A proposito di cure online
31 Ottobre 2010Dott.ssa Laura Tavani – Psicologa Psicoterapeuta
19 Novembre 2010L’ansia è una reazione normale perché segno di attenzione verso il proprio bimbo, che permette di riconoscere le situazioni potenzialmente pericolose da quello che non lo sono affatto.
Quando l’ansia nella madre è troppa forte però, questa rischia di sentirsi inadeguata. Cosa accade in questi casi?
Un’ansia eccessiva si genera nelle situazioni in cui la madre si convince che non possa o non debba succedere nulla di “pericoloso” al proprio bambino. In questi casi comincia a prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio, ad ogni suo comportamento e poiché è normale che possano verificarsi degli imprevisti (un normale pianto o i normali imprevisti come se cade e si fa male, se i pannolini sono della misura sbagliata, etc.), questo controllo finisce per non risultare “perfetto” come la madre vorrebbe e a questo punto che nella madre si genera spesso la percezione di non aver controllato abbastanza in modo efficace. Ciò provoca un aumento del livello di controllo, che a sua volta genera ansia, continuando a confermare l’incapacità di un controllo perfetto ed ecco che si crea così il circolo vizioso.
In questi casi, siamo in presenza di un controllo che fa perdere il controllo.
Indice contenuti
Quali sono le conseguenze di questo comportamento?
Un piccolo Fantozzi: il bambino rischia di cresce insicuro, preoccupato, ansioso di fronte ad ogni situazione, poiché percepisce e si “nutre” delle emozioni e delle sensazioni della madre, che gli trasmette un continuo stato di allerta. Un piccolo Fantozzi.
Da “base sicura” a caserma: la madre, che dovrebbe rappresentare un’ancora di salvezza, una “base sicura” di fronte alle situazioni che il bambino sente di non riuscire a superare, si trasforma in una caserma, che finisce con l’opprimere da un lato e con lo spaventare dall’altro il piccolo, non permettendogli di crescere in modo sereno.
Suggerimenti utili
Evitare di anticipare: proprio per evitare di apparire agli occhi del piccolo una caserma, o comunque un punto di riferimento fragile, è consigliabile fare un passo indietro e aspettare che sia il piccolo a chiedere aiuto e non la madre ad anticipare ciò che potrebbe accadere. E’ importante infatti che il piccolo interiorizzi il concetto che può contare sulla madre quando ne sentirà il bisogno, viceversa sarà lui a dover consolare la madre per placare la sua ansia.
Creare piccoli sabotaggi è più facile che prevede gli imprevisti: la madre osservatrice non partecipante, dovrebbe lasciar spazio al bambino, provando ad esempio lei stessa a creare dei piccoli ostacoli, dei piccoli imprevisti che in questo caso può controllare meglio, proprio perché creati da lei e osservando se il bambino riesce a cavarsela da solo. Ciò può facilitare la crescita e insegnare al piccolo a superare gli ostacoli.
Monitorare il dialogo: E’ importante utilizzare un dialogo che sia in relazione alla sua fase evolutiva, cercando di non prevenire quelle che potrebbero essere le paure, le ansie, ma restando in attesa che siano sempre i figli a chiedere. E’ importante anche chiedersi se siamo pronti a parlare di certe cose (sessualità, morte, dolore, rabbia, etc.), perché sicuramente spesso siamo più noi che loro ad essere imbarazzati.
Ricordarsi che siamo custodi non proprietari: è bene tenere sempre a mente che i nostri figli non ci appartengono, non sono di nostra proprietà, quindi spostiamoci dalla posizione egoistica ed egocentrica del “tu sei mio” e impariamo a porci piuttosto nella posizione di custodi dei nostri figli.
Ruolo del padre non marginale: è importante e oggi ancor più di prima, che il padre dia un supporto quando ciò è possibile alla madre nel mantenimento della sicurezza del proprio figlio, anche per evitare che la madre si senta sola in questo ruolo. Anche ciò contribuirà a diminuire il livello di ansia della madre.
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