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La paura del palco
Cosa è, da dove nasce e come si può affrontare
L’ansia da palcoscenico (paura del palco) rappresenta un fenomeno ampiamente diffuso tra le persone che svolgono professioni artistiche, proprio a causa delle tensioni a cui sono esposte durante le loro frequenti esibizioni in pubblico.
Questa condizione risulta particolarmente presente tra i musicisti e si manifesta a più livelli, coinvolgendo la sfera cognitiva, fisica e comportamentale.
La paura del palco è un fenomeno piuttosto consistente e complesso da analizzare, che coinvolge il 69% dei musicisti e si caratterizza per la presenza di un vero e proprio conflitto tra il desiderio di mettersi in gioco esponendosi di fronte al pubblico e il timore di risultare inadeguati e di fallire nell’esecuzione della performance.
Differenze tra ansia sociale, ansia da prestazione e paura del palco
Rispetto alla comprensione e definizione di questa tipologia di ansia, in letteratura, sono state proposte varie prospettive, talvolta contrastanti.
Alcune teorie paragonano l’ansia da palcoscenico alla più generale ansia sociale o da prestazione, altre invece ne sottolineano l’indipendenza, considerandola una reazione esclusiva e limitata alla performance dell’artista. Sebbene sia possibile riscontrare nell’ansia da palco alcuni elementi tipici dell’ansia sociale, come ad esempio il timore di essere giudicati dagli altri (leggi l’articolo sulla paura del giudizio) o le elevate aspettative sulle proprie prestazioni/esibizioni (leggi l’articolo su come superare la delusione delle aspettative), tuttavia è opportuno differenziare le due tipologie di disagio.
Chi decide di calcare un palcoscenico esponendosi al giudizio del pubblico, mette in gioco se stesso e accetta le conseguenze positive e negative che potrebbero scaturire da una situazione già di per sé ansiogena, a differenza dell’ansioso sociale, in cui anche la minima possibilità di contatto con gli altri viene percepita come un pericolo da scongiurare in ogni modo.
Brodsky distingue l’ansia da palcoscenico dall’ansia sociale e dall’ansia di prestazione classificandola come “Sindrome da stress dei musicisti”, un fenomeno specifico e comune a tutti gli artisti, indipendentemente dalle loro modalità di performance.
Nell’ansia sociale il disagio è generato dalla paura di poter essere guardati e giudicati da tutti, anche quando potrebbe accadere che nessuno li stia notando durante la circostanza temuta (scarica l’e-book gratuito “Tre step per gestire l’ansia sociale”). La performance di un artista implica invece un’esposizione ad un pubblico reale pronto ad osservare e giudicare.
Cause e conseguenze della paura del palco
Vediamo allora di comprendere nello specifico le modalità di espressione della paura del palco e le possibili cause.
Barlow ha elaborato un modello generale dell’ansia che può essere particolarmente utile nel comprendere le dinamiche ansiogene riscontrate tra i musicisti. Esso identifica nell’ansia connessa alla paura del palco due componenti: una predisposizione genetica e una vulnerabilità psicologica, e può manifestarsi a più livelli:
- Emotivo (tensione, apprensione, panico)
- Cognitivo (paura di diventare ansioso, pensieri negativi, distraibilità, fallimenti di memoria)
- Fisico (aumento del battito cardiaco e della sudorazione, salivazione azzerata, disturbi gastrointestinali, difficoltà respiratorie, problemi muscolari)
- Comportamentale (tremolio di braccia e gambe, errori tecnici durante l’esibizione)
Questa costellazione di sintomi, oltre a produrre un disagio significativo nel soggetto in questione, può influire negativamente sulla qualità della performance del musicista, sviluppando la tendenza ad evitare le occasioni di future esibizioni.
L’ansia anticipatoria, presente nella paura del palco, può addirittura manifestarsi anche settimane prima o dopo l’esibizione attraverso varie forme di disagio, come irritazione, ritiro sociale e una maggiore tendenza ad ammalarsi fisicamente.
Quali fattori provocano l’ansia nel musicista?
Vediamo di identificare e comprendere le possibili cause sottese a questo complesso fenomeno.
Nei musicisti l’ansia può scaturire da una serie di paure consapevoli e razionali, ma anche inconsapevoli, legate ad esempio a stimoli condizionati come una o più esibizioni passate fallimentari. Spesso, è proprio il ricordo di tali esperienze ad alimentare ulteriori pensieri negativi ed ansie anticipatorie.
Sul piano cognitivo è spesso presente una valutazione errata delle proprie capacità, connotata da vissuti di inadeguatezza rispetto alla possibilità di eseguire una buona performance.
In effetti, una condizione di questo tipo non fa altro che ostacolare il musicista nella sua esibizione, interferendo realmente con la sua capacità di concentrazione e con l’esecuzione tecnica, confermando l’idea di non essere all’altezza.
