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Quando si parla di violenza, si tende automaticamente a pensare a quella esercitata in modo fisico e visibile, come calci, pugni, schiaffi e spintoni.
Tuttavia, esiste anche un’altra forma di violenza: quella perpetrata attraverso parole e atteggiamenti che fanno male, capaci di annientare l’altro tanto quanto la violenza fisica.
Esistono, dunque, varie forme di abuso, e in questo articolo ci concentreremo su una specifica forma di violenza psicologica mirata a danneggiare l’altro in modo subdolo e insidioso: il gaslighting.
Avete mai sentito parlare di questo termine? Continuate a leggere per scoprire di più su come può influenzare la vita di chi ne è vittima.
Riflessioni introduttive sulla violenza psicologica su uomini e donne
La violenza è spesso associata unicamente al mondo femminile, nonostante la prevalenza del tema della violenza sulle donne sia un fatto noto, come evidenziato da dati dell’ISTAT del 2014 si può notare come la violenza psicologica verso le donne è più diffusa tra:
- donne più giovani con livello di istruzione medio-alto;
- donne che vivono al Sud o nelle isole;
- donne in cattiva condizione di salute;
- donne straniere.
Gli uomini, sebbene siano anch’essi vittime di violenza, non sono oggetto di molte ricerche in questo campo. Tuttavia, uno studio dell’Università di Siena del 2012 indica che circa 5 milioni di uomini in Italia hanno subito varie forme di violenza. Ulteriori ricerche (Straus, 2011; Cortoni et al., 2017; Denson et al., 2018, Dim; 2020; Douglass et al., 2020) suggeriscono che, nelle relazioni eterosessuali, gli uomini possono subire violenza più frequentemente delle donne, ma sono le donne a riportare più comunemente lesioni fisiche.
L’aggressione psicologica sugli uomini, da parte della partner, è spesso giustificata da loro stessi con frasi del tipo: “è solo nervosa, io sono forte e posso resistere”, incolpando, quindi, l’emotività della partner con la convinzione che in quanto uomini possano e debbano sopportare, soprattutto quando il danno avviene sotto forma di violenza fisica (Entilli & Cipolletta, 2017).
Molti uomini, inoltre, evitano di condividere le violenze subite per paura di non essere creduti o di essere derisi, a causa degli stereotipi di genere secondo i quali gli uomini sarebbero forti, dominanti e in grado di difendersi, mentre le donne deboli, emotive e premurose (Martin & Fable, 2001; Martin & Ruble, 2009).
Tenendo conto di questi presupposti, è facile comprendere come si tenda a parlare maggiormente della violenza agita sulle donne rispetto a quella agita sugli uomini. Nonostante ciò la violenza, soprattutto quella psicologica, sulle donne è molto più diffusa.
Indice contenuti
Gaslighting maschile e femminile: una forma di violenza psicologica
Il gaslighting è una forma di abuso emozionale e psicologico, spesso utilizzato dal narcisista, che mira a minare la stabilità mentale della vittima, inducendola a dubitare della propria percezione della realtà (Kline, 2006). Questo abuso emotivo è finalizzato alla manipolazione dell’altro e, sebbene non si basi su violenza fisica, lascia ferite psicologiche profonde.
L’obiettivo del gaslighter è far dubitare la vittima dei propri giudizi, pensieri e valutazioni, negando la veridicità di quanto affermato dalla vittima e insinuando che il suo giudizio sia poco credibile (Stark 2019).
Inizialmente può essere difficile da cogliere perché subdolo, ma a lungo andare si fa sentire.
La vittima, infatti, potrebbe arrivare a dubitare di se stessa.
Origini del termine
Il termine gaslighting trae origine dal dramma teatrale del 1938 “Gas Light” e descrive una manipolazione talmente subdola da indurre la vittima a dubitare della propria percezione della realtà, dei propri ricordi e, in ultima analisi, della propria sanità mentale. Il gaslighting maschile e femminile, rappresenta una violenza psicologica che trascende i confini di genere, età e contesto sociale, manifestandosi attraverso dinamiche di potere in cui l’aggressore esercita il proprio dominio.
