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11 Febbraio 2020“Una delle paure che le persone portano più spesso in terapia è la paura di essere rifiutati.
Che sia una relazione, un flirt o una situazione di lavoro, essere respinti ci ferisce.
Spesso è più doloroso di quanto ci fossimo aspettati.”
(Guy Winch, psicologo)
Chi non ha mai avuto o ha ancora paura del rifiuto?
Sicuramente a tutti è capitata l’esperienza di sentirsi giudicati negativamente, almeno una volta nella vita. Questo perché tutti gli esseri umani sentono delle necessità e dei bisogni. Un bisogno fondamentale è proprio quello di trovare un proprio posto nel mondo, in mezzo agli altri: insomma essere socialmente accettati.
Questo è ancor più vero in ambito amoroso: quante volte abbiamo avuto paura di non essere accettati o amati dalla persona che avremmo voluto al nostro fianco? E quante volte abbiamo vissuto questa sensazione come invalidante, cioè come qualcosa che non permetteva, poi, di essere pienamente noi stessi?
D’altronde quando non si riesce a trovare un proprio posto o quando ci si percepisce rifiutati, si finisce per avvertire una sensazione di malessere o di frustrazione, in un certo senso.
Per questa ragione, vorremmo quasi cambiare, per dimostrare all’altro di essere ciò che si aspetta.
È davvero giusta questa strategia?
In questo articolo parleremo di questo e della paura del rifiuto, specificando cosa genera e da cosa è generata.
Inoltre, ci focalizzeremo sulle strategie utili per “combattere” tale paura.
Indice contenuti
Cos’è il rifiuto?
Rifiutare significa disprezzare, rigettare, opporsi. E’ un atteggiamento che potremmo tradurre con un “non volere” qualcosa o qualcuno. Si riferisce spesso agli aspetti materiali della nostra vita, ma anche, e soprattutto, agli ambiti sociali: nell’ambito delle relazioni amorose, di quelle genitoriali o amicali.
Un rifiuto in questi ambiti per esempio può creare una vera e proprio ferita nel soggetto: chi mai resterebbe impassibile di fronte al rifiuto da parte dei propri amici o della propria classe, per esempio?
Tutto ciò può avere delle profonde conseguenze sulla persona, la quale può vivere il rifiuto in maniera differente, in base a diversi fattori.
Sensibilità al rifiuto
L’esperienza di rifiuto e il valore che le attribuiamo dipende dalla nostra sensibilità al rifiuto. Questa può essere definita come quella disposizione individuale che porta a percepire con elevata rapidità e, quindi, a reagire con altrettanta intensità, alle diverse forme di rifiuto.
La sensibilità al rifiuto determina dunque come la persona vivrà e percepirà ogni volta il rifiuto. Tale “caratteristica” può essere presente in ognuno di noi, seppur con diversa intensità.
Chi ha una bassa sensibilità al rifiuto appare come un individuo estremamente controllato anche in situazioni diverse, caratterizzate da rifiuto sociale.
Chi presenta un’alta sensibilità al rifiuto, invece, tende ad avere un comportamento caratterizzato da una risposta, spesso, disadattiva al rifiuto e ciò finisce per determinare una compromissione del proprio benessere e delle relazioni con gli altri.
Quest’alta sensibilità al rifiuto è, sicuramente, il risultato di ciò che la persona ha vissuto durante la sua vita e, quindi, delle sue esperienze precedenti: chi ha riscontrato nella sua vita una serie di esperienze di rifiuto, probabilmente sarà più attento a ciò che lo circonda e, allo stesso modo, tenderà ad evitarne alcune.
Oppure, tenderà ad interpretare le nuove situazioni in base a queste esperienze e a questa sensibilità: tutto sarà percepito come minaccioso per se stesso e per la propria accettazione sociale.
Paura del rifiuto: a cosa facciamo riferimento?
Ma, esattamente, a cosa si fa riferimento con il concetto di “paura del rifiuto”? Essa viene considerata una vera e propria fobia, invalidante e tenace, a causa dell’evitamento che spesso comporta: con evitamento si intende semplicemente l’atto di evitare tutte quelle situazioni che potrebbero portare alla situazione temuta, in questo caso un rifiuto, appunto.
