Creiamo una mappa delle capacità
25 Novembre 2010Centri Psico-Sociali (CPS) di Milano
11 Dicembre 2010Indice contenuti
Due differenti paure
Due sono le più comuni paure di chi soffre d’ansia: la paura di morire e di perdere il controllo.
La paura di morire
La paura di morire, è quella che si prova nel momento in cui inizia a battere forte il cuore, si crea la cosiddetta “fame d’aria”, iniziano a sudare le mani e si cominciano a “sentire” tutte quelle reazioni fisiologiche, che spesso, se non gestite bene, finiscono per generare un attacco di panico.
In questi casi le “tentate soluzioni” che vengono messe in atto sono principalmente:
- l’evitamento, di quei luoghi o situazioni che attivano questa paura
- la richiesta di aiuto, di persone care e “vicine” per affrontare la paura
- Il parlarne in continuazione
Queste “soluzioni” reiterate, ovvero ripetute nel tempo, confermano alla persona la presenza di un grave problema che si può affrontare solo evitando o con l’aiuto di qualcuno.
Giorno dopo giorno, si ha sempre più la percezione che il problema sia insormontabile, la stima di sé diminuisce sempre più e aumenta il senso di incapacità, generandosi un circolo vizioso dal quale non si vede via di uscita.
La paura di perdere il controllo
La paura di perdere il controllo e di impazzire o svenire, anche questa scaturisce da una situazione reale o immaginata che crea una “forte paura”. Ma questa è più legata al “controllo delle proprie reazioni fisiologiche” in determinati luoghi o situazioni. La persona cerca di “controllare” le proprie reazioni, finendo per alterarle e provocandosi in molti casi, anche qui l’attacco di panico.
In questi casi, possono ritrovarsi le soluzioni precedenti, ma solo successivamente, dopo che la persona ha provato e riprovato, ottenendo una serie di fallimenti. Infatti in questo caso, le “tentate soluzioni” che principalmente vengono messe in atto sono:
- Il controllo
- L’uso di precauzioni
Un controllo, che nella maggior parte dei casi genera una “perdita del controllo” o precauzioni che non permettono di viversi la vita serenamente.
Ora poiché in natura l’attacco di panico non esiste, ma è solo l’effetto di una o più reazioni disfunzionali, lavorando su queste e imparando a reagire in modo funzionale, di fronte alle situazioni che generano forte ansia, è possibile evitare quell’escalation che spesso culmina con l’attacco di panico e imparare così a gestire la propria vita con serenità, affrontandola da un altro punto di vista.
Bibliografia
- Nardone G. (2003), Non c’è notte che non veda il giorno, Ponte alle Grazie.
- Nardone G. (2000), Oltre i limiti della paura BUR, Milano.
- Nardone G. (1993) Paura, panico, fobie. La terapia in tempi brevi, Ponte delle Grazie, Milano
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