Burn out: caratteristiche, fasi e cosa fare per evitarlo
24 Aprile 2012Cosa accade quando ci separiamo dal nostro ambiente?
4 Maggio 2012Il primo motivo è che vi sono delle regole che governano una conversazione normale, tra le quali l’assunto che le conoscenze che abbiamo siano per la maggior parte condivise.
Il secondo motivo riguarda i processi di ragionamento; infatti l’uomo tende spontaneamente a confermare le proprie ipotesi piuttosto che disconfermarle, scartando inconsapevolmente le informazioni che sono in contraddizione con quella ipotesi.
A questo punto sembra opportuno parlare anche della ritrattazione e dei motivi per i quali essa avviene.
Le motivazioni sono molte: si può ritrattare per paura, per un caso di coscienza o perché confusi; d’altra parte è importante collegare ai motivi per cui si ritratta i motivi per cui si è testimoniato, ovvero: per accusare, per cooperare con la polizia, perché un crimine non resti impunito.
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L’autoaccusa di crimini non commessi
Uno dei motivi fondamentali è inerente al meccanismo della giustizia, soprattutto in USA, dove la priorità è trovare “un” colpevole piuttosto che “il” colpevole. In paesi come questo la costrizione fisica è uno degli strumenti più comunemente usati nei casi di false testimonianze; altre volte, al contrario, le false confessioni dipendono dalla strana interazione tra le caratteristiche dell’accusato e i metodi della giustizia, per esempio le pressioni psicologiche del metodo di “minimizzazione-massimizzazione”. Questo metodo consiste nel dire al sospettato che se risulterà colpevole del crimine si troverà di fronte a un’accusa molto pesante seguita da una condanna altrettanto pesante; tuttavia se collaborerà confessando, la pena potrebbe essere ridotta in modo sostanzioso.
Ebbene, il numero di persone che decide di dichiararsi colpevole a seguito di tali lusinghe/minacce è superiore a ogni immaginazione e benché sia vero che questo metodo funzioni in molti casi, produce anche una lunga serie di falsi colpevoli (persone che per esempio non hanno alcuna fiducia o hanno già avuto a che fare con la giustizia). Alcuni confessano perché confusi o incapaci di decidere, altri perché presi dal panico, in tutti questi casi la ritrattazione non è altro che una tardiva presa di consapevolezza della reale portata di una falsa confessione.
Nei casi di false ammissioni invece la confessione è onesta.
Come si fa a capire quando una persona mente?
Nonostante esistano delle tecniche per scoprire un mentitore, l’uso di tali tecniche non è cosa semplice. Solitamente gli aspetti che vengono presi in considerazione sono:
- Il comportamento non verbale
- Il contenuto delle sue affermazioni
- Le sue risposte fisiologiche
Tuttavia secondo numerose ricerche la nostra capacità di individuare i bugiardi è molto bassa, soprattutto se il bugiardo in questione ci è totalmente sconosciuto e il motivo per cui accade ciò è una scarsa motivazione di base nell’individuare chi mente, una scarsa conoscenza dei corretti indizi e non ultima, la capacità del soggetto nel saper mentire. Infatti l’uomo, diversamente da come si potrebbe pensare in un mondo come il nostro, è costruito per avere una modalità comunicativa basata sulla fiducia reciproca ed è questo atteggiamento di fiducia che rende costoso, in termine cognitivi ed emotivi, capire se un individuo ci sta mentendo. A questo punto verrebbe naturale chiedersi se invece, una persona molto motivata a individuare la menzogna riesca meglio nel suo intento; purtroppo la risposta anche in questo caso è negativa. Ciò avviene poiché abbiamo convinzioni radicate e inaccurate sul comportamento di un bugiardo: parla in modo incerto, balbetta, arrossisce, si muove in modo goffo, distoglie lo sguardo, è impacciato etc. Il viso, la parte del corpo che comunica la maggior parte delle informazioni non verbali utili a smascherare un mentitore, può essere controllato attraverso il dominio dei muscoli facciali e addirittura è possibile controllare la direzione dello sguardo e il riso; da ciò si intuisce quanto possa essere difficile scoprire se un individuo mente.
Per non gettare i lettori nello sconforto più totale è necessario menzionare i segnali che ci possono aiutare a capire se una persona mente; per esempio osservando i movimenti del corpo, movimenti sottili come il movimento delle gambe, dei piedi e delle mani (molto meno controllabili rispetto alla mimica facciale). Un esperto mentitore ha una postura rigida, muove queste parti del corpo in misura minore rispetto ai sinceri. Altre tecniche rivelatrici possono riferirsi ai cambiamenti di espressione del volto; inoltre si possono utilizzare strumenti quali il poligrafo, che offrono un supporto a chi si occupa di raccogliere testimonianze. Tuttavia è bene lasciare agli esperti l’approfondimento di tali metodologie e a noi la consapevolezza, e perché no la gioia, di aver scoperto che innatamente abbiamo, nonostante tutto, fiducia nel prossimo.
Approfondimenti
- Mazzoni G. ( 2003). Si può credere a un testimone?, Il Mulino Contemporanea, Bologna.
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