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6 Agosto 2014Parliamo di Fototerapia
Perché ci piace guardare le fotografie e spesso le conserviamo come tesori? Perché certe fotografie ci danno soddisfazione, mentre altre sono una delusione? E cosa significano quelle fotografie in cui la testa di qualcuno è stata tagliata? Cosa ci possono dire di noi, del nostro passato, della nostra famiglia, del nostro rapporto con noi stessi e con gli altri?
La fototerapia, così come la videoterapia, rappresenta, nel nuovo panorama psicologico, una nuova modalità attraverso cui è possibile intervenire in diversi contesti come quello terapeutico, del counselling e così via.
Questo tipo di strumento, che è possibile considerare come un “terzo oggetto” all’interno della relazione paziente-terapauta, si richiama in particolar modo alla Psicologia della Gestalt: il lavoro con immagine statiche o in movimento permette di entrare direttamente nel mondo interno dell’individuo attraverso le sue narrazioni favorendo così un confronto tra la persona e la propria immagine.
Indice contenuti
Cosa c’è dietro ad una fotografia?
Le foto che le persone scattano e conservano, sia che siano autoritratti o foto di famiglia, rappresentano uno “specchio della memoria” che include tutte quelle persone che per diversi motivi sono state importanti nella vita di tali individui: tali ricordi rimarranno fissati nel tempo, andando a costituire una sorte di flusso delle loro storie di vita. Il significato di ogni foto è legato al punto di vista di chi la osserva: nel momento in cui una persona guarda una foto, questa crea spontaneamente un significato che ritiene provenire dalla foto stessa, e questo significato può essere diverso da quello che il fotografo intendeva trasmettere; di conseguenza, il significato (soprattutto emotivo) di una foto dipende dalla percezione individuale e dall’esperienza di vita dell’osservatore.
Lo psicoterapeuta come può utilizzare le foto nel suo lavoro?
Dal momento che le foto registrano dei momenti importanti della vita di una persona nonché le emozioni associate a tali momenti, esse possono rappresentare degli strumenti naturali per accedere, esplorare e comunicare sentimenti, emozioni e ricordi, soprattutto quelli inconsci, dolorosi o anche solo dimenticati da molto tempo. In questa prospettiva, è possibile osservare che le foto dei pazienti funzionano spesso come costruzioni simboliche e oggetti di metafora transazionali che offrono silenziosi “insight” del mondo interiore in una maniera che le parole da sole non potrebbero mai rappresentare o decodificare. Dunque, con l’aiuto di uno psicoterapeuta che conosce le tecniche di fototerapia, i pazienti esplorano i significati delle loro foto e i loro album di famiglia a livello emotivo oltre al loro significato visivo. Queste informazioni rimangono latenti in tutte le foto personali dei pazienti, ma quando queste foto vengono utilizzate per stimolare il dialogo terapeutico, si crea una connessione meno censurata con l’inconscio.
In questo lavoro, le foto non vengono soltanto utilizzate per essere contemplate in una riflessione silenziosa, ma vengono create attivamente: si parla alle foto, si ascoltano, vengono utilizzate per illustrare nuove narrative, nuovi ruoli, per visualizzare di nuovo nella memoria o nell’immaginazione, e vengono utilizzate anche per creare dialoghi tra le foto stesse.
Una volta che le foto vengono osservate, il passo seguente consiste nell’attivare tutto quello che queste foto fanno venire in mente. Il compito principale del terapeuta è quello di incoraggiare e di fornire sostegno al paziente nel percorso di scoperta personale mentre esplora e interagisce con le sue foto e le foto di famiglia che vengono osservate, scattate, raccolte.
5 tecniche di fototerapia utili per il terapeuta
Lo psicoterapeuta può utilizzare 5 tecniche di Fototerapia, ognuna delle quali viene abbinata ai seguenti 5 tipi di fotografie che poi vengono spesso utilizzate in varie combinazioni l’una con l’altra. Esse sono:
- Foto scattate o create dal paziente: quelle in cui il paziente scatta (crea ) l’immagine utilizzando una macchina fotografica, o quelle in cui il paziente prende immagini create da altri, raccogliendole da riviste, cartoline, internet, etc.
- Foto scattate al paziente da altre persone: sia quelle per cui ha posato volutamente che quelle catturate spontaneamente a sua insaputa
- Autoritratti: qualsiasi foto che i pazienti fanno a se stessi, sia letteralmente che metaforicamente (in ogni caso, queste sono foto in cui i pazienti esercitano un controllototale su tutti gli aspetti della creazione dell’immagine)
- Album di famiglia o altre collezioni di foto biografiche: sia quelle della famiglia biologica che quelle della famiglia di adozione; sia che le foto siano state raccolte formalmente in un album o semplicemente tenute sparse, appiccicate sul muro o sulla porta del frigorifero, dentro il portafoglio, incorniciate sulla scrivania, sullo schermo del monitor o nei siti web familiari, etc.
- “Foto-proiezioni“, la tecnica utilizza il meccanismo secondo cui il significato di qualsiasi foto è in primo luogo creato dall’osservatore durante il processo di percezione dell’immagine. L’atto di guardare qualsiasi immagine fotografica produce delle percezioni e reazioni che vengono proiettate dal mondo interiore della persona sulla realtà e che determina così il senso che viene dato a ciò che si vede. Perciò questa tecnica non si basa su un tipo specifico di foto ma piuttosto sull’interfaccia meno tangibile tra una foto e il suo osservatore o creatore, lo “spazio” in cui ogni persona forma le proprie originali risposte a ciò che vede.
Approfondimenti
- M. Cavallo e B. Callieri, Artiterapie tra clinica e ricerca, Edizioni Universitarie Romane
SITOGRAFIA
- http://www.phototherapy-centre.com/italian.htm
- http://www.photoastherapy.com/home/storia-della-fototerapia/il-900
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