Il dilemma della decisione
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Vi siete mai chiesti perché entrando in un ristorante vuoto scegliete di sedervi accanto al muro, piuttosto che in un tavolo al centro? Oppure, come costruiamo una mappa mentale per orientarci in un luogo sconosciuto o perché ci sentiamo più a nostro agio in un luogo piuttosto che in un altro?
La risposta a queste e altre domande è l’oggetto di studio di una branca della psicologia che prende il nome di Psicologia Ambientale.
Se volessimo dare una definizione tecnica dello studio di questa disciplina, sarebbe: la Psicologia Ambientale studia e analizza il comportamento umano, i pensieri e gli affetti che lo determinano, in relazione all’influenza degli stimoli ambientali; in altre parole si occupa di studiare “l’involucro” entro il quale la mente umana vive e come si rapporta con esso.
La data di nascita della psicologia ambientale si può collocare all’inizio degli anni ’70 negli Stati Uniti, sempre nello stesso periodo si sviluppano settori di studio affini quali la “Psicologia Architettonica” e la “Geografia comportamentale”, ed è proprio sulla spinta di queste due discipline che nasce la Psicologia ambientale e ,poco più tardi, le due maggiori riviste del settore : l’americana “Enviornment and Behavior” (1969) e l’europea “Journal of Environmental Psychology” (1981) [Baroni 1998].
Indice contenuti
Di cosa tratta la Psicologia Ambientale?
I principali temi di questa interessante disciplina, prendono in considerazione sia gli aspetti cognitivo-percettivi nella relazione individuo-ambiente, sia quelli affettivi ed emotivi che legano l’individuo a determinati spazi. Ad esempio, una delle aree di studio è quella dell’Environmental Assesment, che comprende la valutazione sia delle qualità affettive dell’ambiente [Russell e Lanius 1984], sia della “compatibilità ambientale”, ovvero dell’interazione tra le azioni che un individuo cerca di realizzare nell’ambiente e le informazioni che vengono offerte dall’ambiente stesso [Kaplan 1983]. Altri settori di studio, al contrario, considerano solo gli aspetti cognitivo-percettivi, come il Cognitive Mapping (mappe cognitive) che si riferisce alla capacità di acquisire e utilizzare delle conoscenze spaziali [Golledge 1987], non solo in generale, ma anche nella vita quotidiana [Garling, Book e Lindiberg 1984].
A partire dagli anni 80’, hanno avuto origine numerosi paradigmi: il Paradigma dell’adattamento, o quellodell’Ambiente come “struttura di opportunità”, o il paradigma “socioculturale”. Sebbene sarebbe interessante approfondire ciascun pensiero, ritengo che, per i “non addetti ai lavori”, sarebbe un discorso noioso addentrarsi nel labirinto teorico; per questo motivo mi limito solo a citarle.
Ambiti di applicazione della psicologia ambientale
E’ possibile individuare i settori di applicazione della psicologia ambientale in due grandi aree:
- Gli ambienti costruiti, con riferimento alla soddisfazione residenziale, all’affollamento, e ai luoghi di abitazione, di studio, di lavoro, di cura, di detenzione;
- La relazione tra ambienti di proporzioni più grandi e la comunità umana, tra cui gli stress provocati dal rumore, dall’inquinamento, dal caldo; gli atteggiamenti verso l’ambiente, come il coinvolgimento personale e la percezione dei rischi; i tentativi di difesa e conservazione dell’ambiente; i comportamenti di orientamento nell’ambiente; i contributi dell’ambiente nella direzione di prevenire o favorire comportamenti antisociali e criminali.
Tali ambiti si traducono in metodologie di ricerca che vedono l’utilizzo di diversi strumenti tra cui questionari, focus group o interviste, mirati a migliorare il benessere e la qualità della vita nel rapporto con il proprio ambiente inteso come casalingo e domestico, ma anche su grande scala come il quartiere di residenza o addirittura la città.
A chi si rivolge la psicologia ambientale?
La psicologia ambientale parte innanzitutto dal bisogno di capire come lo spazio possa influire sul comportamento dell’essere umano e come lo condiziona. E’ una disciplina che vuole mettere in comunicazione l’uomo con il suo ambiente e il cittadino con le figure professionali che si occupano della modifica e cura dello spazio: architetti, urbanisti, amministrazioni comunali ecc ecc.
E’ utile in campo clinico per spiegare l’insorgere di una depressione a seguito di un trasferimento e in fase di progettazione architettonica per favorire l’incontro tra idee dell’architetto e utente finale (Progettazione Partecipata).
Si può quindi definire un ambito di studio interdisciplinare che invita a riflettere sull’importanza del nostro ambiente di vita e su come è possibile raggiungere un punto di dialogo al fine di renderlo sempre più favorevole al benessere quotidiano.
In conclusione a questa breve introduzione alla psicologia ambientale porgo una domanda come punto di partenza per una riflessione : secondo voi quanto è importante il vostro ambiente di vita e in quali momenti lo considerate tale?
Approfondimenti
- Baroni M.R (1998) Psicologia Ambientale (acquista il libro)
- Garling T., Book, A. e Lindiberg. E. (1984) Cognitive Mapping of large-scale environments: The interrelationship of action plans, acquisition and orientation, in “Environmen and Behavior”, 16, pp.3-34
- Golledge, R. (1987) Environmental Cognition
- Kaplan, S. (1983) A model of person-environment compatibility, in “Environmen and Behavior” 15, pp. 311-332
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