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5 Novembre 2013Gestire la classe: un problema di molti insegnanti
Durante un colloquio tenutosi nello sportello di ascolto in una scuola primaria, un’insegnante di terza mi ha reso partecipe delle grandi difficoltà incontrate nel lavoro quotidiano: “Trovo difficile gestirli, solo per farli stare calmi e in silenzio ci vuole un’ora e alla fine sono così stanca che mi passa la voglia di mettermi a spiegare per tutta un’ora. Io non lo faccio mai vedere e ai bambini non dico mai che sono troppo stanca, ma sento che non riesco a tenerli tutti sotto controllo.”
Indice contenuti
Cosa significa “gestire la classe”?
Molto spesso si tende a fraintendere il concetto di “gestione” con quello di “disciplina“. Gestire la classe significa “creare, mantenere e ripristinare le condizioni che favoriscono l’apprendimento“; dunque qualcosa di più complesso del semplice mantenere il silenzio, l’ordine e la compostezza, i quali non sono necessariamente indice di una classe partecipe.
La gestione della classe è un concetto legato a delle forme di insegnamento e apprendimento più attive, partecipate e meno direttive: l’obiettivo è predisporre all’apprendimento e lavorare con il gruppo classe sfruttandone il potenziale.
Quali sono le condizioni che favoriscono l’apprendimento?
Alcuni degli elementi che gli studi ci forniscono fanno riferimento ad aspetti relazionali, motivazionali ed organizzativi:
- riconoscimento, rispetto e accettazione incondizionata di ogni singolo componente del gruppo classe: creare spazi per il colloquio e il confronto individuale (magari durante i momenti meno strutturati della giornata) così da coltivare il rapporto con ognuno di loro, soprattutto con chi fa più fatica ad emergere nel gruppo
- motivazione: creare aspettativa, proporre un contenuto in forma accattivante (utilizzando diversi canali comunicativi, materiali o strumenti), evidenziare il diretto legame fra teoria e pratica, definire con chiarezza per ogni attività proposta sia obiettivi che ricompense
- padronanza della comunicazione non verbale:
- il sorriso e il contatto oculare sono fra i più forti indici di interesse che possiamo utilizzare verso gli altri e questo vale anche in classe; il messaggio che si comunica attraverso questi segnali così semplici è proprio “Sono interessato a te, sei importante per me, sei degno della mia considerazione e attenzione”
- l’uso di un tono di voce non troppo alto, che obbligherà il gruppo classe ad abbassare di conseguenza il proprio per poter seguire quanto viene detto dall’insegnante; per attirare l’attenzione è preferibile utilizzare segnali acustici concordati (campanello, fischietto)
- il camminare fra i banchi utilizzando la prossimità fisica con gli alunni in difficoltà, come segno di supporto, o con quelli che mostrano primi segnali di disinteresse o comportamenti disturbanti, come segnale di contenimento
- suddivisione chiara e strutturata della giornata in fasi di lavoro distinte per contenuto (quindi per materia), ma anche per natura (lavoro di gruppo, individuale, tempo della spiegazione, ecc)
- posizionamento dei banchi flessibile: è auspicabile riuscire ad organizzare la posizione degli alunni in base all’attività e alla natura del lavoro che si propone:
- a ferro di cavallo per le lezioni frontali
- a gruppi o in coppie per il lavoro cooperativo
- individuale per la fase di riflessione e rielaborazione
Quelli elencati sono fra gli accorgimenti ritenuti più utili per una gestione realmente efficace del gruppo classe, ovvero per la creazione di un ambiente formativo stimolante, fatto di studenti attivi e partecipi e di un insegnante meno demotivato e più soddisfatto.
Approfondimenti
- D’Alessio, M., a cura di (2002). Psicologia dell’età scolare. Carocci (Roma)
- D’Alonzo, L. (2004). La gestione della classe. Modelli di ricerca e implicazioni per la pratica. La Scuola (Brescia)
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