
Quando il desiderio diventa pericoloso: parafilie, consenso e relazioni di potere
31 Marzo 2025“Quando un dito indica la luna, lo stolto guarda il dito.
Ma chi guarda solo la luna, spesso dimentica di osservare chi l’ha indicata.”
— Antico proverbio, rivisitato strategicamente
Nel corso delle terapie di coppia che porto avanti quotidianamente noto come molte relazioni che inizialmente sembrano luoghi di passione, si trasformano lentamente in trappole emotive. Relazioni in cui, giorno dopo giorno, ciò che ci legava diventa ciò che ci consuma. Eppure, restiamo. Persino quando il dolore supera il piacere, quando la speranza vacilla, quando i segnali gridano ciò che noi continuiamo a sussurrare: “Ce la posso fare, cambierà…”.
Nei casi di relazione disfunzionale (o tossica), ci troviamo come chi resta nel deserto a cercare un’oasi che esiste solo nella mappa della propria illusione.
Il paradosso della critica: vedere fuori ciò che brucia dentro
Una delle più potenti verità strategiche è questa: noi negli altri critichiamo ciò che non riusciamo ad accettare in noi stessi. Non è una frase da baci Perugina. È uno specchio tagliente.
- Se accuso l’altro di essere egoista, spesso sto nascondendo la mia difficoltà a mettere me stesso al centro della mia vita.
- Se lo giudico debole, è possibile che io stia lottando con la mia vulnerabilità inconfessata.
- Se lo accuso di non decidere, forse è perché io stesso rimando da troppo tempo una decisione importante.
In psicologia strategica, si direbbe che il problema non è mai ciò che sembra, ma il modo in cui tentiamo di risolverlo. Ecco allora che le nostre critiche diventano “tentate soluzioni“: ci illudiamo che, punendo o modificando l’altro, cambierà anche ciò che ci fa soffrire dentro.
Ma non si guarisce una ferita esterna se l’infezione è interna.
L’illusione del cambiamento e la trappola della speranza
Chi resta in una relazione disfunzionale spesso dice:
“Aspetto che le cose migliorino.”
“Magari se gli/le parlo con calma capisce.”
“Non posso mollare ora, dopo tutto quello che ho dato.”
Dietro queste frasi si cela la più subdola delle trappole: la speranza. Non quella luminosa, che guida verso il futuro, ma quella tossica, che ci ancora al passato. È la speranza che l’altro si trasformi, che cambi ciò che non ha mai cambiato, che ascolti ciò che non ha mai voluto sentire. È come voler riempire una botte bucata continuando a versare acqua: l’unico risultato è l’esaurimento.
La tentata soluzione qui è insistere nella speranza. Ma ciò che non funziona con forza, raramente funzionerà con più forza.
Dare un tempo alla speranza
In molte storie di fine (o non fine) matrimoniale, emerge una dinamica costante: il rinvio continuo. Ci diciamo “ancora un po’”, ma quel “po’” diventa un anno, due, dieci. E più passa il tempo, più ci sentiamo legati da un investimento che non vogliamo perdere.
Ma non è il tempo che risolve. È la decisione.
“Quando non si è pronti a lasciare, non si è nemmeno pronti a vivere.”
Qui entra in gioco una strategia fondamentale: porsi una scadenza interna.
Un tempo preciso, non trattabile.
Un “se entro sei mesi non cambia, io cambio.”
E non un cambiamento dichiarato con rabbia, ma deciso con lucidità.
È come mettere una sveglia nella notte. Quando suona, anche se non abbiamo dormito, è tempo di alzarsi.
Ma attenzione: questa scadenza ha senso solo se è reale. Se non è un bluff con noi stessi. Perché non c’è nulla di più pericoloso di una bugia fatta al proprio coraggio.
La domanda che cambia tutto
Spesso il motivo per cui non lasciamo andare una relazione disfunzionale o tossica non è l’amore, ma la dipendenza: emotiva, pratica, economica.
Allora arriva la domanda chiave, quella che apre la gabbia:
“Se avessi già l’indipendenza che mi manca — emotiva, economica, abitativa — lo farei?”
Questa domanda, se presa sul serio, ha il potere di ribaltare il tavolo.
Perché se la risposta è “sì”, allora il problema non è l’amore, ma la paura.
E la paura, come insegna la strategia, non va negata, ma attraversata.
Come si attraversa un fiume in piena? Un passo alla volta, su pietre sicure.
Non lanciandosi a nuoto bendati.
