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La vita dell’essere umano oltre ad essere scandita dallo scorrere del tempo, è connotata da un’altra dimensione che può essere considerata di fondamentale importanza, ovvero la possibilità di scegliere.
La società occidentale nella quale viviamo oggi, inoltre, ha notevolmente diffuso l’idea dell’uomo che costruisce da solo il proprio futuro, che autodetermina con le sue scelte la propria esistenza. Scegliere, tuttavia, non è per niente facile dal momento che implica un’assunzione di responsabilità circa le conseguenze generate da ogni singola alternativa e l’accettazione delle “quote di rischio”.
A partire da tali premesse non stupisce quanto spesso prendere una decisione possa essere difficile, al punto tale da condurre le persone a vivere in una sorta di limbo, a sentirisi “bloccati” e a viversi come totalmente incapaci di andare in una direzione piuttosto che in un’altra.
Indice contenuti
Come imparare a scegliere?
“Non esistono scelte giuste o sbagliate, esistono solo le scelte”
Giusva Iannitelli
Il gioco del pazzo
Ma a questo punto c’è da chiedersi, per quale motivo alcune persone sono in grado di compiere anche le scelte più complicate, mentre altre rimangono imbrigliate o in balia degli eventi?
Per capirlo vi propongo il seguente gioco:
Una giovane coppia vive sulle sponde del fiume. La moglie però viene spesso trascurata dal marito che è fuori casa dalla mattina presto alla sera tardi, spesso anche la notte.
La donna sentendosi così trascurata, inizia una relazione con un uomo che vive dall’altra parte del fiume. E per attraversarlo ogni volta si serve di un barcaiolo.
Un giorno mentre la donna è a casa dell’amante, fa più tardi del solito, e se non si sbriga a rientrare rischia di arrivare dopo il marito. In fretta e furia si riveste e corre dal barcaiolo, che come sempre le chiede 2 denari per portarla dall’altra parte del fiume.
La donna però non ha più soldi con se, quindi dice al barcaiolo che glieli avrebbe dati in un secondo momento, ma lui vuole essere pagato subito altrimenti non si muove.
La donna corre a casa dell’amante chiedendogli aiuto, ma lui non ritiene sia un problema suo se la donna non sa come fare per tornare a casa.
Così presa dal panico la donna corre a casa del suo migliore amico, che vive anche lui da quella parte del fiume. Gli spiega l’accaduto e gli parla dell’amante. Ma il migliore amico, deluso per il comportamento della donna la caccia negandogli a sua volta l’aiuto richiesto.
La donna torna nuovamente dal barcaiolo il quale però non ha cambiato idea, senza soldi non si muove.
L’unica possibilità che le rimane è attraversare il ponte sperando che tutto vada bene. Il ponte infatti è inaccessibile a causa di un pazzo furioso che con un coltello minaccia tutti coloro che cercano di attraversarlo.
Non avendo nessun’altra scelta la donna decide di attraversare il ponte. Ma viene uccisa con una coltellata.
PERSONAGGI (in ordine di apparizione)
- MARITO
- MOGLIE
- BARCAIOLO
- AMANTE
- MIGLIOR AMICO
- PAZZO FURIOSO
Ognuno dovrebbe mettere in ordine i personaggi in base alla colpa (= dal più colpevole al meno colpevole).
Non c’è una vera risposta, è solo per capire ognuno come avverte le diverse responsabilità.
L’importanza che ricopre la responsabilità
Per spiegare il senso di questo gioco può risultare utile avvalersi del concetto psicologico di locus of control, messo a punto da Rotter, che indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da propri comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla propria volontà.
Più precisamente attraverso questo concetto è possibile distinguere soggetti con locus of control interno e soggetti con locus of control esterno, i primi attribuiscono la causa dei propri fallimenti e successi a se stessi, alle proprie competenze al proprio impegno e alla propria costanza, a differenza dei secondi che invece si mostrano fatalisti, spiegano eventuali successi o insuccessi chiamando in causa le circostanze esterne, la sfortuna ecc…
Persone con locus of control interno posseggono inoltre un senso di autoefficacia ed una sicurezza tali da permettergli di scegliere con più facilità e fronteggiare e gestire con maggiore serenità eventuali scelte complicate. Al contrario, i soggetti con locus of control esterno, attribuiscono poco valore alle proprie capacità, possedendo talvolta un senso di autoefficacia e un’autostima notevolmente ridotta, di fronte ad una scelta, cercando di procrastinare il momento della decisione o addirittura ad affidare la propria scelta agli eventi, ad altre persone, al lancio di una moneta.
Di conseguenza, ritornando al gioco, più avrai ordinato l’elenco dando la colpa ai personaggi esterni (es. il pazzo al primo posto e a seguire, barcaiolo, amico, amante, amico, marito, moglie), più molto probabilmente hai la tendenza ad un locus of control esterno. E quindi tendi attribuire all’esterno (altri, il caso, ecc.) la responsabilità delle tue scelte. Viceversa, se avrai messo la donna al primo posto, molto probabilmente sei una persona con un locus interno e riesci con più facilità a scegliere, in quanto ti assumi la responsabilità delle conseguenze.