La vittima di gaslighting maschile e femminile, costantemente sottoposta a dubbi e negazioni della propria esperienza vissuta, si sente confusa e comincia a perdere fiducia nelle proprie capacità di giudizio. Questa forma di abuso lascia cicatrici invisibili ma profondamente dolorose, influenzando negativamente l’autostima, la percezione di sé e la capacità di fidarsi degli altri. Le conseguenze possono spaziare da ansia, depressione, fino a una sensazione persistente di disorientamento e impotenza.
Chi è maggiormente a rischio?
Sebbene il gaslighting possa colpire chiunque, le donne, soprattutto quelle empatiche o desiderose di apparire perfette, sembrano essere più a rischio. Questa forma di violenza, influenzata anche da ragioni storico-culturali, sembra essere più comune nell’universo femminile, con il gaslighting maschile che appare meno frequente.
Le fasi del gaslighting maschile e femminile
Il gaslighting si svolge tipicamente in tre fasi in cui la vittima poco a poco cade nella trappola del suo manipolatore:
- Nella prima fase del “love bombing“: il gaslighter inizia gradualmente ad inondare la vittima di affetto e attenzioni per guadagnare la sua fiducia. La vittima, di contro, inizia a “sentire” che qualcosa non sta andando bene, ma giustifica tutto pensando sia solo un fraintendimento. Questa fase è quella dove “tutto sembra essere perfetto” e serve proprio per preparare la vittima a quello che avverrà dopo. Può essere presente qualche leggera critica nascosta da tanti complimenti.
- La seconda fase è quella della resistenza: la vittima cerca di difendersi e giustificarsi. In questa fase la vittima cerca di far capire al manipolatore che non è come afferma e dunque di giustificarsi, perché crede davvero di poterlo fare.
- L’ultima fase è quella della resa: la vittima colpita si arrende alla disperazione, accettando la narrativa distorta dell’aggressore come verità. In questa fase la vittima rischia di cadere in una grave depressione, si rende conto che il suo aggressore non cambierà mai e che è lei la persona sbagliata.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il gaslighting maschile e femminile non riguarda esclusivamente le relazioni amorose. Questa dinamica tossica può verificarsi in contesti familiari, lavorativi e sociali, ovunque vi sia un disequilibrio di potere che permetta all’aggressore di esercitare la propria influenza. La manipolazione non conosce distinzioni di genere: sia uomini che donne possono essere perpetratori o vittime di gaslighting maschile e femminile, sebbene le modalità e le conseguenze possano variare in base al contesto e alle dinamiche individuali.
Il gaslighter: come si comporta?
Cerchiamo di conoscere meglio il gaslighter, ora, colui che esercita questa manipolazione.
Il gaslighter agisce al fine di affossare la vittima servendosi delle seguenti modalità:
- mina le certezze del partner;
- cerca di annullare l’autonomia dell’altro;
- controlla i comportamenti dell’altro;
- si mostra come una “brava persona“, affascinante attraverso varie lusinghe, ma anche silenzi minacciosi;
- distorce volontariamente le informazioni per disorientare la vittima;
- muove accuse che non corrispondono a fatti oggettivi;
- dice bugie enormi dette in modo convincente;
- utilizza messaggi di svalutazione;
- critica per umiliare la persona e ferirla emotivamente. Le critiche possono essere rivolte al corpo o alla sanità mentale del partner;
- rimprovera la vittima apertamente in presenza di altre persone per svalutarla e sminuire i suoi sentimenti;
- fa credere alla vittima di essere attento ai suoi bisogni.
Un altro scopo del gaslighter è quello di rendere la vittima “migliore” secondo il suo disegno, rendendola in pratica totalmente dipendente da lui e ostacolando tutto ciò che si discosta dal suo progetto. (Forlano, 2014; Gruda, 2020).
