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Vi è mai capitato di sentirvi dire da qualcuno, magari su Facebook o su Whatsapp, di non essere pronto per una storia seria e di non volersi innamorare?
Magari quel qualcuno vi ha detto che era meglio allontanarsi, eppure continuava e continua ad orbitarvi intorno, mette like, commenti, alle vostre foto, video e contenuti sui social.
Oppure prendiamo un altro esempio: la vostra storia è finita e il/la vostro/a ex partner è comunque lì? Vi manda cuoricini sui social? Commenta ogni cosa che fate, ma non vi risponde ai messaggi privati?
In un certo senso, c’è, ma non c’è!
Bene, questi sono comportamenti tipici di alcune persone definite “orbiter”.
Proveremo a capirne di più, qui di seguito, cercando di mettere in evidenza chi è l’orbiter e in cosa consiste l’orbiting.
Indice contenuti
Orbiting
Definizione di orbiting
Ma partiamo dalle basi: chi ha definito per primo questa strategia?
Fu Anna Iovine a darne una prima definizione: una blogger che, nel raccontare una sua esperienza personale, identificò questo comportamento, definendo l’orbiter come “quell’ex che ti tiene nella sua orbita”.
La blogger in questione ha affermato di aver incontrato un uomo conosciuto su Tinder, con il quale è uscita un paio di volte. L’uomo in questione ad un certo punto ha smesso di rispondere ai messaggi della donna, dopo il secondo appuntamento. Eppure l’uomo continuava a guardare tutte le sue stories.
A tal proposito la blogger ha detto: “Più descrivevo il comportamento di Tyler agli amici, più mi rendevo conto di quanto fosse comune questo genere di cose. L’ho soprannominato Orbiting durante una conversazione con una collega, mentre descriveva poeticamente questo fenomeno, come un ex pretendente che ti tiene nella sua orbita – abbastanza vicino da vedersi; abbastanza lontano da non parlare mai”.
Si, perché è proprio questo l’orbiting: un fenomeno per cui un ragazzo ti lascia, ma continua a seguirti sui social, facendoti sapere di esserci ancora, tramite commenti, like.
Insomma, lui non risponde, non chiama, non si fa più vivo, ma voi ne sentite comunque la presenza, perché sapete che legge le cose che scrivete sui vari social.
Infatti lui verifica quando siete on-line sulle varie chat: legge quello che scrivete agli amici in comune.
Controlla quello che fate e si informa con molta probabilità circa quella che è la vostra vita.
Insomma questo è un fenomeno che si manifesta dopo l’interruzione di una relazione o di una frequentazione: l’artefice di questo, ovvero l’orbiter, si prende il lusso di non rispondere ai messaggi in chat, pur restando nella vita dell’altro, ad intermittenza, creando delle false speranze in chi è stato lasciato.
In un certo senso siamo di fronte ad una strategia psicologica che ha come fine, il cercare di tenere buono l’altro.
Per questo l’orbiter attua specifici comportamenti, non sicuramente lasciati al caso: si fa sentire, si fa vedere, e poi sparisce, ma non del tutto.
Ecco perché parliamo di orbiting: perché questo soggetto orbita nella vita dell’altro, manifestando una presenza/assenza costante, che non può che generare nell’altro ansie e dubbi.
Come si manifesta
La storia è questa: da una parte ci siete voi, che siete stati lasciati o comunque siete stati allontanati dal/la ragazzo/a che stavate frequentando e dall’altra parte c’è chi invece vi ha allontanato, ma solo in modo parziale, poiché si prende comunque il lusso di sparire e riapparire, tramite like, commenti, lasciandovi puntualmente in un mare di domande.(Scopri il dubbio patologico)
Quanti di voi si ritrovano in questo scenario? Sicuramente siete in tanti a ritrovare la vostra storia in queste parole.
Parole che sembrano riferirsi ad uno specifico fenomeno. Sì, perché parlare di questi tipici comportamenti significa parlare di orbiting: un fenomeno questo che potrebbe essere esploso con i social.
