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9 Luglio 2013L’insoddisfazione è dell’uomo: se può esser buona alleata per spronarci a non sederci e a realizzare sogni e obiettivi, può anche renderci l’esistenza molto faticosa. Di questa seconda faccia dell’insoddisfazione parleremo qui: quell’allungare la mano costantemente per afferrare qualcos’altro.
L’abitudine a voler sempre di più o sempre qualcosa di diverso può ingannare senza fine la nostra mente, distraendola senza sosta. Il desiderio ha un effetto proliferante – sempre di più, sempre più in fretta – fino a quando non percepiamo niente altro che l’oggetto che stiamo inseguendo. Nella nostra mente insoddisfatta, la festa a cui non siamo stati, la relazione che non ha funzionato, il posto di lavoro che non abbiamo ottenuto, diventano le occasioni migliori, le più eccitanti e brillanti.
L’insoddisfazione è come avere un pappagallo sulla spalla che ci distrae con un monologo interiore senza fine: “Come ti senti? Hai freddo o caldo? Vuoi alzarti o restare dove sei? Cosa vorresti?”. È sfiancante. Ci distrae e può non finire mai.
Indice contenuti
Effetti dell’insoddisfazione e soluzioni
La mancanza di soddisfazione ha delle conseguenze agghiaccianti. A livello personale (micro), la difficoltà nel mantenere delle relazioni ci ha portato alla solitudine e alla disgregazione, sempre più diffusa, delle famiglie. A livello macro, l’abitudine a essere consumatori insoddisfatti ha messo a rischio la sopravvivenza stessa del nostro pianeta. Infine, la nostra incapacità, come nazioni, di coesistere in modo pacifico ha creato una cultura militarista in espansione.
Non mi dilungo oltre sulle caratteristiche e le conseguenze dell’insoddisfazione, per dare più spazio alla soluzione a questo cruccio umano: la capacità di provare soddisfazione (in inglese, contentment).
La soddisfazione è uno stato mentale che non ha niente a che fare con i soldi e con gli oggetti che possediamo, né con le persone che ci circondano. Al contrario, è la conseguenza dell’aver trovato un punto di stabilità dentro di noi, che ci permette di esser felici in modo quieto, qualsiasi sia la nostra situazione, e di essere in pace con la persona che siamo.
Provare soddisfazione può essere tanto facile – eppure tanto rivoluzionario – quanto fare un profondo respiro e decidere di lasciare andare – come nell’espirazione – tutto quello che ci rende ansiosi e insoddisfatti. Proviamo a trovare quiete mentre siamo imbottigliati nel traffico, nel mezzo di una discussione o quando sentiamo che stanno per spuntarci le lacrime. Lasciamo che il trambusto del mondo semplicemente si acquieti. Ci è possibile lasciare andare e rilassarci?
Imparare a vivere nel momento presente accettandolo così com’è è l’unico modo per funzionare al meglio e sentirci completamente vivi. La soddisfazione ci libera dagli incessanti desideri che ci spingono in avanti alla cieca e che ci impediscono di essere in ascolto dei nostri reali bisogni e di accogliere le necessità e i doni degli altri. La soddisfazione ci permette di dirigere la nostra energia liberamente, in modo più fresco e consapevole.
La soddisfazione porta una gioia silenziosa che si esprime nel sorriso gentile e nello sguardo dolce. Viene da un posto interno tranquillo e sembra dare un senso a tutto. Quando ci sentiamo soddisfatti non c’è bisogno di parole né di azioni, a meno che non ce ne sia un buon motivo. Chi è profondamente soddisfatto non ha bisogno di ferire gli altri né di approfittarsene. I familiari e gli amici riconoscono in questa persona pace e serenità e ne vengono attratti, per rifugiarsi e riposare.
La soddisfazione non è qualcosa di intellettuale, che nasce dalla nostra mente. La mente sarà sempre capace di trovare motivi per non essere soddisfatti e aggrapparsi ad essi con le unghie e con i denti.
Non cerchiamo, dunque, la soddisfazione con la mente: questa è, piuttosto, un sentimento stabile, che riposa nel profondo. Esiste soltanto nel momento in cui decidiamo di essere soddisfatti di quello che siamo, di quello che facciamo e abbiamo. Anche se la mente continua a ronzare gentilmente a un livello superficiale, può esser possibile che un’altra parte di noi, più profonda, sia felice e in pace.
La soddisfazione ci consente di convogliare la nostra energia come vogliamo e di acquietare quella sensazione di “non essere abbastanza buono” che mina le nostre fondamenta e può facilmente sabotare i nostri successi.
