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15 Dicembre 2015Dicembre è arrivato, il Natale è alle porte – o così ci sembra. Già vediamo le prime luminarie accese, spot natalizi in tv e qualcuno ha già pianificato menù e regali.
Solo che non è detto che sia un periodo di gioia per tutti. Il primo pensiero, ovvio, va a Parigi, alla Siria, per nominare solo gli eventi più recenti… l’elenco potrebbe continuare.
Ma senza arrivare a tali tragedie, per diversi motivi quest’anno potremmo essere non dell’umore per festeggiare e sentirci totalmente dei pesci fuor d’acqua. E guai a dirlo, sembreremmo ancora più strani. Il mondo intero celebra l’amore e la fratellanza… e noi?
Se vi sentite – o vi è capitato di sentirvi – a disagio in questo periodo dell’anno, spero di rassicurarvi con queste poche righe. Il Natale, la festa per eccellenza, è un tempo molto delicato. Pare che le richieste d’aiuto (agli psicologi, ad esempio) aumentino attorno a questa data, perché ci ritroviamo tutti a fronteggiare emozioni, questioni di famiglia e bilanci dell’anno che finisce.
Indice contenuti
Il significato del Natale
Se isolamento e solitudine sono ormai endemici tutto l’anno, soprattutto nelle società occidentali, il Natale può risvegliare emozioni forti e inaspettate, in qualunque modo lo si trascorra. Se passarlo lontano da casa e dai nostri cari può farci sentire, per ragioni facili da intuire, soli e isolati, passarlo in famiglia può essere altrettanto faticoso: può farci ritornare al passato.
Capita, infatti, durante queste feste di trascorrere più tempo del solito con genitori e parenti vari. Non sempre, purtroppo, le famiglie sono luoghi di serenità e accettazione delle differenze. Non sempre, pur essendo a casa, ci sentiamo “a casa”. Si sente ripetere spesso che i familiari “non ce li scegliamo noi” e le feste in famiglia sono rituali cui difficilmente possiamo o vogliamo sottrarci.
Quando si torna a casa per Natale, dunque, ci può succedere di perdere momentaneamente la nostra identità adulta, con le certezze e gli equilibri che abbiamo costruito nel tempo, e di essere rispediti virtualmente a quell’epoca in cui non ci piacevamo, non eravamo in grado di esprimere le nostre emozioni o idee né di far fronte ad adulti magari autoritari o poco empatici. Vi suona familiare?
Alcuni suggerimenti pratici
Un primo aiuto è quello di prepararci per tempo. Immaginiamo gli argomenti o le osservazioni che, se rivolteci, potrebbero scatenare in noi forti reazioni: “papà potrebbe uscirsene con questa frase, come sempre” o “la zia di sicuro mi chiederà…”, e così via. Pianifichiamo in anticipo come rispondere a quelle provocazioni, magari per altro involontarie. Facciamo delle prove, esercitiamoci ad esprimere il nostro pensiero in modo adeguato, adulto, assertivo, in un modo di cui andremmo fieri (la gentilezza aiuta sempre). Questo esercizio può aiutarci a non farci cogliere impreparati col rischio di scoppiare in reazioni esagerate e controproducenti.
Altra cosa che possiamo fare è scegliere e portare con noi, ai vari incontri di famiglia, un oggetto piccolo o grande che rappresenti la nostra vita attuale o un obiettivo futuro al quale stiamo lavorando. In momenti di difficoltà, durante la cena o i preparativi, ritagliarci un minuto da soli per toccare o guardare quell’oggetto può aiutare a ricentrarci su chi siamo oggi e riportarci alla calma (D. Virtue).
Le feste possono essere un’occasione di gioia e condivisione. Ho scelto qui di esaminare l’altra faccia della medaglia, perché è altrettanto reale. Ed in merito a questo, desidero stimolare una riflessione.
Le feste sono tempo di rituali e tradizioni. I rituali sono fondamentali per l’essere umano da tempo immemore. Assolvono a scopi specifici, ci fanno sentire sicuri, protetti e parte di una comunità. Quando però vengono tramandati senza che ci si domandi più qual è il loro valore e la loro utilità né se ci riconosciamo ancora nel loro significato, rischiano di diventare fonte di stress ed il loro valore positivo si perde (D. Kern).
Quest’anno, dunque, domandiamoci come ci sentiamo rispetto ai rituali e alle tradizioni della nostra famiglia, della nostra società. Possiamo scoprire che in alcuni ci riconosciamo, in altri meno. Possiamo apportare modifiche, inventarci nuove tradizioni. Può essere anche divertente ed è così che contribuiamo al rinnovamento della cultura, della nostra stessa umanità.
Spesso incontriamo le maggiori resistenze, sia dentro di noi che fuori di noi, quando cerchiamo di innovare rispetto alle generazioni passate. È normale. Siamo conservatori nel DNA. Ma si può fare, se lo desideriamo, se lo sentiamo giusto, se sentiamo che “è ora”. Che si tratti di piccole cose (fare i regali o devolvere in beneficenza?, modificare il menù per facilitare la giornata alla cugina vegana?) o di scelte più impegnative: se può sembrarci eccessivo saltare i festeggiamenti in famiglia, possiamo comunque selezionare quelli a cui partecipare, decidere la durata della nostra permanenza. Una volta che scegliamo di partecipare, possiamo scegliere la qualità della nostra presenza. Insomma, scegliamo ciò che ci fa stare bene.
Ricordarci che abbiamo sempre la possibilità di scegliere e che siamo i soli responsabili delle nostre scelte ci rende protagonisti attivi della nostra vita e ci motiva a fare scelte più sagge e favorevoli alla nostra felicità.
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