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La profezia che si autoavvera
Sergio è un giovane, figlio di genitori avvocati che, in procinto della scelta universitaria, inizia ad avere attacchi di panico. La famiglia decide di rivolgersi ad uno psicologo e scopre che i genitori si aspettavano che il figlio intraprendesse la loro stessa strada. Sergio per confermare questa aspettativa, si era quasi inconsapevolmente convinto che questa fosse la sua scelta, rimanendo imprigionato nella sua credenza.
Sergio, insieme con lo psicologo, scopre che si ha la possibilità di scegliere, cosa che prima non pensava potesse esistere. Si iscrive in medicina, riuscendo in poco tempo a sentirsi finalmente gratificato.
Quante volte ci siamo sentiti intrappolati in comportamenti, che avremmo voluto evitare, ma talmente era elevato il livello di ansia, che non potevamo fare a meno di metterli in atto?
Comportamenti guidati da una ideologia, da un convincimento, dalle aspettative, dalle cosìddette “credenze“.
Cosa è e come si genera una credenza?
La credenza, è un “pensiero strutturato”, che si fonda su una base ideologica, ovvero su un’idea, su un modo di pensare ed è legata alle aspettative che nutriamo su di noi o che gli altri nutrono nei nostri confronti. Ognuno di noi possiede o comunque si crea delle credenze, autoindotte o indotte da altri, che reiterate nel tempo, si trasformano in un credo soggettivo, finendo per renderci schiavi di queste false e “strette” verità.
La credenza, poichè considerata vera, genera un’apparente sicurezza, ma in realtà “obbliga” la persona a compiere una o più azioni connesse ad essa, non permettendole di comportarsi come vorrebbe.
In questo modo l’idea alla base, pur essendo falsa, per il solo fatto di essere creduta vera porta la persona a comportarsi in modo tale da rafforzare e confermare la credenza stessa, generando quella che viene definita la “profezia che si autoavvera”.
Per comprenderne meglio il funzionamento proviamo a pensare ad una persona che entra in una sala d’aspetto, convinta che gli altri ce l’abbiano con lei. Questa si porrà con un atteggiamento di difesa, i suoi muscoli saranno tesi e il suo guardo mostrerà sospetto. Questo non potrà che sortire una risposta di difesa in chi lo vedrà entrare confermando inevitabilmente la credenza iniziale della persona. Proviamo ora a pensare sempre alla stessa persona entra nella stessa sala convinta che sarà acconta con un sorriso da tutti. Appena varcherà la soglia della sala d’aspetto, saluterà tutti e otterà a sua volta un saluto, cosa che lo farà “sentire” accettato dagli altri e che molto probabilmente faciliterà la possibilità di conversare con qualcuno.
Come creare una profezia a proprio vantaggio
Per superare le nostre credenze erronee e orientare la profezia che si autoavvera a proprio vantaggio, può essere utile provare a sperimentarsi in modo diverso in situazioni differenti da quelle vissute fino a questo momento. Iniziare ad esempio a compiere delle piccole azioni giornaliere, “come se” non avessimo più quel problema, o quella convinzione o “come se” non avessimo paura del giudizio degli altri può aiutare nel tempo a rendere più flessibile la nostra credenza, ponendoci nella posizione di “chi è in grado di scegliere” se compiere o meno quella determinata azione, ampliando così i nostri punti di vista fino a sentirci liberi di scegliere.
Approfondimenti
- E. Muriana, L. Pettenò, T. Verbitz, I volti della depressione. Abbandonare il ruolo della vittima: curarsi con la psicoterapia in tempi brevi, Ponte delle Grazie
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