Si innesca, come è possibile notare nelle varie forme d’ansia, un vero e proprio circolo vizioso che può indurre il soggetto a condotte di evitamento, fortemente limitanti per la sua crescita personale e professionale.
Alcuni studi descrittivi sottolineano una tendenza, comune a molti musicisti, ad attribuire un’eccessiva importanza alla qualità tecnica della loro performance, che riveste un ruolo fondamentale nella definizione della loro stessa identità e dell’autostima.
Questo elevato investimento che il musicista compie rispetto alla sua professione lo rende più vulnerabile di fronte all’errore, che verrà vissuto come un fallimento personale ed individuale, oltre che professionale.
La ricerca del perfezionismo e l’eccessiva meticolosità può, tuttavia, rivelarsi controproducente, nella misura in cui andrà ad esacerbare i sintomi ansiogeni presenti nella paura del palco, prima e durante il fatidico momento dell’esibizione.
Talvolta la paura dell’esibizione può essere generata dalla complessa interazione di più fattori legati al tipo di performance:
- Livello di preparazione (tecnica, strategie di coping, esperienza, scelta del repertorio)
- Modalità di esecuzione (collettiva o individuale, competitiva o valutativa, importanza attribuita all’esibizione)
- Caratteristiche del pubblico (dimensioni, livello di familiarità, qualità dell’interazione con esso, presenza di persone soggettivamente importanti)
- Fattori di personalità (livelli di eccitabilità e di attivazione del sistema nervoso autonomo)
- Caratteristiche affettive (tratti d’ansia, vulnerabilità emotiva, introversione)
- Cognitive (tendenza a rimuginare, percezione del rischio, pensieri irrazionali, self-efficacy)
- Comportamentali (capacità di regolazione emotiva, strategie di problem solving)
Possibili trattamenti della paura del palco
Abbattere i pensieri negativi
In generale, le prospettive di stampo cognitivista focalizzano l’attenzione sulla necessità di modificare i pensieri negativi che accompagnano non solo la performance dell’artista, ma anche tutto il periodo che la precede.
E’ importante che i messaggi negativi vengano gradualmente modificati in positivi.
Per fare un esempio concreto, un pensiero come “Devo essere apprezzato a tutti i costi dal pubblico” potrebbe essere modificato in “Anche quando sono al meglio delle mie potenzialità non è detto che possa piacere a tutti”.
In ambito psicoanalitico sono state proposte chiavi di lettura alternative rispetto alla comprensione dell’ansia da palcoscenico. Innanzitutto essa viene concepita come parte di un fenomeno molto ampio in cui giocano un ruolo significativo caratteristiche del soggetto come tratti di personalità e conflitti interiori, piuttosto che come un fenomeno isolato.
Superare la paura di vincere
Inoltre, se la maggior parte degli studi pongono la paura di essere giudicati e di fallire come principale causa dell’ansia, autori come J.J. Nagel attribuiscono alla paura una funzione difensiva che consente all’artista di preservare la propria autostima e di proteggerlo dall’eventualità di un successo.
L’ansia da prestazione, dunque, sarebbe l’espressione di conflitti intrapsichici in cui il desiderio di raggiungere il successo si scontra col timore che questo possa realmente concretizzarsi. Il focus viene posto, quindi, più che sul timore di essere giudicati sulla paura del successo.
Gli autori che sostengono questa prospettiva hanno ipotizzato che in molti musicisti tali conflitti possano essere generati da relazioni problematiche con le figure genitoriali, che non sempre approvano la loro scelta professionale, considerandola come precaria e instabile. Inoltre, in ambito clinico molti artisti che decidono di intraprendere un percorso di psicoterapia rivelano di non sentirsi sufficientemente supportati e compresi dalla maggior parte delle persone, rispetto alla loro professione.
Il successo potrebbe rappresentare, dunque, una modalità inconscia, per l’artista, di soddisfare quei desideri inaccettabili e pertanto viene temuto ed allontanato attraverso l’ansia. Durante la performance in pubblico il musicista vivrebbe in forma simbolica questo conflitto interiore.
Alcuni studi hanno rilevato come spesso l’ansia presente in chi presenta la paura del palco, può scaturire dal senso di precarietà e dall’incertezza che la professione di musicista implica, sia in termini economici che relazionali. Talvolta, nel tentativo di gestire fenomeni d’ansia e stress correlati all’esibizione alcuni musicisti possono scivolare in comportamenti a rischio, come ad esempio il ricorso a psicofarmaci o droghe, che in realtà aggravano la situazione. L’utilizzo di sostanze psicoattive oltre a ripercuotersi negativamente sulla salute psico-fisica riduce, infatti, il controllo motorio, fondamentale per garantire una performance dal vivo di alto livello.
Il fenomeno dell’ansia da palcoscenico nella professione del musicista risulta ancora un campo di indagine poco esplorato, soprattutto in merito ai fattori che possono generarla.
Com’è possibile gestire e superare questa forma di disagio?
