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Vi è capitato di sentir dire a vostro figlio “non voglio andare a scuola”?
A volte probabilmente era una capriccio perché voleva restare a casa, magari per giocare o semplicemente per guardare la tv.
Spesso però, dietro questa lamentala, si nasconde un vero e proprio disturbo: la fobia scolare.
Se non sai di cosa si tratta, continua a leggere per approfondirne la conoscenza e cosa fare per uscire da questo “problema”.
Indice contenuti
Fobia scolare: approfondimento del problema
Parlare di fobia scolare significa far riferimento ad un disturbo caratterizzato da ansia e paura.
Chi è vittima di questo disturbo prova un sentimento di repulsione nell’andare o nel restare a scuola e arriva a provare forti sentimenti di ansia e paura, tali da compromettere una regolare frequenza scolastica.
Kearney, direttore del Child School Refusal and Aniety Disorders Clinic (UNVL) dell’università del Nevada (Stai Uniti) a tal proposito ha coniato il costrutto di comportamento di rifiuto scolare che descrive come una “inabilità del bambino a mantenere un funzionamento appropriato all’età rispetto alla frequenza scolastica o a una mancanza di coping adattivo agli stress collegati a tale contesto” (Keraney & Albano, 2010).
Rifiuto scolastico vs mancanza di interesse
A tal proposito va infatti sottolineata una cosa importante: la fobia scolare non deve essere confusa con un’assenza ingiustificata da scuola, poiché in quest’ultimo comportamento non sono presenti sentimenti di ansia e paura, ma semplicemente una mancanza di interesse per la propria formazione.
Chi ha una fobia scolare può per esempio arrivare ad assentarsi da scuola per lunghi periodi di tempo o essere vittima di vari ritardi.
Inoltre, chi presenta un rifiuto scolastico può arrivare ad assentarsi da scuola fin dall’inizio della giornata. Oppure si reca a scuola, ma chiede poco dopo di tornare a casa.
Al contrario chi prova mancanza di interesse, come anticipato non prova ansia nell’andare a scuola e spesso salta alcuni giorni di presenza o presenta svogliatezza nello studio.
Esordio della fobia scolare
Questo disturbo spesso si presenta durante l’infanzia, ma sembra interessare anche ragazzi adolescenti.
Volendo essere più precisi, in Italia soffrono di questa fobia tra l’1 e il 5% dei ragazzi in età scolare, con maggiore incidenza in tre specifiche fasi:
- l’entrata alle elementari (5-6 anni)
- il passaggio alle scuole medie (10-11 anni)
- il primo anno delle superiori (13-14 anni)
Da cosa nasce la fobia scolare?
Ma perché un bambino o un adolescente possono arrivare a provare ansia e paura all’idea di andare a scuola?
Pensate che i bambini con tale fobia possono alzarsi dal letto, prepararsi e rifiutarsi comunque di andare a scuola. Alcuni invece arrivano a rifiutarsi di uscire dal letto.
Questo rifiuto sicuramente ha un unico scopo: evitare di ritrovarsi in una situazione stressante e di angoscia.
Spesso dietro quest’angoscia si nasconde il forte timore di essere mal giudicati che spinge alcuni ragazzi a restare a casa, poiché si sentono totalmente inadeguati.
In questo modo evitano i rimproveri severi da parte di insegnanti e genitori per il proprio rendimento scolastico.
Altre possibili cause
Il rifiuto scolastico può essere collegato anche ad altri fattori.
Mettiamo il caso che vostro figlio si stanchi subito e faccia fatica a stare al passo con gli altri bambini e per questo si rifiuta di andare a scuola.
In tal caso, ad esempio, potrebbe esserci alla base un problema di apprendimento.
Ancora possono esserci altri fattori, come per esempio problemi con il gruppo dei pari, problemi con un insegnante, il ritorno a scuola dopo una lunga interruzione.
Mettiamo caso che vostro figlio abbia vissuto esperienze di esclusione a scuola: magari è stato vittima di atti di bullismo. La fobia scolare in tal caso potrebbe essere collegata alla paura di ritrovarsi in certe dinamiche discriminatorie.
Alla base possono esserci ulteriori eventi di vita stressanti non strettamente legati alla scuola.
Tra questi per esempio possiamo ritrovare:
- malattia propria o di un membro della famiglia;
- la separazione tra i genitori;
- relazioni conflittuali in famiglia;
- il desiderio di rimanere a casa perché ci si sente al sicuro;
- la paura di essere abbandonati (ansia da separazione)
Tra gli altri disturbi che possono associarsi alla fobia scolare abbiamo:
- l’ansia generalizzata;
- la fobia sociale;
- gli attacchi di panico;
- il disturbo post traumatico da stress;
- la depressione;
- il disturbo della condotta;
- il disturbo oppositivo-provocatorio;
- il disturbo da deficit di attenzione-iperattività;
Il ruolo delle cause genetiche
Che posizione occupano i fattori generiche nello sviluppo della fobia scolare? Secondo alcuni ricerche sembrerebbe esserci una vulnerabilità biologica per lo sviluppo di questo specifico disturbo.
