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Il termine svezzamento si riferisce a quel momento nella vita dei bambini in cui dall’alimentazione a base di latte si passa a quella composta da cibi solidi.
Esso si presenta come un passaggio graduale, dove il latte materno non è completamente sostituito da altri tipi di cibo, ma è completato da altri nutrienti necessari per lo sviluppo e la crescita del bambino. Solitamente l’età intorno alla quale avviene lo svezzamento è tra il quarto e il sesto mese, anche se, laddove è avvenuto l’allattamento al seno materno, si tende a posticiparlo, in quanto si ritiene che i suoi nutrienti siano sufficienti a garantire un apporto nutrizionale completo.
Anche se vi sono delle indicazioni generali, non vi è, tuttavia, un’età giusta per iniziare lo svezzamento, perché vi è molta variabilità tra bambino e bambino.
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Quando è utile introdurre lo svezzamento?
In particolare, i pediatri suggeriscono di considerare alcuni fattori, che si rivelano indicatori molto importanti per determinare il momento adatto per passare ai cibi solidi. Tra questi, sicuramente l’interesse del piccolo per ciò che mangiano i grandi, la capacità di stare seduto, se appoggiato, e il raddoppiamento del peso corporeo. Un altro indicatore è determinato anche dalla sensazione che la mamma avverte che il latte materno sembra non soddisfarlo più pienamente: in particolare, se il bambino continua ad avere fame anche dopo 8/10 poppate, questo potrebbe essere un buon segnale che sancisce il periodo dello svezzamento. Il latte, infatti, diventa qualitativamente insufficiente, in quanto contiene meno ferro e meno sali minerali, in corrispondenza allo sviluppo delle capacità digestive del bambino.
Il significato psicologico dello svezzamento
Oltre a essere una tappa fondamentale per lo sviluppo fisico, lo svezzamento è un momento cardine anche dal punto di vista psicologico, sia per il bambino che per la sua mamma. Dal punto di vista psicologico, lo svezzamento rappresenta la perdita del seno materno e, dunque, la fine del rapporto simbiotico tra mamma e bambino, tipico dei primi mesi di vita. Come tutti i cambiamenti, lo svezzamento può risultare inizialmente doloroso per entrambi, ma rimane comunque il passo necessario per lo sviluppo del rapporto madre-figlio e per l’identità del bambino stesso.
Con lo svezzamento, infatti, la diade affronta la prima vera e propria forma di distacco: anche per questo, un altro fattore indicativo per iniziare lo svezzamento dipende dal rapporto avutosi in precedenza con l’allattamento. Se tra la mamma e il bambino si è instaurato una relazione sana ed equilibrata, il piccolo avrà sviluppato quella base sicura che gli permetterà di esplorare i nuovi cibi che gli verranno proposti, con curiosità ed entusiasmo.
Consigli utili per un “sano” svezzamento?
Come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’allattamento non deve essere bruscamente interrotto, ma, nei casi dove ciò è possibile, protrarlo almeno fino al compimento dei due anni di vita. È importante vivere questo passaggio in maniera serena, senza inutili stress, sia per la mamma che per il bambino.
Per evitare ciò, è opportuno:
- avvicinare gradualmente i piccoli alle nuove pappe, permettendo loro di esplorare il cibo, proprio come fanno con tutti i nuovi oggetti che scoprono ogni giorno; ciò comporta anche la possibilità di pasticciarlo con le mani, per sentirne la consistenza, la forma e tutte le caratteristiche che possono attirare la sua attenzione.
- tenere un diario su cui annotare quotidianamente, almeno per i primi due mesi, ciò che il piccolo mangia, quale cibo nuovo si è introdotto, nonché eventuali correlazioni con disturbi intestinali, vomiti, rifiuti, manifestazioni cutanee, irritabilità e insonnia, gradimento ecc.
- proporre e non imporre i nuovi alimenti, in modo che il bambino non si senta costretto e, di conseguenza, non sia restio ad assaggiare cibi nuovi. Molto di ciò che avviene in questo momenti cruciali, infatti, può influenzare il rapporto che il bambino avrà con il cibo anche nei momenti di vita futuri.
- di fronte ai cibi rifiutati, aspettare qualche giorno e riprovare, ma sempre senza imposizioni. Eventualmente è utile parlarne con il proprio pediatra di fiducia.
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