Comunicare la separazione ai propri figli: le 10 domande frequenti
9 Aprile 2013Gruppi di Parola per aiutare i bambini ad affrontare la separazione
19 Aprile 2013Sono sempre di più le mamme che si lamentano delle difficoltà di crescere una figlia femmina.
Sembra che avere una ragazza in casa sia diventata un’emergenza sociale, conflitti ripetuti e atti di amore grotteschi e fraintesi. Le giovani donne oscillano tra il rifiuto e l’uso paranoico delle loro femminilità e le madri non sanno come muoversi. Le madri di oggi hanno di fronte figlie che per sopperire alla famiglia mononuclerare si sono create un’ampia famiglia sociale, per la prima volta, una famigli scelta e non ricevuta. I valori di queste nuove ragazze sono condivisione, connessione e novità.
Siamo ormai lontani dai corredini di abitini rosa, bambole e camerette color fragola e giocattoli da massaia in erba, che preparano le bambine al loro futuro di mogli con un’educazione prudente e conformista.
Le madri delle adolescenti di oggi sono in affanno per il consumismo delle figlie, per il loro prendere e buttare, non solo le cose ma anche le relazioni.
Le ragazze di oggi sembrano vivere più su Marte che su Venere, sono giovani leonesse, i cui sabati durano fino alla domenica mattina, che bevono alcool e fumano. Fanno sesso reale e virtuale. Sono belle e alla moda, curano la loro reputazione online, seguono le serie tv e rincorrono gli imperativi di perfezione.
Sono informate e scaltre, sanno quando stare al gioco, hanno bisogni indotti.
Ma c’è anche il contrario, ci sono ragazze impaurite dal mondo, che non vogliono essere corpo ma solo testa, sono studiose, non mangiano e non dormono, non hanno figure femminili intergenerazionali di riferimento (non ci sono più le sorelle e le cugine più grandi) e soprattutto si vedono brutte.
Essere madre allora sembra diventare impossibile!
Regole utili per la gestione della relazione
Vorrei offrire alcune riflessioni per cercare di gestire meglio la relazione con le figlie.
Ricordiamoci che le giovani adolescenti hanno bisogno di essere ascoltate, considerate ed accettate.
E’ importante che l’adulto non instauri un dialogo con il figlio in cui “fa l’esperto”. La madre che impone il proprio pensiero, proibisce ed esorta con monologhi, allontana la figlia. Rivela il suo egocentrismo, il suo essere al centro dei pensieri, il suo “avere la verità”in tasca, tralasciando la verità della figlia. Questo comportamento alimenta una sterilità dialogica che dovrebbe essere evitata.
E’ consigliabile che la madre faccia un passo indietro e consideri la figlia “esperta del proprio vissuto” . La nostra teenager può raccontare cosa le sta succedendo, può proporre le sue convinzioni, giuste o sbagliate che siano, ad una madre che sa ascoltare e che non crede di “possedere la verità”. E’ la figlia che è al centro del discorso! La madre può essere attiva nell’esercitarsi ad ascoltare non solo il contenuto del messaggio, a anche il tone della voce e il linguaggio del corpo (lo sguardo, le mani, lo spostamento del corpo) quando affronta un argomento ostico. Questo dialogo, aiuterà non solo la figlia, ma anche la madre a riflettere sulle molteplici sfumature delle situazioni, ad interrogarsi sui significati dei comportamenti e ad assumersi responsabilità.
E’ l’empatia che permette di entrare nel mondo soggettivo dell’altro, che ci fa capire chi è nostra figlia, e che fa comprendere a lei che siamo lì per aiutarla e non per giudicarla. E’ un atto estremo di amore e di accettazione dell’altro, che lascia da parte inutili interventismi per ascoltare e capire. Il ruolo della madre è quello di una figura di riferimento, presente e sufficientemente ricettiva per cogliere la comparsa di quei segnali che indicano in quale direzione intende andare la figlia.
La madre che concede alla figlia la libertà e la scelta di fare errori, ma nello stesso tempo si offre disponibile a parlare e a soffermarsi insieme sugli errori, è una madre che consente alla figlia di crescere e di crearsi un’identità matura autonomamente.
E’ fondamentale che la madre non drammatizzi, che non trasferisca il suo carico di ansia sulla figlia e neanche che sia eccessivamente disponibile ad offrire aiuto, altrimenti potrebbe apparire come invadente. L’adolescenza è un processo naturale che va assecondato con attenzione e con rispetto.
Quest’articolo vuole concludersi con un’affermazione di Gustavo Pietropolli Chiarmet, psicoterapeuta attento alla tematica della genitorialità, che sembra offrire una visione promettente: “Mi risulta che la maggior parte delle donne incinte oggi sperino che sia femmina.”
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