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4 Dicembre 2015Vi è mai capitato di venir accusati per qualcosa che non corrispondeva al vero?
Es. “Mi hai tradito”, “tu difendi i tuoi genitori non rispettando me”, “tu hai creato questi problemi, se siamo così è per colpa tua!”
Ciò può anche accadere, ma se diventa motivo di litigio in ogni occasione, senza una reale presenza di dati di realtà che confermano al 100% le accuse, è probabile che siate vittime di un pensiero paranoico.
Chi è soggiogato da un pensiero paranoico, tende a presentare pensieri negativi, spesso dettati da credenze che si basano su esperienze pregresse, vissute od osservate, che spingono a pensare in modo pregiudizievole, tutte le volte che si presentano situazioni simili a quelle già vissute.
Indice contenuti
Tentate soluzioni: come ci si comporta di fronte ad un’accusa ingiustificata
Tendenzialmente, seguendo un po’ il senso comune, siamo portati a mettere in atto i seguenti comportamenti:
- Ci giustifichiamo: in questo caso, non facciamo altro che rafforzare la credenza dell’altro che diventa: “se si giustifica, evidentemente ha qualcosa da nascondere”.
- Ci comportiamo in modo da disconfermare o estinguere il nostro precedente comportamento, spinti dai sensi di colpa. Es. Chiediamo scusa; cancelliamo l’elemento che ha generato il conflitto, anche se non riteniamo di non aver fatto nulla di male); facciamo quello che ci viene richiesto, andando anche qui a rafforzare la credenza: “Mi chiede scusa perché ha ragione”.
- Ci arrabbiamo, anche in questo caso, confermando la credenza: “se si arrabbia, evidentemente hai il carbone bagnato”.
Tutti comportamenti, quindi, volti a contenere le emozioni negative, ma che nella maggior parte dei casi finiscono per amplificarle.
Vi rendete conto che vista così, non esistono vie di uscita. E ciò non è molto lontano dal vero, in quanto, qualsiasi cosa diciamo o facciamo che va in questa direzione, non fa altro che rafforzare la credenza di base distorta.
La creazione del circolo vizioso
A causa di questi meccanismi, molte storie d’amore, matrimoni, relazioni amicali e lavorative spesso giungono al termine, proprio perché si crea un braccio di ferro, all’interno di una relazione paradossale, dove più uno dei dei due si dà da fare per cercare di risanare la frattura che si è creata nel rapporto, più l’altro non glielo permette, confermando che non fa mai abbastanza.
Si crea quindi la dinamica del “io ho ragione e tu hai torto” e di conseguenza “tu devi fare tanto e io devo stare a guardare ciò che fai (che non è mai abbastanza)”.
Una dinamica di potere, vittima-carnefice, dove non si potrà che essere in torto. Se infatti si prova a fare ciò che l’altro chiede, si viene respinti, se non si fa nulla, l’altro fa osservare come non vi sia alcun impegno volto a migliorare.
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Il controllo delle responsabilità
Cosa fare in questi casi? In primis, è sicuramente utile darsi del tempo per riuscire a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità. Una volta esaurite queste, a quel punto diventa inutile persistere, pensare di poter fare di più (come l’altro spesso ci rimprovera) o provare a fare di meglio. A quel punto è importante che anche l’altro inizi a prendersi le sue responsabilità.
Ricordiamoci, infatti, che qualsiasi tipo di relazione funziona solo se entrambi i partner si danno da fare per farla funzionare.
Diventa necessario, quindi, prendere atto del fatto che non si può cambiare la situazione se l’altro non lo permette (riuscireste a vendere un prodotto ad un cliente che non vuole comprare?). Può anche essere vero che da un lato non è stato fatto abbastanza, ma è anche vero che dall’altro lato si può scegliere di mettere fine alle pretese.
La terapia breve strategica interviene su queste tipologie di pensiero introducendo un piccolo cambiamento che inneschi una reazione a catena di cambiamenti, sino alla completa modifica della situazione. A volte utilizzando anche uno stile di comunicazione paradossale, come quello presente alla base del problema.
Da un altro punto di vista, se dai agli altri il potere (o la responsabilità) di farti stare male o bene, sentirai di non avere il controllo di te e dei tuoi stati d’animo. Un po’ come un/a bambino/a che dipende dagli altri. Ma se inizierai a pensare che il tuo benessere dipende da te e dal tuo atteggiamento, e per fare ciò è utile assumere un punto di vista da adulto, allora in quel caso avrai il potere di cambiare le cose ed inizierai a percepire una sensazione di maggior controllo.
A tal proposito ti consiglio la lettura di un libro, a mio avviso illuminante, che ti farà riflettere sul tuo atteggiamento e su quello di chi ti sta intorno.
Alla ricerca delle coccole perdute. Una psicologia rivoluzionaria per il single e per la coppia
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