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Il problem solving è una delle capacità maggiormente richieste in ambito lavorativo, ma può essere utilizzato anche per risolvere difficoltà quotidiane.
Perché? La capacità di risoluzione di problemi è collegata al “saper fare”, a quel sapere operativo che permette di trovare soluzioni a scopi specifici, attraverso la messa a punto di procedure che conducano a superare le difficoltà, per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Giorgio Nardone, fondatore del Centro di Terapia Strategica, definisce l’anima del problem solving strategico: “l’arte di ottenere il miglior risultato con il minor sforzo possibile”.
Indice contenuti
Problem Solving Strategico: come funziona
Primo passo: definizione del problema
Qualunque sia l’ostacolo da superare, è necessario per poterlo affrontare, investire del tempo per definire il problema, ovvero l’analisi di cosa è effettivamente il problema, chi ne è coinvolto, dove si verifica, quando si presenta, come funziona.
Questo primo passo è importante perché ci aiuta a valutare la situazione in modo obiettivo.
Concentrandoci poi, sui cambiamenti concreti, che una volta realizzati, farebbero affermare che il problema è stato risolto, ci permetterà di definire il focus, l’obiettivo da raggiungere.
Secondo passo: passare in rassegna le “tentate soluzioni”
Stanare le soluzioni fallimentari, che non funzionano e che invece di risolvere il problema tendono ad alimentarlo.
Un esempio può essere il caso di una persona che ha paura di parlare in pubblico, molto probabilmente eviterà di esporsi in pubblico. Questa “tentata soluzione” però confermerà la sua incapacità e aumenterà la paura, mantenendo e aggravando sempre più il problema.
La valutazione delle “tentate soluzioni” ci fornisce l’accesso alla valutazione del funzionamento del problema stesso e quindi alla sua soluzione.
Vanno rilevate anche, le soluzioni che sono risultate efficaci e se possono essere applicate alla situazione attuale.
Terzo passo: tecnica del “come peggiorare”
Per facilitare l’analisi delle soluzioni disfunzionali, bisogna indagare anche quelle che potranno essere messe in atto in futuro e che potrebbero essere dannose. Basterà quindi chiedersi “se volessi peggiorare ulteriormente la situazione cosa dovrei fare?”.
Seguendo lo stratagemma dello storcere per raddrizzare, si arriverà direttamente alla soluzione del problema.
Quarto passo: Lo scenario oltre il problema
Immaginare quali possano essere tutte le caratteristiche della situazione una volta risolto il problema, ci proietterà in una “realtà ideale”. Potremo così selezionare gli aspetti realizzabili concretamente.
Anche il viaggio più lungo inizia con il primo passo. E’ fondamentale quindi iniziare dal più piccolo e concreto cambiamento ottenibile. In modo da avere un incoraggiamento concreto, che ci permette di ridurre la resistenza al cambiamento. Procedendo per piccoli passi alla volta dell’obiettivo finale.
A questo proposito può essere utile partire dall’obiettivo da raggiungere, immaginando lo stadio subito precedente, e poi quello ancora precedente, fino ad arrivare al punto di partenza, al fine di costruire una strategia efficace, in grado di evitare la progettazione di percorsi fuorvianti rispetto all’obiettivo.
E’ importante aggiustare il “tiro” progressivamente, rivalutando la situazione in modo flessibile.
Riferimento
G. Nardone, Problem solving strategico da tasca, L’arte di trovare soluzioni a problemi irrisolvibili, Ponte delle Grazie, 2009
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