Volendo evitare l’oggetto temuto, si finisce alla fine per evitare una grande quantità di occasioni e situazioni, però, che potrebbero invece essere piacevoli per l’individuo.
Il rifiuto può essere associato a tante sensazioni, che il soggetto prova a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale. E’ stato evidenziato come le esperienze di rifiuto e quelle in cui si prova un dolore fisico vengano esperite attraverso l’attivazione di circuiti molto simili nel cervello. Vengono ad attivarsi, dunque, le stesse aree cerebrali quando ci troviamo in una situazione di rifiuto o quando sentiamo un dolore fisico.
Come anticipato, la paura del rifiuto è correlata alla sensibilità al rifiuto: chi ha un’alta sensibilità al rifiuto, presumibilmente, avrà anche una vera e propria paura di ogni rifiuto. Ed ecco che sarà così sensibile e reattivo alle ipotetiche minacce dell’ambiente esterno rispetto al proprio Sé e alla propria accettazione.
Da cosa nasce la paura del rifiuto?
La paura del rifiuto origina dalle esperienze vissute durante l’infanzia o, comunque, durante la prima parte della nostra vita.
Ciò non significa che le esperienze che viviamo successivamente non avranno alcun effetto ma, tendenzialmente, ciò che genera ed instaura il meccanismo della paura del rifiuto è proprio ciò che viviamo durante lo sviluppo.
Rifiuto vissuto in infanzia
Spesso la paura del rifiuto nasce e si instaura durante l’infanzia, a seguito di esperienze rifiutanti vissute con le proprie figure di attaccamento (chi si prende cura di noi).
Pensate a tutti quei casi in cui un bambino viene abbandonato, o si sente rifiutato o lo è per davvero. Spesso, viene percepito un rifiuto anche in caso di iper-protezione. Ciò che coglie il bambino in questi casi è “non sai difenderti da solo” oppure “non sei perfetto”.
Il messaggio in questo caso sembra essere chiaro: devo proteggerti perché tu non sei perfetto.
In questo caso, il bambino può sperimentare un profondo rifiuto a cui spesso segue una svalutazione di se stesso e un vero e proprio malessere, come afferma Lise Bourbeau. E quindi anche una bassa autostima.
Chi teme il rifiuto “da adulto” , infatti, pensa di valere poco o, comunque, di non valere abbastanza.
Oltre al rifiuto da parte di un genitore, o di entrambi, molto importante è anche un’esperienza di questo tipo, vissuta in un contesto più ampio, come quello scolastico o amicale. Prendete come esempio un bambino che è ripetutamente rifiutato dai propri amici o bullizzato.
Come può non provare quella paura che tutto ciò possa presentarsi di nuovo? E sarà proprio in nome di questa paura che cercherà a tutti i costi di evitare qualsiasi situazione simile, al fine di contrastare il malessere vissuto a causa di quest’esperienza.
Rifiuto in ambito amoroso
Ciò che può generare o può rafforzare la paura del rifiuto è proprio un’esperienza di rifiuto vissuta in ambito amoroso: cosa c’è di peggio che essere rifiutati da chi ci piace o ci interessa?
Tutti, chi più chi meno, probabilmente, ci siamo ritrovati a fare i conti con questa esperienza davvero poco piacevole: aprirsi a qualcuno e poi essere rifiutati, porta sicuramente ad avere una ferita profonda. Questo accade perché, nel momento in cui ci apriamo a qualcuno, siamo vulnerabili e sentirsi rifiutati può farci stare davvero male o farci sentire respinti nella nostra parte più intima.
Conseguenze della paura del rifiuto
Come detto finora, il rifiuto è un’esperienza davvero spiacevole che ognuno di noi può ritrovarsi a vivere. Queste esperienze possono aver conseguenze davvero deleterie per il soggetto. Per questo se ne ha paura.
E questo può interessare ogni ambito, da quello amoroso a quello amicale, familiare o lavorativo.
Quali possono essere le conseguenze di tale paura?