Allenarsi a scegliere
A questo punto è lecito domandarsi: esiste un modo per “imparare” a scegliere?
Apprendere a scegliere può essere può essere visto come un vero e proprio allenamento.
La migliore palestra? Ovviamente la vita, si impara a scegliere ogni giorno anche nelle piccole cose, anzi è consigliabile, per chi desidera prendere in mano la propria vita, di cominiciare proprio dalle piccole scelte per poi potere arrivare gradualmente arrivare prendere decisioni sempre più importanti.
Dal momento che scegliere vuol dire assumersi una responsabilità, e quindi “diventare adulti”, appare del tutto evidente l’importante valore educativo e formativo che assume la scelta del rischio di un successo o di un insuccesso.
Come fare una scelta Un sunto della diretta di ieri su Periscope sul tema delle scelte dove ho cercato di fornire quelli che sono i comportamenti disfunzionali che aumentano il rischio di stallo, dando alcuni suggerimenti e una strategia concreta per sbloccare il processo decisionale.Grazie per i vostri commenti e per le condivisioni.
#fareunascelta #tentatesoluzioni #strategie #psicologiapratica #psicologoperpassione
Posted by Psicologia Pratica a cura di Davide Algeri on Mercoledì 29 aprile 2015
Qui di seguito alcuni consigli da mettere in pratica quotidianamente al fine di imparare a vivere e ad affrontare le scelte con maggiore serenità. Sono consigli piuttosto semplici, che se ben calibrati e controllati, possono essere applicati anche ai più piccoli (bambini, adolescenti).
Fare cose “scomode”
Ogni giorno ci imbattiamo in una serie di attività, impegni, scadenze con le quali non vorremmo avere a che fare.
Spesso, si tratta di decisioni che attengono la sfera lavorativa (parlare col proprio capo per chiedergli un aumento, svolgere cose d’ufficio “noiose”…). Spesso le decisioni riguardano anche la sfera relazionale (discutere e affrontare un problema che esiste da tempo col proprio partner, chiamare un vecchio amico col quale in passato ci sono state incomprensioni…).
Per cose “scomode”, si intendono anche le piccole attività della vita quotidiana che, a causa della stanchezza dopo una giornata lavorativa, vengono sempre posticipate (mettere in ordine gli armadi, aggiustare qualcosa a casa…).
Sia che si viva in coppia, che da soli, anche queste minime attività, aiutano a risollevare l’umore, il clima ed il benessere personale e della coppia, dal momento che, una volta portato a termine il “compito scomodo”, la sensazione di soddisfazione che si sperimenta ripaga e sostiene l’autostima.
Il consiglio, pertanto, è quello di scegliere, ogni giorno, di fare una piccola cosa scomoda.
Per i più piccoli: spiegare al proprio figlio, con un linguaggio semplice che, ad esempio, mettere a posto la propria camera o fare autonomamente delle piccole scelte (il colore della maglietta da indossare, le merendine da portare a scuola…), piuttosto che affidarsi al parere di mamma e papà, aiuta a crescere.
Provare i piaceri
Accanto alle cose scomode, è altrettanto importante dare spazio alle cose piacevoli.
Al giorno d’oggi, provare piaceri, non è più una cosa facile, quasi come se si fosse perso il gusto del piacere stesso.
La gente difficilmente si diverte, difficilmente riesce a riconoscere i piccoli piaceri, perchè non si sofferma più su questi, essendo abituata ad “ingurgitarli” senza più pensarci. O, ancora, una grossa fetta di persone, rinuncia direttamente ai piaceri, perchè eccessivamente orientata a dedicarsi agli impegni lavorativi, alla vita domestica, vivendo con sensi di colpa la concessione anche del più piccolo piacere.
In una vita dal ritmo frenetico come quella di oggi, diventa fondamentale soffermarsi e vivere momenti piacevoli (sia da soli che con la propria famiglia o col partner).
“Il tempo che ti piace buttare, non è buttato”, dice John Lennon, pertanto, ogni giorno insieme ad un’attività scomoda, è fondamentale e utile affiancarne una piacevole (una passeggiata, concedersi un bagno rilassante…tutto ciò che più piace). La sensazione di benessere che si ottiene dall’attività piacevole, sopratutto dopo averne svolta una gravosa, risulta essere amplificata.
Per i più piccoli: assume un importante valore educativo aiutare il proprio bambino ad apprezzare i piccoli piaceri della vita. In un mondo nel quale, spesso, i più piccoli sono bombardati da centinaia di stimoli che invitano ad un consumo spropositato ed inconsapevole, i bambini possono essere portati, al pari degli adulti, a vivere una costante sensazione di noia e di vuoto. E’ fondamentale, dunque, fare in modo che il bambino impari a fermarsi e che sia in grado, poco alla volta, di godere delle piccole cose.
Un suggerimento piuttosto semplice, dunque, potrebbe essere quello di invitare il bambino a scegliere ogni giorno di fare una piccola attività che possa farlo stare bene da condividere anche con i genitori e discutere insieme di come ci si sente prima e dopo avere fatto una cosa piacevole (colorare, leggere una favola, andare a giocare al parco con amici,…).
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