“Minor desiderio significa minor sofferenza”, dice Lama Zopa Rinpoce, un maestro tibetano buddhista. Fermiamoci e facciamo una pausa. Chiediamoci cosa sta davvero succedendo. La nostra saggezza interiore ci dice che questo incessante desiderare e sperare non ci porterà mai pace. L’ossessione per i dettagli di tutti i giorni spesso maschera una segreta tristezza o uno scontento che serpeggia, nascosto in profondità. Possiamo persino avere la sensazione che ci sia da sempre, che non si possa fermare il disco. Il lamentarci costantemente per questo o per quel dettaglio del nostro quotidiano – il tragitto per arrivare in ufficio, la nostra vita affettiva e familiare – spesso significa che siamo in realtà infelici con noi stessi.
What you focus on, increases
Abbiamo, poi, la tendenza ad alimentare questi disagi, convogliando su di essi le nostre energie, e quindi sprecandole, piuttosto che cercare delle soluzioni. “What you focus on, increases”, sentii dire ad una life coach americana: “Ciò su cui ti concentri, aumenta”. Più ci concentriamo su ciò che non va, più aumentiamo le probabilità che si prolunghi nel tempo, in un circolo vizioso. Concentrarci su ciò che funziona nella nostra vita aumenta il nostro senso di gratitudine, di soddisfazione e questi sentimenti sono sferzate di buona energia che possiamo utilizzare per trovare le soluzioni a ciò che non va come vorremmo.
Il concetto di soddisfazione può esser facilmente frainteso. Non si tratta di essere statici in un mondo in movimento. Né di essere inattivi: esser soddisfatti ci può infatti aiutare nel focalizzarci più chiaramente su quello che funziona, così come su quel che può esser migliorato. Non ci rende né deboli né passivi, né arrendevoli: al contrario, mentre la mente diventa più flessibile e aperta, si crea lo spazio per l’ispirazione e la creatività.
Come sviluppare la soddisfazione?
La semplicità della vita che conduciamo può essere un modo per sviluppare la soddisfazione. Per quanto semplicità e soddisfazione non siano sinonimi, spesso queste due qualità si rafforzano a vicenda. Gandhi fu profondamente interessato al tema della soddisfazione e, per lui, quest’ultima era associata al ritorno a valori tradizionali e ad una maggior semplicità di vita. Nel corso della storia, numerosi maestri spirituali hanno invitato a periodi di volontaria semplicità e riduzione dei consumi.
Nella vita moderna si può iniziare con lo spegnere il cellulare o decidere di prendere meno impegni nel fine settimana. Per altri può voler dire creare una routine che lasci un po’ di tempo a disposizione per se stessi, all’inizio o alla fine della giornata. O ancora decidere di tenere un giorno alla settimana libero da qualsiasi spesa non necessaria (ovvero, in cui è ammesso solo l’acquisto dei generi alimentari strettamente necessari). Alcune persone possono scegliere di andare in “ritiro” per avere un momento di stacco dal cibo, dall’alcool, dalla TV, dalle chiacchiere, dallo shopping, tutte cose che ci travolgono, se non dosate e non vissute con consapevolezza. Un luogo tranquillo può aiutare i nostri pensieri a rallentare fino a farci arrivare, anche se per breve tempo, a un punto in cui non sentiamo il bisogno di allungare la mano per afferrare qualcos’altro.
Le semplici espressioni “sto facendo del mio meglio” oppure “va bene, hai fatto tutto quello che potevi” sono fra le parole più gentili che possiamo dire a noi stessi e ai nostri figli, amici, colleghi.
Infine, proviamo a chiederci:
- C’è qualcosa su cui, attualmente, la mia mente torna e ritorna?
- Qualcosa per cui provo avversione? Può trattarsi di cose, persone, luoghi.
- Cerchiamo poi di richiamare alla mente un momento in cui ci siamo sentiti pienamente soddisfatti, come un albero saldo in una giornata di vento. Come ci sentivamo? E che differenze rispetto agli scenari 1) e 2)?
Riflettiamo su queste tre condizioni. Quanto spesso la nostra mente viene agitata dai sensi? Quanto velocemente si sposta da un pensiero ad un altro, con preoccupazione? Abbiamo mai la sensazione di stare inseguendo qualcosa o qualcuno, la vita stessa? Che effetto ha questo sul nostro comportamento? Sulle nostre relazioni? Come, invece, il sentirci soddisfatti influisce su emozioni e scelte? Come, il sentirci soddisfatti, colora i nostri giorni?
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