Le tentate soluzioni classiche delle relazioni disfunzionali
In terapia breve strategica, è fondamentale smascherare le cosiddette tentate soluzioni: quei comportamenti che, nel tentativo di risolvere il problema, lo mantengono o lo aggravano. Ecco le più frequenti in queste situazioni:
- Insistere nel dialogo razionale con chi non vuol sentire. Parlare, spiegare, giustificare. Quando l’altro è sordo, il nostro volume non serve. Bisogna cambiare linguaggio, non aumentare le parole.
- Sacrificarsi per ricevere in cambio gratitudine o riconoscenza. La speranza del “prima o poi capirà quanto ho fatto per lui/lei” è una forma sottile di manipolazione travestita da generosità.
- Restare per i figli. Quando si resta solo per i figli, spesso si insegna loro a non andarsene mai da ciò che fa male. L’amore genitoriale autentico è esempio, non martirio.
- Cercare rassicurazioni da amici, terapeuti, parenti. Se per settimane, mesi, anni cerchi conferme da fuori, stai solo evitando la risposta che già conosci dentro.
Strategie utili per uscire da relazioni disfunzionali
Ecco alcune strategie pratiche per chi si trova invischiato in una relazione disfunzionale e sente di non avere la forza o la possibilità di uscirne.
- Costruire l’indipendenza prima della decisione.
Se la dipendenza economica è un freno, si può lavorare sull’autonomia come obiettivo strategico:- Inizia con un micro-lavoro o attività che dia un reddito simbolico. Non serve a vivere, ma a nutrire la mente d’autonomia.
- Ritaglia spazi mentali ed emotivi personali: un’ora al giorno solo per te.
- Crea una rete di supporto concreta, non solo emotiva: amici, professionisti, associazioni.
L’indipendenza non arriva tutta insieme: si costruisce a piccoli mattoni.
- Patti con se stessi: la scadenza del cuore.
Scrivi, non solo pensa, una data limite. Un momento in cui ti chiederai:“Cosa è cambiato realmente?”
Se nulla è cambiato, devi cambiare tu.
In terapia breve si lavora spesso con “compiti a tempo”: limiti chiari e non negoziabili per uscire dal limbo. - Agire il contrario: la strategia del paradosso.
Se tendi a insistere, smetti. Se tendi a cedere, resisti.
Fare l’opposto del proprio copione abituale, anche solo per una settimana, spesso svela l’inutilità delle nostre strategie abituali e ci apre nuove prospettive.Se non puoi cambiare il copione, cambia il personaggio che interpreti.
- Smaschera le illusioni.
Scrivi su due colonne:- Nella prima: tutto ciò che speri che accada.
- Nella seconda: ciò che in realtà accade da mesi o anni.
Il contrasto tra le due colonne è una radiografia spietata, ma illuminante.
Serve per vedere se sei innamorato/a della persona o della speranza di quella persona.
Amare è anche saper lasciare
Ogni relazione disfunzionale si fonda quindi su un paradosso: resto per amore, ma smetto di amarmi. E quando smetto di amarmi, non posso davvero amare neppure l’altro. Posso solo inseguirlo, implorarlo, giudicarlo.
Chi riesce ad accettare la realtà per quella che è — anche se dolorosa — fa il primo passo verso la libertà. Una libertà non intesa come fuga, ma come riconquista del proprio spazio vitale. Quella che nasce quando smettiamo di proiettare sull’altro e iniziamo ad abitare.
Riferimenti
- Algeri, D., Guarasci, V., Lauri, S. (2022). La coppia strategica. Guida pratica per un sano rapporto di coppia. Epc Editore.
- Lauri, S. (2022). Le trappole della dipendenza affettiva. Conoscerle e liberarsene per amare serenamente. Flaccovio.
- Nardone, G. (2003). Oltre i limiti della paura. Ponte alle Grazie.
Per fissare un primo appuntamento puoi scrivermi un'e-mail all'indirizzo davide.algeri@gmail.com
o contattarmi al numero +39 348 53 08 559.
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi sul mio account personale di Instagram, sulla Pagina Ufficiale Facebook di Psicologia Pratica o nel Gruppo di Psicologia Pratica. © Copyright www.davidealgeri.com. Tutti i diritti riservati. È vietata la copia e la pubblicazione, anche parziale, del materiale su altri siti internet e/o su qualunque altro mezzo se non a fronte di esplicita autorizzazione concessa da Davide Algeri e con citazione esplicita della fonte (www.davidealgeri.com). È consentita la riproduzione solo parziale su forum, pagine o blog solo se accompagnata da link all’originale della fonte. È altresì vietato utilizzare i materiali presenti nel sito per scopi commerciali di qualunque tipo. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.
Richiedi un primo contatto