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La tecnica della sedia vuota: cosa è e finalità
La sedia vuota (o ausiliaria o sedia calda) è una tecnica di origine psicodrammatica e viene utilizzata sia nelle sedute di Psicodramma che nella Psicologia della Gestalt.
In questa tecnica la persona rappresenta un’altra persona o un ruolo e improvvisa un dialogo da sola: esplicitando le parti e scindendole tende a rimetterle in contatto promuovendo il dialogo.
Lo scopo è promuovere l’integrazione tra le polarità opposte e in conflitto della personalità.
La sedia vuota, che occupa uno spazio ben preciso nell’ambiente, si utilizza quando il protagonista deve dire delle cose ad un altro che egli immagina occupare lo spazio offerto dalla sedia. L’elemento concreto, ma vuoto, rappresentato dalla sedia si presta ad essere riempito da tutto ciò che il protagonista vede in chi tale spazio occupava: è uno spazio dove si posano le percezioni, le proiezioni, le paure, i desideri del protagonista.
La tecnica della sedia vuota: modalità di utilizzo
Può trattarsi della poltrona dove il padre si sedeva per leggere il giornale, della culla del bambino, della poltroncina del nonno, della sedia del capoufficio, del posto a tavola occupato dal padre, dalla madre, dal marito. La sedia vuota può essere anche utilizzata per incontri con persone morte o mai nate ma significative nel mondo intrapsichico del protagonista. La tecnica della sedia vuota ci riporta al valore simbolico che certi oggetti, certi spazi rivestono anche nella vita quotidiana, ed è un espediente utilizzato a volte nelle rappresentazioni teatrali per raffigurare la presenza simbolica di persone significative, scomparse o lontane.
Nella pratica, i partecipanti a una sessione di psicodramma si riuniscono a cerchio o semicerchio all’interno del quale si aggiunge una sedia vuota. Lo psicodrammatista domanda a ciascuno di osservarla e immaginare che vi sia seduto qualcuno con il quale entrare in comunicazione. Dopo qualche istante di silenzio si chiede a ognuno di raccontare cosa ha provato: alcuni dicono di aver visto una sola persona, altri più di una, altri ancora un genitore defunto o un figlio mai nato e così via. A questo punto si può proseguire con lo psicodramma.
La tecnica della sedia vuota: varianti e quando è sconsigliata
Una variante può essere quella di chiedere a ciascuno di immaginare una conversazione con qualcun altro che sta sulla sedia vuota e di essere psicodrammaticamente questa persona usandola come doppio. In questo modo lo psicodrammatista dialoga con lui esplorando a rotazione le problematiche di ciascun membro del gruppo.
Un esempio di utilizzo concreto
Nella mia esperienza, mi è capitato diverse volte di usare la tecnica della sedia vuota con persone adulte. Essa è infatti sconsigliata con i bambini. Utilizzare questa tecnica, seppur semplice così come descritta, non è facile: essa richiede infatti la capacità di contenere la persona in quanto suscita una serie di emozioni molto forti che a volte possono portare anche a degli acting out. Utilizzai per la prima volta questa tecnica con una paziente verso la cui storia avevo dei sentimenti contrastanti: percepivo un forte dolore, ma non riuscivo a capire da dove provenisse e nonostante io andassi ad indagare diverse aree della sua vita, sembrava che il problema non fosse da nessuna parte. Come se non esistesse. La paziente riferiva di essere lei quella sbagliata. Decisi allora di esplorare maggiormente la storia attraverso la sedia vuota: come immaginavo, la paziente non riuscì a dire molto alla persona che con cui stava immaginando di comunicare, ma compresi che quelle poche parole mi stavano dando delle informazioni nuove che potevano rappresentare il nocciolo del problema. In effetti lo erano e questo fu dimostrato dal fatto che la paziente, appena finita la conversazione, scoppiò in un pianto ininterrotto che facevo io stessa fatica a calmare. Ci vollero più di dieci minuti prima che la signora riuscì a emettere di nuovo un suono diverso da quello di un pianto: mi confessò che c’era un evento che non mi aveva mai raccontato, non perché non volesse, ma perché probabilmente lo aveva rimosso. Ne parlammo e capii che quell’evento, accaduto molti anni prima, aveva rappresentato l’inizio della sua sofferenza.
La tecnica della sedia vuota aveva quindi avuto due benefici: il primo, permettere alla paziente di liberare le sue emozioni attraverso il pianto e quindi abbassare le sue difese; e secondo, permettere l’emergere di un evento negato e rimosso che ha rimesso in moto la terapia la quale fino a quel momento si era ancorata a un punto interrogativo.
Approfondimenti
- G. Boria, Lo Psicodramma classico, FrancoAngeli.
- A.A.Schutzenberger, Lo psicodramma.
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