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8 Aprile 2011Comportamenti sessuali “sconvenienti” sono spesso indice di un disturbo. E’ il caso delle parafilie, caratterizzate dall’aspetto di dipendenza ossessivo-compulsiva e sulle quali la maggior parte degli interessati non interviene per vergogna. Ne abbiamo parlato con il Dott. Davide Algeri, Psicologo e Psicoterapeuta di Milano.
A cura di Antonella Marchisella
Dott. Algeri, che cosa si intende per parafilia?
Le parafilie sono delle perversioni sessuali, caratterizzate dallo spostamento dell’attenzione erotica verso pratiche inusuali. Nello specifico le parafilie sono causate da un’eccitazione sessuale atipica e chi ne soffre ha delle fantasie, pensieri, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e sessualmente eccitanti che risultano fuori dalla norma. Occorre premettere che all’interno di una relazione di coppia può capitare a volte di avere pensieri o impulsi strani, spinti dal gioco erotico, ma non per questo possiamo affermare di essere in presenza di un disturbo.
Si parla invece di parafilia nel momento in cui questa modalità di eccitazione atipica si trasforma in un grave limite per la persona, compromettendo le sue relazioni e creando un forte disagio sia a livello personale che sociale.
E’ previsto l’uso di oggetti o comunque situazioni a rischio?
Si, in alcuni tipi di parafilie è previsto l’uso di oggetti, come ad esempio nel fetiscismo dove per eccitarsi si ricorre a feticci quali scarpe, biancheria intima, o strani articoli (sex-toys) che stimolano l’eccitazione. Ancora un altro esempio è dato dal sado-masochismo che consiste nell’utilizzo di strumenti (fruste, cinghie, oggetti appuntiti, etc.) per infliggere dolore fisico o psicologico nel partner, che altro non è che la fonte da cui deriva il piacere.
Alcuni tipi di parafilie possono poi creare delle condizioni di rischio sociale più o meno elevato, a seconda della distanza che si viene a creare tra chi ha la perversione e chi la subisce e da quanto questa risulti intrusiva nella sfera personale della vittima. Si va ad esempio dall’esibizionismo, che prevede l’esposizione dei propri genitali in pubblico, o il voyeurismo, dove la persona si eccita ad osservare una coppia impegnata in un atto sessuale, fino al frotteurismo o alla pedofilia, che investono direttamente chi subisce la perversione con conseguenze spesso molto negative.
Che cos’è il frotteurismo?
Il frotteurismo viene considerato una parafilia e consiste nel ricercare un contatto fisico attraverso lo sfregamento dei genitali o il palpeggiamento, dove il massimo piacere deriva dal trovare una persona sconosciuta, nella speranza che sia consenziente. Chi soffre di questo disturbo non ha intenzioni di abusare sessualmente della vittima. Il frotterusmo rappresenta una problematica nella misura in cui non esiste il consenso dell’altra persona. In caso contrario, non si configura come un problema.
Il frotteurismo si manifesta tipicamente nei maschi e chi ne soffre spesso va alla ricerca di luoghi affollati (mezzi di trasporto pubblico, centri commerciali, stadi) dove poter scegliere le donne con cui strusciarsi o da palpeggiare, provando così a passare inosservato. La scelta è infatti dovuta al fatto che in questi luoghi, pieni di gente, si è soliti stare a stretto contatto, ragion per cui, molto spesso le vittime di questi molestatori non protestano in quanto non sicure di ciò che sta accadendo.
Quali dinamiche, processi mentali, sono alla base della parafilia?
I comportamenti parafilici, scaturiscono dal bisogno di metter fine ad un’angoscia che proviene dall’interno e che può essere placata solo attraverso un’azione compulsiva (ripetitiva), che spesso finisce per generare un forte senso di colpa, vergogna e scarsa autostima. Nella vita di tutti i giorni ognuno di noi vive sensazioni quali ansia, nervosismo, agitazione e nella maggior parte dei casi è in grado di scaricare l’accumulo di tensione attraverso attività piacevoli, socialmente accettate e condivise (palestra, una vita sessuale soddisfacente con il proprio partner, yoga).
Il soggetto che presenta una parafilia, invece, sperimenta un’angoscia ed un’ansia spropositata che getta fuori attraverso modalità comportamentali atipiche. Per comprendere meglio le parafilie è possibile paragonare l’angoscia e l’ansia sperimentata dalla persona come ad una valvola a pressione difettosa che accumulando gas trova come unica via di sfogo l’esplosione (l’atto sessuale atipico). Chi soffre di queste perversioni cerca in tutti i modi di opporsi alla forte tensione interna, tentando di controllare in tutti i modi pensieri e pulsioni.
Tale ricerca del controllo, finisce però con una perdita dello stesso e paradossalmente genera un aumento dei comportamenti parafilici. Si crea così un circolo vizioso all’interno del quale la persona più cerca di vietarsi il comportamento o la situazione più non può farne a meno.
Quanti casi tratta in media, in un anno, di questo tipo di disturbo?
In genere, il numero di persone che si presenta in studio portando un problema di parafilia è sicuramente minore rispetto ad altri tipi di problematiche. In un anno la media è di tre casi circa ed inoltre la percentuale di uomini con problemi di questo tipo è più elevata rispetto a quella delle donne. Per mia esperienza ho potuto notare che la media è così bassa perchè chi arriva a chiedere aiuto, di solito è spinto dal forte disagio personale di non sentirsi accettato dalla società ed escluso perchè colpevole. In altri casi invece giungono accompagnati da un partner che ha superato il limite di sopportazione.
Come si esce dalla parafilia?
Il trattamento delle parafilie è piuttosto complesso, in quanto la persona spesso si vergogna e si sente indegno ad ammettere il proprio problema e per questo è più difficile intervenire. Ad ogni modo il primo passo del percorso terapeutico, coincide con il supportare psicologicamente il paziente nel fronteggiare i vissuti di vergogna o la paura di sentirsi stigmatizzato. In seguito l’intervento consiste nell’utilizzo di modelli specifici, che devono essere ovviamente adattati ad ogni caso peculiare, sia sul singolo che sulla coppia.
L’obiettivo del trattamento in generale è orientato a modificare la percezione che si ha del problema e all’abbattimento di quel circolo vizioso di cui ho accennato prima che spesso è la causa del disagio. A seconda dei casi e della gravità, può essere utile almeno all’inizio, affiancare ad un intervento psicologico anche un supporto farmacologico, per sedare gli impulsi sessuali e quindi l’intensità e la frequenza della parafilia. Il mio consiglio in ogni caso è di ricorrere all’aiuto di un professionista psicologo, psicoterapeuta o sessuologo per uscire dalle parafilie, al fine di evitare nei casi più estremi denunce e arresti.
Fonte: Pianeta Donna
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