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15 Agosto 2018Indice contenuti
La Gratificazione Istantanea vs. la Gratificazione ritardata: la battaglia eterna
Le false promesse
Quante volte ci siamo trovati nella situazione di aver promesso a noi stessi che ci saremmo messi in dieta per i problemi di salute o per sentirci più belli, che avremmo portato a termine un progetto per noi importante, che avremmo iniziato a cercare un nuovo lavoro che meritiamo di più, che saremmo andati a fare un controllo medico, che avremmo smesso di pensare troppo alle cose, agendo di più di conseguenza. Quante volte queste promesse non sono state mantenute perché abbiamo preferito la gratificazione istantanea nel presente (es. continuando ad accettare le proposte degli amici di uscire quando invece dovremmo rimanere a casa a studiare per l’esame con il conseguente salto d’appello)?
La nostra tendenza di agire d’impulso con gli altri – magari sfogando la nostra rabbia personale su qualche estraneo, sul nostro partner o sui nostri figli, dicendo qualche verità scomoda al nostro capo sul posto di lavoro – quante volte ci ha costato affetti, magari un posto di lavoro, qualche sofferenza personale in più – a volte senza renderci neanche conto del perché?
L’importanza dell’autodisciplina per il successo
Avere l’autodisciplina, esercitare l’auto-controllo su noi stessi rimandando in maniera consapevole la soddisfazione dei desideri immediati vuol dire assumersi la responsabilità della nostra vita e iniziare a pianificare il futuro.
Ci sono tante persone che non sarebbero d’accordo con questa filosofia di vita perché uno dice: “Perché dovrei risparmiare per una casa e non vivermi il presente dicendo tutto quello che penso, esternando tutto ciò che sento, spendendo tutti i soldi in shopping, sui viaggi, mangiando tutti i dolci che mi trovo davanti come se non ci fosse un domani? D’altronde, chi mi garantisce che ci sarà un domani?” La verità è che la PRATICA della gratificazione ritardata (la pratica del rimando della gratificazione istantanea, ovvero del bisogno di avere tutto subito e senza sforzi, in scambio di un futuro migliore) sia uno dei migliori indicatori del successo professionale e privato nella vita di una persona.
L’evoluzione della gratificazione ritardata
In effetti, se non fosse stata la scoperta nei tempi lontani, da parte dei nostri antenati, la proficua pratica della gratificazione ritardata, non saremmo esistiti noi e la società odierna. Loro per primi hanno iniziato a notare che un comportamento giusto nel presente (la regolazione degli impulsi, la considerazione degli effetti che le nostre azioni possono avere sugli altri, la condivisione con gli altri) avrebbe potuto portarci dei benefici futuri.
Effettivamente è molto più facile prendere tutto subito per se stessi e senza badare agli altri, ma noi siamo animali sociali e non arriviamo lontano se ci comportiamo in questa maniera: noi, rispetto agli scimpanzé, sopravviviamo grazie alla collaborazione del tipo altruista che in sé ci fa stare bene, ma nello stesso tempo ci possiamo anche rendere conto che senza una collaborazione del genere si fa fatica a sopravvivere.
Per questo motivo che ci accomuna ovvero mettere da parte per il futuro ritardando la gratificazione, siamo riusciti a creare una società con la moneta come termine di scambio e siamo giunti a risparmiare nelle banche e/o in altre istituzioni.
AH!
…però…
Non siamo mica così magnifici nella nostra quotidianità individuale. Come abbiamo visto dall’introduzione, tante volte cadiamo nelle nostre abitudini disfunzionali e vediamo cadere i nostri progetti perché non siamo riusciti a pazientare o a tollerare la frustrazione a lungo termine.
Perché accade ciò? Con che cosa abbiamo a che fare? Con il peso del nostro passato, anche a livello anatomico.
I due cervelli (1. “L’Istinto”; 2. “La Ragione”)
All’interno della nostra testa abbiamo non uno ma, osiamo a dire – in termini metaforici – due tipi di cervello, uno primitivo e l’altro più sofisticato (la parte pre-frontale della corteccia cerebrale).
Il primo è la sede esecutiva dell’Istinto e dei bisogni basilari (da un lato del respiro, della pulsione della fame, della sete, del desiderio sessuale, e dall’altro delle nostre ossessioni e compulsioni) e di emozioni quali rabbia, paura, gioia, dolore ecc.; è anche la sede del nostro inconscio e quindi dei nostri pensieri negativi automatici (avete notato che produrre quelli non è affatto difficile, anzi, è la cosa più semplice al mondo?).