Evitamento
L’evitamento è una strategia comportamentale messa in atto allo scopo di sottrarsi dall’esposizione a situazioni, persone, eventi temuti, poiché suscitano emozioni considerate negative. Tale reazione è tipica dei disturbi d’ansia e si manifesta anche nella paura del rifiuto: chi teme di essere rifiutato, evita a prescindere qualsiasi approccio o qualsiasi tipo di esposizione verso gli altri.
“Se evito di approcciarmi, non potrò essere rifiutato”.
Pensieri limitanti
Alla paura sono spesso associati dei veri e propri pensieri disturbanti e, perlopiù, incontrollabili. La persona, infatti, non riesce a controllare ciò che pensa, poiché la sua mente tende a focalizzarsi sugli aspetti negativi associati ad un possibile rifiuto, a ciò che potrebbe generare e a tutti quei pensieri auto svalutanti tipo “Nessuno mi vuole quindi sarò rifiutato anche da lui/lei”.
Tutto ciò, ovviamente, rafforza la bassa autostima della persona e l’evitamento di qualsiasi situazione percepita come minaccia. Dove il rifiuto è quasi dato per scontato!
Solitudine
Molto spesso, chi ha paura del rifiuto tende a preferire la solitudine a quelle che sono delle situazioni tipicamente sociali, poiché quest’ultime includono l’essere circondati da molta gente. Per chi ha paura del rifiuto, maggiore è il numero delle persone che sono accanto, maggiore è la possibilità di essere disprezzati.
Per quanto si cerchi di preferire la solitudine, spesso è impossibile ottenerla, anche perché, come ci ricorda Aristotele: “siamo animali sociali”.
E in quanto tali, spesso siamo “costretti” a vivere delle situazioni in cui bisogna condividere un’esperienza con qualcuno: in questo caso, chi ha paura del rifiuto, cercherà di conoscere l’altro, in punta di piedi e sempre protetto da una corazza, senza parlare quasi mai.
Strategie contro la paura del rifiuto
Finora abbiamo mostrato cosa sia il rifiuto, quali aspetti coinvolge e quali conseguenze, la paura di viverlo, provoca, nel soggetto. Se siete una di quelle persone che ha paura del rifiuto, probabilmente sarete d’accordo con ciò che abbiamo detto finora e vi starete rispecchiando in queste righe.
Forse vi starete anche chiedendo: è possibile superare questa paura?
Vediamone insieme qualche strategia per affrontarla.
Aumenta ogni giorno la tua consapevolezza del problema
Ciò che vivete è un problema, soprattutto per voi stessi, poiché la vostra paura del rifiuto vi porta a precludervi la possibilità di conoscere qualcuno.
Ma perché precludersi la possibilità di amare qualcuno solo per la paura di essere rifiutati? Molte volte chi vive queste situazioni, non le percepisce come problematiche, poiché è luogo comune pensare e dire “io sono così”.
Sbagliato. Se siete così, ci sarà un motivo: d’altronde tutti vogliamo aprirci all’altro e sentirci apprezzati ed amati per ciò che siamo.
Quindi individuate il vostro problema, riconoscetelo e partite da questo per affrontarlo.
Amplia la tua visione del rifiuto
La maggior parte di noi vede il rifiuto come un qualcosa di negativo e probabilmente in molti casi lo è, soprattutto quando finisce per causarci uno stato di sofferenza.
Ma tale sofferenza sarà sicuramente più forte se, nel rifiuto, continuiamo a vedere qualcosa che ha a che fare con noi. Spesso il rifiuto è considerato secondo un’ottica errata, come una svalutazione di noi stessi: se mi rifiuta, vuol dire che non vado bene o che non sono ok. Non è assolutamente così: possiamo non andare bene per qualcuno, ma andremo bene sicuramente per qualcun altro.
Inoltre, capire il perché qualcuno ci ha rifiutati, può aiutarci a conoscerci: cerchiamo allora di vedere il rifiuto come un qualcosa di costruttivo soprattutto per noi!
Ricordate inoltre che quando qualcuno ci giudica e/o ci rifiuta, sta dicendo qualcosa su di noi, ma anche su di lui, su come si rapporta. Il rifiuto, infatti, di solito ha più a che fare con la persona che rifiuta e meno con te. Quella persona mostra la capacità della persona di connettersi e accettarti. La persona potrebbe avere i propri ostacoli emotivi da affrontare. Rifletti su questo punto di vista.
