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Psicologia Paradossale: tutto un altro modo di intendere la psicologia
Certe cose sono così ovvie, che diventa impossibile metterle in pratica! Davide AlgeriLe basi della Psicologia Paradossale
La Psicologia Paradossale fa riferimento a tutti quegli interventi volti ad agire su un problema secondo una logica non ordinaria.
Contrariamente a quanto si pensa, i ragionamenti della mente umana, si basano proprio su una logica di tipo paradossale.
A differenza della logica ordinaria di Aristotele, dove un fatto/un evento/una sensazione può avere un solo significato, nella logica non ordinaria, alla stessa cosa possono essere attribuiti significati diversi. Ogni attribuzione di significato finisce quindi per essere un autoinganno (Nardone G. con Balbi E., 2008), positivo o negativo, a seconda della valenza che noi gli attribuiamo.
La logica non ordinaria si rifà a tre criteri: del paradosso, della contraddizione e della credenza e queste tre, che abitualmente tendiamo ad utilizzare, sono quelle su cui si strutturano e mantengono i problemi, nel momento in cui il nostro modo di percepire, pensare e agire nel mondo si trasforma in qualcosa di rigido.
All’interno di questa sezione, ho intenzione di raccogliere articoli, mini-guide e contenuti in generale che possano far riferimento ad una psicologia Paradossale, che se portata avanti, in special misura di fronte ad un atteggiamento che crea problemi, genererà un effetto paradossale appunto, contribuendo a ridurre notevolmente il problema.
L’influenza della Psicoterapia Breve Strategica
Verso la fine degli anni ’60, alcuni ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto (California) svilupparono una nuova modalità di fare psicoterapia definita strategico paradossale basata sulla ricerca di soluzioni immediate indipendentemente dalle cause delle patologie. Il punto di partenza fu una serie di ricerche effettuate da M.Erickson, psichiatra che utilizzava il metodo ipnotico con una modalità creativa attraverso l’utilizzo di metodi suggestivi indiretti, paradossali e metafore.
La psicoterapia strategica, come metodologia per produrre un cambiamento rapido in alcuni disturbi molto diffusi (es. ansia, panico, depressione, ecc.) è basata sull’apparente “assurdità” dei compiti e delle prescrizioni che il terapeuta impartisce alle persone le quali devono impegnarsi a eseguirle con precisione. A tal fine, il terapeuta utilizza un linguaggio persuasivo, ricco di metafore per introdurre “compiti, indicazioni e prescrizioni” che il paziente dovrà attuare tra una seduta e l’altra. Il principio di base nonché obiettivo è quello di rendere intenzionale una sintomatologia da eliminare cambiandone il suo significato originario attraverso la sua ristrutturazione, privazione degli aspetti negativi che la caratterizzano e assunzione di un maggior controllo del problema stesso da parte dei pazienti. L’evidenza del cambiamento ottenuto attraverso le tecniche paradossali è stata documentata dagli studi italiani condotti dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone.
Un aspetto importante di questa metodologia è che il setting in cui psicoterapeuta e paziente si incontrano, non rappresenta un luogo per sfogare i propri problemi,ma un ambiente in cui si progettano soluzioni semplici che siano efficaci in breve tempo e che comportino cambiamenti cognitivi, affettivi e comportamentali destinati ad annullare il sintomo. Per questo motivo, il professionista non si concentra sul passato della persona, ma sul presente, chiedendogli di mettere in attoda subito nuovi piccoli “assurdi” comportamenti.
Differenze con altri approcci
La psicoterapia strategia rappresenta un modello molto diverso dalla classica psicoanalisi in cui lo psicoanalista tace per l’intera seduta e stimola la ricerca delle “cause” nascoste nel passato, cause che una volta scoperte dovrebbero alleviare le sofferenze presenti. Il terapeuta strategico usa il silenzio solo come strumento che può essere utile a seconda del caso, ma per il resto trova ben più produttivo interloquire, parlare, raccontare al paziente storie apparentemente fuori luogo, commentare con ironia alcuni fatti.
Un altro approccio che può sembrare simile a quello strategico è il modello cognitivo comportamentale. Nonostante anche quest’ultimo non ricerchi le cause del problema nel passato dell’individuo e che utilizzi tecniche che producono risultati in breve tempo,esso si fonda sull’uso della cosiddetta diagnosi nosografica, ossia dall’individuazione dei sintomi rilevati attraverso l’ausilio di mezzi psicodiagnostici, si elabora una diagnosi basata su un nesso lineare di causa-effetto e quindi, di fatto, si attacca un’etichetta al paziente. Inoltre, mentre la psicoterapia strategica lavora sulla percezione, l’approccio cognitivo comportamentale si concentra sul comportamento e sulla modificazione di questo; per questo motivo, lo psicoterapeuta comportamentista individua il problema, lo espone al paziente, spiega cosa produce la prescrizione e solo allora chiede al paziente di metterla in pratica. Al contrario, lo psicoterapeuta strategico, per evitare la resistenza al cambiamento, espone prima le prescrizioni al paziente e solo successivamente spiega il significato del cambiamento che è avvenuto.
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Davide Algeri con il contributo di Alice Carella
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Approfondimenti
- Nardone G. con Balbi E. (2008). Solcare il mare all’insaputa del cielo. Lezioni sul cambiamento terapeutico e le logiche non ordinarie. Milano: Ponte alle Grazie
- P. Watzlawick, G. Nardone, Terapia breve strategica, Raffaello Cortina Editore, 1997
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