Il “secondo cervello” – la sede della Ragione – è in grado di controllare (di razionalizzare) il mondo degli impulsi descritti prima e a convertirli di conseguenza in un’azione (pensiero o un agire concreto) più raffinata. In altre parole, grazie ad esso siamo in grado di ragionare in termini di causa-effetto delle nostre azioni e di decidere volontariamente cosa pensare, come sentirci e come agire di conseguenza. Semplificando ulteriormente, questo Cervello2 è la sede della nostra consapevolezza e dell’auto-controllo, quest’ultimo inteso come la capacità di elaborazione razionale degli impulsi provenienti dal Cervello1, in quanto irrazionale, caldo ed emotivo e come tale soggetto all’errore interpretativo della realtà.
Robert Sapolsky, il neurobiologo della Stanford University, ritiene che il lavoro principale del Cervello2 sia quello di far sì che alla fine optiamo a fare la cosa più difficile: quando è più facile stare sdraiati sul letto, il Cervello2 ci sprona di alzarci e a fare gli esercizi. Se vogliamo rimandare un progetto per il giorno dopo, il Cervello2 è quella vocina che ci incita a continuare a lavorarci sopra e a fare progressi.
Il peso del “cervello impulsivo”
Non esisterebbe questo articolo se noi fossimo sempre determinati e in grado di fare la cosa più difficile. La nostra corteccia pre-frontale non è perfetta nel dominare e nel far quello che vuole con i nostri impulsi: per esempio, il nostro cervello ancor oggi BRAMA gli zuccheri ed i grassi che una volta erano necessari per la sopravvivenza dell’uomo primitivo. Nei tempi quando il cibo scarseggiava e quando avere un pò di grassi extra assicurava la sopravvivenza (vedi il libro The Willpower Instinct di Kelly Mc Gonigal).
Non è facile esercitare un controllo su un bisogno così atavico, a maggior ragione quando si è bambini, per cui sarebbe più “razionale” e giusto fare la cosa controintuitiva e avere molta più tolleranza e pazienza nei momenti in cui falliamo.
Il test delle caramelle
Negli anni ’60 W. Mischel e i suoi colleghi della Stanford University hanno condotto un esperimento-The Marshmallow test (guardate il video, è troppo carino) con i bambini di quattro anni, quello che è poi diventato la base degli studi moderni sull’auto-controllo. Ai bambini fu chiesto di pazientare il rientro del ricercatore (un tempo di quindici minuti) per poi ottenere due caramelle oppure di avere una caramella sola subito, senza dover aspettare.
I bambini che hanno saputo aspettare, inventandosi una serie di auto-inganni pur di arrivare al rientro del ricercatore con le loro due caramelle, non solo hanno avuto il meglio come il premio ma, da adolescenti (spiegato in uno studio follow-up degli stessi ragazzi eseguito più di dieci anni dopo) si sono rivelati di gran lunga meglio come studenti. Hanno dimostrato infatti di avere una maggiore capacità di controllo degli impulsi e di auto-disciplina; più proattivi, sicuri di se stessi e capaci di raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati a lungo termine grazie alla maggiore tollerabilità delle frustrazioni e della migliore gestione dello stress. A livello interpersonale invece questi stessi bambini hanno avuto maggior successo nel relazionarsi con gli altri mantenendo buoni rapporti di amicizia e di collaborazione, gli insegnanti inclusi.
Gli altri bambini, quelli che hanno avuto una caramella sola per via della loro impulsività, da adolescenti si sono rivelati, ovvero sono rimasti altrettanto impulsivi. Questa loro impulsività ha avuto degli effetti negativi sul loro successo accademico, sul raggiungimento degli obiettivi, nelle relazioni con i loro coetanei (anche a causa della timidezza) in quanto erano molto più irritabili, tendenti alla frustrazione, alla rabbia, aggressività, intolleranza, testardaggine ecc. Citando un passaggio dal libro Intelligenza Emotiva di Daniel Goleman, “vedevano se stessi come “cattivi” o privi di valore. Erano più inclini a regredire o a paralizzarsi di fronte allo stress, a essere diffidenti e risentiti perché convinti di non ottenere abbastanza, inclini alla gelosia e all’invidia, a reagire all’irritazione in modo tagliente, innescando così liti e conflitti. Nonostante il passaggio del tempo erano ancora incapaci di rinviare le gratificazioni”.
Forse non esiste una capacità psicologica
più importante del saper resistere agli impulsi
D. Goleman
Appare chiaro come questa “mancanza” nell’Intelligenza Emotiva (anche se magari avevano un livello di intelligenza cognitiva pressoché uguale) ha occluso/complicato loro la possibilità di costruire un futuro professionale e privato di successo.
La società on-demand
Sembra che alcuni di noi iniziano a rendersi sempre più conto di quanto siamo diventati impulsivi (anche i migliori posticipatori della gratificazione tra di noi) e poco inclini alla pazienza. Viviamo in una società on-demand in tutti i sensi: non sopportiamo aspettare in coda, il cliente ha il diritto di lamentarsi di tutto, quando il nostro browser/computer ci fa vedere la rotellina più di tre secondi inizia a mancarci il fiato. Se a metà film in streaming la visione viene bloccata dal mancato caricamento per problemi di rete la nostra frustrazione può arrivare alle stelle. Se qualcuno ci dice qualcosa che non sappiamo la prima cosa che ci viene da fare è andare a fare una ricerca su Google.