Crea uno stato di rilassamento
Chi si sente rifiutato o ha paura di esserlo, non riesce a pensare ad altro se non al fatto che non vorrebbe sentirsi così: per questo potrebbe tormentarsi con continue domande sul perché sia stata rifiutata/o sul perché le/gli capiti molte volte.
Questo è un atteggiamento disfunzionale: un problema che deve essere risolto al più presto.
Non pensate al fatto che non vorreste essere rifiutati, ma concentratevi su come vorreste sentirvi e su come vorreste che le cose andassero: questo potrebbe aiutarvi a trovare uno stato di rilassamento che vi farà sentire più sicuri di voi.
Ricorda a te stesso/a le tue qualità
Quando si ha paura del rifiuto, ciò può divenire più forte di tutto il resto, tanto da essere persino più forte del nostro volere. Per questo ci si può sentire letteralmente paralizzati e non sapere cosa fare, poiché la paura può arrivare a bloccare la nostra mente e il nostro corpo: tutto ciò è normale.
In questi casi può essere utile ricordare a noi stessi ciò che siamo e le nostre qualità. Circondiamoci quindi di pensieri positivi: soprattutto, di valutazioni positive di noi stessi. Basterà guardarci indietro per ricordare chi siamo, recuperare ciò che di positivo siamo riusciti a fare e allenarci a dar risalto a queste.
Circondati inoltre di amici e familiari che ti sostengono. Queste persone servono a ricordare il tuo valore. Per superare il rifiuto, devi connetterti con le persone che ti amano.
Non sei la prima persona a ricevere un rifiuto
L’esperienza di essere giudicati, bene o male, riguarda tutti. Chi non è mai stato rifiutato o si è sentito tale? Il rifiuto fa parte delle relazioni sociali: ogni relazione implica una probabilità di rifiuto. Quindi, rilassatevi: non siete le prime persone ad essere state respinte e sicuramente neppure le ultime. E probabilmente non sarà l’ultimo rifiuto che riceverete.
Ma ricordate una cosa importante: i grandi successi non sono stati costruiti sulla fortuna, ma con la perseveranza, passando da un rifiuto al successivo senza mai perdere la speranza. Molte altre persone di successo subiscono il rifiuto più volte, prima di diventare ciò che sono.
Imparare a gestire il rischio è necessario in tal modo per la tua crescita emotiva. Quando scegli di amare qualcuno, ad esempio, rischi di perdere. Ma è meglio amare e rischiare di perdere o non rischiare il rifiuto e non amare affatto? La scienza ci mostra che cerchiamo connessioni, appartenenza e accettazione. Evitare il rifiuto chiude le porte a molte relazioni potenzialmente soddisfacenti.
Quindi non demordete: agite e mettetevi in gioco!
Aumenta la tua autostima
Come abbiamo detto precedentemente, la scarsa autostima è spesso correlata alla paura del rifiuto. Chi ha questa paura, tende a svalutarsi e a non avere fiducia in se stesso/a: questo non è adattivo.
Non avere fiducia in se stessi, significa non amarsi davvero, ma se non iniziate ad amarvi voi per primi, nessuno potrà farlo al posto vostro.
Sicuramente conoscerete tante persone che vi apprezzeranno o che vi ameranno, ma il vero amore nasce dalla fiducia e dall’amore verso se stessi.
Costruire relazioni con l’ossessione di essere accettati o amati è davvero ingiusto per voi stessi e per gli altri. Mettetevi piuttosto in gioco e cercate di pensarvi come persone capaci e amabili.
Aumentate la vostra autostima e la fiducia in voi stessi!
Riferimenti
- Beck, A. T. (1976). Cognitive therapy and emotional disorders. New York: Meridian. Trad it. Principi di terapia cognitiva. Roma: Casa Editrice Astrolabio
- Nardone, G. (2014). Paura, panico, fobie. La terapia in tempi brevi.
- Sassaroli, S., Lorenzini, R., Ruggiero, G. M. (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento. Raffaello Cortina Editore, Milano.
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