Le frasi più tipiche sono:
- Non vali niente!
- Sei un/a buon* a nulla!
- Non te ne ricordi eppure l’hai fatto/detto!
- Hai solo me!
- Sei pazz*!
- Esiste solo nella tua testa!
In tutto questo la vittima finisce per perdere la propria autonomia, si annulla e si chiude in se stessa, finendo per avere come unico punto di riferimento il suo manipolatore.
Si crea così un “rapporto tossico” in cui la vittima si sente inadeguata, incapace, stupida, ma contestualmente vede nel suo aggressore una “fonte di autorità”, perché lo associa a una possibilità di crescita e miglioramento personale (Gruda 2020).
Perché il gaslighter si comporta in questo modo?
Il gaslighter ha difficoltà a identificare, gestire ed esprimere le emozioni, il che lo rende molto vulnerabile. Fatica a tollerare la possibilità di un disaccordo o di critiche sul suo modo di vedere le cose, e il suo scopo è quindi quello di eliminare ogni possibilità che ciò si verifichi. Ciò avviene minando la concezione che la vittima ha di sé e convincendola che non deve fidarsi di se stessa perché è troppo sensibile, dotata di una percezione della realtà difettosa che non le permette di fidarsi dei propri giudizi né di essere competente nel prendere decisioni (Abramson, 2014; Spear, 2020).
A tal proposito, va detto che possono essere vittime di tale violenza anche i parenti, come sorelle, fratelli e figli.
Dunque, non stiamo parlando di una forma di abuso che riguarda solo la coppia. Questa può interessare il contesto familiare, lavorativo e amicale, e tutte quelle relazioni in cui sembra esserci un disequilibrio tra le parti.
Come difendersi dal gaslighting maschile e femminile
Per proteggersi dal gaslighting maschile e femminile, può essere utile seguire i seguenti step:
- Conoscerlo: imparare a riconoscerne i segnali è la prima cosa da fare per difendersi da certi abusi proprio sul nascere ed evitare così di fare la fine della “rana bollita“.
- Rimanere centrati su di sé: quando si sospetta di certi atteggiamenti o comportamenti bisogna evitare di giustificare e allontanarsi, ma al contrario affermare con fermezza la propria realtà, imparando a dire no e farsi valere.
- Mantenere un diario: scrivere ciò che accade, documentare gli eventi (es. registrare conversazioni e/o scattare anche foto se necessario) e condividere le proprie esperienze con persone di fiducia possono essere strategie utili per contrastare le manipolazioni.
- Sviluppare l’autostima e l’indipendenza emotiva: fondamentale per ridurre la propria vulnerabilità a questo tipo di abuso. Bisogna imparare a difendere la propria libertà e i propri valori.
Chiedi aiuto ad un professionista
Quando il gaslighting diventa una costante nella propria vita e non si riesce a uscirne da soli, può essere necessario cercare il supporto di un professionista psicologo psicoterapeuta.
Un percorso terapeutico può aiutare a ricostruire l’autostima, a rafforzare la fiducia nelle proprie percezioni e a sviluppare strategie per uscire da dinamiche relazionali “tossiche” e per dimostrare a noi stessi quanto valiamo.
La terapia breve strategica offre un ambiente sicuro in cui la vittima può:
- esplorare i propri sentimenti;
- comprendere le radici del proprio dolore;
- elaborare le ferite di traumi spesso presenti in relazioni di questo tipo;
- imparare a riconoscere e a stare in relazioni più sane ed equilibrate;
- imparare ad ascoltarsi e ad ascoltare il proprio corpo, le proprie emozioni e i propri pensieri;
- scoprire come evitare di cadere nei “giochi” manipolativi.
Ricorda: il gaslighter infatti non può avere più alcun potere sulla vittima se questa si rende conto della manipolazione. Ecco che intraprendere un percorso psicologico in questi casi è fondamentale per aiutare la vittima a risvegliarsi dalla delusione e dal propro stato di torpore.
Riferimenti
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