a chi invece esprimeva tutta la propria insoddisfazione riuscendo a sfogarsi. Secondo i ricercatori svedesi la rabbia può dar luogo a tensioni psicologiche tali da aumentare la pressione e a lungo termine danneggiare il sistema cardiovascolare, nel caso in cui non venga dato loro sfogo.
La dott.ssa Leineweber, coordinatrice dello studio, commenta: “Già altri studi avevano indicato un’associazione tra rabbia repressa e malattia di cuore ma la nostra ricerca ha mostrato una correlazione particolarmente forte. Il modo di ciascuno di noi di reagire alle situazioni di conflitto è innato, ma gli uomini che hanno altri fattori di rischio come fumo e sedentarietà dovrebbero stare particolarmente attenti a non tenersi tutto dentro”.
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