Instant knowledge, instant culture.
Niente sforzi, niente più cose da imparare a memoria. Niente più produzione del pensiero critico, del pensiero costruttivo. Niente sforzi… e così in loop. Non siamo un po’ tutti diventati bambini che vogliono subito una caramella?
Siamo molto preoccupati di come educare i nostri bambini sull’utilizzo smart della tecnologia, ma siamo noi per primi che spesso non ci rendiamo neanche conto di quanto siamo dipendenti da questa.
Cos’è la prima cosa che facciamo quando sentiamo il “beep” proveniente dai nostri cellulari? Corriamo a leggere il messaggio e rispondiamo spesso in fretta e d’impulso. E lo facciamo quando guidiamo, quando camminiamo in mezzo alla folla, rischiando la vita. Ci aspettiamo lo stesso comportamento dai nostri corrispondenti. Se ciò non avviene diventiamo pazzi. Oppure, ci sediamo davanti al computer con l’intento di lavorare su un progetto per il quale ci vuole focus e concentrazione, ma ci ritroviamo ogni tre minuti a guardare le news su Facebook o le storie su Instagram…
Tutto questo per dire che la tecnologia, se usata in maniera compulsiva, non fa altro che renderci ancora più ‘affamati’ di dopamina (la sostanza biochimica associata alla gratificazione istantanea e quindi al piacere). Gli elevati livelli di dopamina amplificano l’attrattiva che abbiamo nei confronti della gratificazione istantanea, mentre diventiamo meno preoccupati per le conseguenze a lungo termine.
Da mettere in pratica: piccole cose che fanno tanto
Per quanto uno possa essere inesperto nel resistere alle tentazioni,
esistono dei modi per rafforzare l’auto-controllo,
se si è sufficientemente motivati ad usarli.
Mischel
Pratica la Mindfulness
La pratica della mindfulness aiuta le persone a creare “1 secondo dello spazio mentale” che separa un evento o uno stimolo dalla risposta a questi ultimi (es. tempo che passa tra il prendere una decisione fallimentare in maniera affrettata e trovare una conclusione ragionata che porta al successo). Attraverso la pratica costante della mindfulness l’attività del nostro cervello è reindirizzata dalla parte antica (il famoso Cervello1) alla parte razionale (il Cervello2).
Ricetta: 10 minuti al giorno per almeno 4 settimane.
Fermati con il multitasking
Il nostro cervello non è stato progettato per il multitasking (contrariamente alle credenze laiche), ma per concentrarsi su un compito per volta. Il multitasking ‘riempie’ il nostro cervello e lo rende molto occupato mettendolo sotto pressione. Ci rende reattivi, piuttosto che proattivi.
Ricetta: Cerca di mantenere il focus su un compito specifico. Ogni volta che noti che la tua mente inizia a spostarsi su altri compiti, riporta delicatamente la tua attenzione al compito sul quale stai lavorando.
Evita l’uso del cellulare come prima cosa al mattino
La nostra mente, di regola è più creativa, più espansiva e più focalizzata di mattina. La mattina è la fase della giornata in cui è più opportuno fare le cose che richiedono l’energia mentale e le strategie adeguate. Se la prima cosa che facciamo una volta svegli è leggere le notifiche sul nostro cellulare la nostra mente perderà questo stato mattutino di flow e noi di conseguenza saremmo più reattivi piuttosto che pro-attivi.
Ricetta: Prima di controllare il cellulare la mattina aspetta almeno 30/60 minuti.
Spegni le notifiche
Le notifiche che arrivano costantemente sui nostri aggeggi tecnologici ci impegnano mentalmente, ci mettono sotto pressione e ci rendono più reattivi vs. proattivi nella nostra quotidianità.
Ricetta: Per 1 settimana spegni tutte le notifiche da tutti i dispositivi mobili. Controlla le email una volta ogni ora (ovviamente il lavoro e la vita privata permettendo).
Approfondimenti
- Goleman, Intelligenza emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici, Rizzoli, 2011.
- Mc Gonigal, The Willpower Instinct: How Self-Control Works, Why It Matters, and What You Can Do to Get More of It, Avery, 2013.
- Peterson, 2 Rules for Life: An Antidote to Chaos, Random House Canada, 2018.
- Silvia, Mindfulness: Cos’è e Come Iniziare a Praticarla, “Meditazione Avanzata” 27.03.2017.
- Hougaard, J. Carter, G. Dybkjaer, Spending 10 Minutes a Day on Mindfulness Subtly Changes the Way You React to Everything, “Harvard Business Review”, 18.01.2017.
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