Vari autori sottolineano l’inutilità di soluzioni come l’intensificazione delle prove o degli esercizi per migliorare la qualità della performance. Comportamenti di questo tipo incrementerebbero ulteriormente l’ansia e la tendenza al perfezionismo.
Attraverso vari studi e ricerche sono state individuati alcuni interventi risultati particolarmente efficaci nel trattamento dell’ansia nei musicisti:
- Training autogeno
- Esercizi fisici (respirazione, rilassamento, stretching)
- Tecniche cognitive (desensibilizzazione)
- Strategie di coping
- Meditazione
- Biofeedback
- Musicoterapia
- Alexander Technique (percorso educativo che consente di alleviare tensioni muscolari in specifiche aree del corpo, migliorare postura e coordinazione)
- Yoga
- Ipnosi
- Psicoterapia (eventualmente associata a trattamenti farmacologici)
Queste forme di intervento risulterebbero particolarmente efficaci, soprattutto se combinate tra di loro in un approccio olistico che tenga conto della eterogeneità e della complessità del fenomeno, nel favorire:
- Comprensione di sé
- Capacità di autoregolazione e stabilizzazione emotiva dell’individuo
- Migliorare la prestazione o la performance dell’artista
Uno studio particolarmente interessante ha posto in evidenza gli effetti positivi che le tecniche di yoga e meditazione possono generare sulle performance dei musicisti.
Durante lo studio sono stati selezionati dei giovani musicisti professionisti e successivamente suddivisi in due gruppi differenti.
Il primo gruppo è stato coinvolto in un percorso intensivo basato sull’utilizzo di pratiche di yoga e meditazione, per un periodo di circa due mesi, mentre il secondo gruppo, ovvero quello di controllo, non è stato sottoposto ad alcun tipo di trattamento. Attraverso specifici test e strumenti di valutazione è stato possibile monitorare i livelli di ansia e di umore dei soggetti, sia all’inizio del training che alla fine. Inoltre, specifici follow-up hanno evidenziato che anche a distanza di un anno, i giovani musicisti che erano stati coinvolti nel percorso intensivo di yoga e meditazione mostravano livelli inferiori di ansia, una riduzione di emozioni negative e di pensieri disturbanti durante le loro performance, rispetto ai soggetti non trattati. In generale è stata riscontrato un miglioramento del benessere psicofisico dei soggetti, sia per quanto concerne la qualità delle loro performance che rispetto alla vita quotidiana.
Le pratiche di yoga e meditazione risulterebbero particolarmente efficaci nella gestione della tensione emotiva alla base della paura del palco, proprio in virtù dell’approccio olistico su cui si basano. Partendo dal presupposto teorico dell’esistenza di una connessione mente-corpo, infatti, promuovono l’utilizzo di specifiche tecniche che includono esercizi di respirazione, meditazione, mantenimento della concentrazione, miglioramento della postura e della flessibilità corporea globale. Queste metodologie risulterebbero molto efficaci anche nel trattamento dei disturbi muscolari e posturali (dolori muscolo-scheletrici, sindrome del tunnel carpale, crampi, contrazioni involontarie) che spesso vengono sviluppati dai musicisti per via dell’eccessivo allenamento o per fattori psicologici come ansia e stress.
Si tratta di metodologie che agiscono sulla capacità di controllo volontario e consapevole del proprio corpo, riducendo in tal modo quell’insieme di tensioni muscolari involontarie che possono interferire con la fluidità della performance.
Non risulta ancora chiaro se l’ansia da palcoscenico possa considerarsi un fenomeno isolato e avulso dalla personalità del musicista o se sia, al contrario parte integrante di una sintomatologia più ampia e complessa.
Si tratta di un fenomeno particolarmente complesso ed interessante, per il cui trattamento possono essere previsti specifici percorsi e training personalizzati in base alle esigenze personali, adeguatamente supportati dalla figura di uno specialista. Attraverso la strutturazione e l’integrazione di tali percorsi è possibile offrire un valido aiuto che consenta ai musicisti di comprendere ed analizzare le motivazioni del proprio disagio interiore, fornendo al tempo stesso gli strumenti per poterlo gradualmente superare e gestire in modo che non sia invalidante per lo sviluppo della loro carriera artistica e, in generale per il mantenimento di una condizione globale di benessere psico-fisico.
Approfondimenti
- Performance anxiety and the performing musician: a fear of failure or a fear of success? Julie Jaffe Nagel, Ph.D., M.S.W.
- A systematic review of treatments for music performance anxiety. Danna T. Kenny (2005)
- Personality and performance anxiety among professional orchestra musicians. F. Langendörfer et al. (2006)
- Yoga ameliorates performance anxiety and mood disturbance in young professional musicians. S. Khalsa, et al. (2009)
- Forme dell’ansia e predittori di personalità negli artisti: uno studio sui musicisti. Colazilli, S. Napolitano, D. Martino – Studi Cognitivi (2013)
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