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15 Febbraio 2013Con la regolamentazione delle cosiddette “professioni” non organizzate in ordini e collegi, avvenuta pochi mesi fa (dicembre 2012), anche i pseudo-professionisti potranno agevolmente svolgere la propria attività, per la quale, quelli fino ad ora considerati professionisti (le persone iscritte ad un Ordine), hanno dovuto acquisire una laurea, svolgere un tirocinio formativo e necessario per l’ammissione all’esame di stato e ad esso propedeutico e, infine superare un esame di stato.
Credo la professione dello psicologo debba essere maggiormente tutelata, in quanto patrimonio di conoscenze e competenze al servizio della collettività, il cui esercizio ha rilevanza sociale e concorre al raggiungimento del benessere, inteso come stato di buona salute fisica e psichica, felicità. Proprio per il fatto che lo psicologo svolge una professione delicata, di grande responsabilità e foriera di miglioramenti, l’accesso a questa professione intellettuale è subordinato al superamento dell’esame di Stato e la conseguente iscrizione ad un Albo, per coloro che vogliono esercitare. Questo iter vuole essere garanzia di competenza per l’esercizio della professione.
Credo quindi che sia erroneo parlare di professionisti quando si fa riferimento a figure che hanno svolto un percorso formativo che non ha un riconoscimento ufficiale, proprio perché, per poter essere considerati tali è necessario aver portato a termine un determinato percorso. Attraverso la liberalizzazione di questi esperti, riconosciuti ora come professionisti, si creano scorciatoie per praticare attività che sono di competenza di professioni regolamentate da un ordine.
In particolare, la professione dello Psicologo e le prestazioni che effettua, sono legate alla promozione, alla sensibilizzazione e alla tutela della salute, intesa, secondo l’articolo 32 della Costituzione, come fondamentale diritto dell’individuo. Se qualsiasi “professionista” può esercitare, senza un’adeguata formazione, poiché non c’è un sistema valutativo condotto da organi riconosciuti, non vi è una reale tutela non solo per il vero professionista, ma anche per l’utente.
Il piano formativo e la valutazione dell’apprendimento di questi “professionisti” è fondato unicamente sull’autocertificazione e autoregolamentazione da parte di soggetti privati quali le associazione che si occupano della formazione, senza l’intervento di organi terzi indipendenti e senza nessun tipo di monitoraggio da parte del governo.
Il nostro stesso Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, Giuseppe Luigi Palma, sembra preoccupato. Sul giornale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi dice: “Il diritto alla salute viene in tal modo calpestato, consentendo di affidare “letteralmente” anche a maghi e fattucchiere la salute dei cittadini.”
Queste attività si configurano come “abuso professionale” e sono presenti da svariati anni nel nostro Paese. E’ importante che ogni psicologo si impegni attivamente nella tutela della professione e contribuisca a costruire e diffondere una cultura psicologica riconosciuta nella società e sostenuta dai cittadini, anche dai non addetti ai lavori.
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Bibliografia
- La professione di Psicologo – Giornale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi – n.1- dicembre 2012
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