Ghosting e orbiting
Molti di voi staranno pensando che questo fenomeno sia simile a quello del ghosting: per chi non lo sapesse, nel ghosting, che avviene tendenzialmente attraverso i social network, le persone si frequentano e poi spariscono totalmente. (Approfondisci il fenomeno del ghosting)
Qui, come abbiamo visto, la particolarità sta proprio nell’esserci e nel non esserci.
Il profilo dell’orbiter
A questo punto sorge in modo spontaneo una domanda: ma chi è l’orbiter? Perché si comporta in questo modo? Cosa si nasconde dietro questi suoi comportamenti?
A tal proposito non possiamo che fare riferimento ancora una volta ad Anna Iovine, la quale ha individuato tre tipi di profili predisposti a mettere in atto tali comportamenti.
- Quelli che amano esercitare il loro controllo sugli altri. In questo caso siamo in presenza di quei ragazzi che si comportano in questo modo solo per sentirsi forti. Anche Taylor Lorentz, reporter del Daily Beast, specializzata nel mondo dei social media, sembra pensarla in questo modo, aggiungendo che chi fa orbiting utilizza un comportamento calcolatore, che non fa altro che bloccare chi ne è vittima.
- Quelli che non hanno idea di cosa stiano facendo. Ebbene si: in questo caso ci riferiamo a quegli ex che magari vedono ogni storia su Instagram o Facebook che l’altro pubblica, ogni foto. Non si perdono nulla dell’altro: insomma fanno tutto questo, ignari del fatto che l’altro lo possa sapere.
- Quelli che non sanno cosa vogliono. Quelli, insomma, che nell’incertezza, preferiscono chiudere, ma non del tutto, perché, “non si sa mai, che ci sia un ripensamento!”
A tal proposito si è espressa anche una specialista delle relazioni, Rachel O’Neill, la quale identifica l’orbiter come quel ragazzo o ragazza che ha detto di non essere pronto/a per impegnarsi, ma che allo stesso tempo non riesce a distaccarsi, per paura di un successivo ripensamento.
La stessa ha affermato testuali parole: “Parte di questo comportamento orbitante è in realtà attribuibile a quelle persone che non si sentono pronte a impegnarsi in una relazione, ma decidono comunque di orbitare attorno alla persona. Hanno deciso di lasciare, perché la preoccupazione è che se dovessero eliminare completamente il contatto, potrebbero perdere l’occasione di riconnettersi con lei in seguito”.
Anche lo scrittore britannico Philip Ellis sembra viaggiare su questa linea, poiché sostiene come i ragazzi sembrano comportarsi in questo modo, quando vogliono “lasciare aperta la famosa porta”.
Insomma, da quanto detto, possiamo dire come l’orbiting sia quasi un gioco psicologico, che può avere diverse spiegazioni.
L’orbiter può poter voler, per esempio mantenere un potere sull’altro o semplicemente un aggancio.
Ma non solo, potrebbe poter mettere in atto questa strategia, perché magari è un narcisista: perché, ama pensare solo ai suoi bisogni, e di conseguenza tiene all’angolo l’altro, solo per poterlo richiamare, qualora volesse soddisfare un suo capriccio.
Ma sembra esserci anche un’altra lettura del fenomeno.
Lo psicoterapeuta Adriano Formoso, a tal proposito, afferma che quando si parla di orbiting, è necessario porre attenzione ai traumi vissuti durante l’infanzia. (Leggi come la violenza assistita può influenzare lo sviluppo)
Secondo lo psicoterapeuta, l’orbiter infatti altro non è che un soggetto che non ha sviluppato una chiara idea di se stesso e della propria vita. I traumi che ha sperimentato in tenera età, gli hanno infatti impedito di costruire una propria identità funzionale alle relazioni.
Questo soggetto arriva così a sostituire il proprio se reale con un’idea grandiosa, per sfuggire ad un senso di vuoto e a sentimenti di depressione, che quindi vengono da molto lontano.
Insomma le cause sottostanti questo fenomeno possono essere diverse, ma alla base di tutto sembra esserci una persona fragile.
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