Lo studioso americano Christopher A. Kearney ha messo in evidenza determinate variabili legate al rifiuto scolastico per:
- evitare stimoli collegati alla scuola che provocano emozioni negative: tra questi per esempio abbiamo il bus, la palestra o il tono di voce di un insegnante. In genere questi sono comportamenti che si manifestano in bambini dai 5 agli 11 anni.
- sfuggire a determinate situazioni sociali, come per esempio le interrogazioni: questi comportamenti si manifestano nei ragazzi dai 12 ai 17 anni.
- ottenere attenzioni da altre figure significative: in genere questo comportamento si manifesta nei bambini dai 5 agli 11 anni, quando vogliono ricevere attenzioni magari da genitori che sono in procinto di separarsi.
- perseguire ricompense concrete, come per esempio praticare sport o abusare di alcune sostanze, in genere questo comportamento si manifesta nei ragazzi dai 12 ai 17 anni.
Conseguenze della fobia scolare
Sintomi fisici
Dopo aver compreso le cause che stanno alla base di questo disturbo cerchiamo di comprendere il quali modi si manifesta.
La fobia scolare sembra infatti caratterizzarsi con i seguenti sintomi somatici:
- elevata angoscia dalla sera prima che può portare il bambino a riposare male con conseguenti incubi;
- problemi legati al controllo degli sfinteri che lo portano a passare diverse ore in bagno prima di recarsi a scuola;
- elevata ansia nel momento in cui si esce da casa o si giunge davanti alla scuola, al punto da sperimentare attacchi di panico;
- vertigini, mal di testa, tremori, palpitazioni, dolori al torace, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, dolori alle spalle, dolori agli arti.
Difficoltà relazionali
Tutto questo porta a conseguenze sia dal punto di vista emotivo, che sociale.
I bambini che si rifiutano di andare a scuola, oltre alle ripercussioni a livello scolastico, possono averne anche a livello relazionale, in quanto potranno sperimentare difficoltà nei rapporti con i coetanei e con la famiglia.
Se a breve termine potrebbero sperimentare un forte stress, a lungo termine potrebbero presentare difficoltà lavorative, a causa di una mancata occupazione o l’abuso di sostanze e comportamenti delinquenziali.
Come uscire dalla fobia scolare
Da genitori, come possiamo aiutare un bambino ad uscire da questo circolo vizioso che, a lungo andare, può portarlo ad assumere comportamenti devianti?
Come già già anticipato un bambino affetto da fobia scolare cercherà di evitare l’oggetto della sua paura, cercando di rimanere a casa il più possibile. Questo però a lungo andare aumenterà il suo senso di incapacità nell’affrontare i suoi sentimenti di ansia e paura allontanandolo sempre di più dalla scuola.
In questi casi risulta fondamentale l’appoggio e l’aiuto dei genitori.
E’ importante che vi sia un dialogo e un confronto, piuttosto che un’imposizione dettata dalla paura delle conseguenze. E’ necessario infatti che vi sia una comprensione e un’ascolto empatico di quelle che sono le preoccupazioni del ragazzo, insieme a tanto amore e tanta pazienza.
Da genitori, insomma, bisogna evitare di sottovalutare o sminuire la situazione, ritenendo che sia solo un problema di svogliatezza, in quanto anche questo approccio contribuirà ad aggravare il problema. Al contempo bisogna evitare di far sentire in colpa il figlio che, evidentemente, ha un disagio che deve essere affrontato e piuttosto che evitato.
Nel concreto, da genitori, ecco cosa converrebbe fare.
Costruite un dialogo
Cercate di attivare un dialogo con vostro figlio, con calma: fatevi raccontare come si sente e sforzatevi di porvi al posto suo, evitando di giudicare ciò che prova.
- Cosa sente quando sta male?
- Che timori ha?
- Cosa pensa quando sente la parola “scuola”?
- Cosa gli suscita tutto questo?
Il dialogo è la prima cosa da tenere in considerazione in casi come questi: il bambino in questo modo si sentirà accolto e sollevato.
Ma soprattutto non si sentirà in colpa.
Stabilite degli accordi
Evitate di forzare il bambino ad andare a scuola, costringendolo o sgridandolo. La posizione dei genitori in questa situazione è molto complessa, ma occorre prestare maggiore attenzione alla sofferenza del figlio, piuttosto che alle assenze stesse. E’ fondamentale che viva la scuola in modo sereno.
Se verificate che fa fatica a stare tutto il giorno in classe, provate a creare degli accordi con lui e con la scuola, in modo che si abitui gradualmente e in modo naturale. Questo servirà ad evitare che viva la sua esperienza in modo troppo angosciante o che finisca per evitare completamente il contesto scolastico perché troppo ansiogeno.
L’attenzione al benessere
Nel parlare con lui, più che focalizzarvi sulla scuola, concentratevi sul suo benessere. Fategli capire che al primo posto c’è lui e il suo stare bene.
Fatto questo è fondamentale anche capire il contorno in cui vostro figlio vive: cercate di osservare il contesto in cui è immerso, parlate con le sue maestre per capire se è accaduto un evento che può averlo destabilizzato e che magari ha tenuto nascosto per paura di un rimprovero.
L’importanza delle relazioni
Soffermatevi sulla sua sfera sociale: invitate a casa amici e compagni, affinché le sue relazioni rimangano sempre vive e forti.
Pensate in positivo
Prima di andare a scuola chiedete cosa farà, che attività sono previste e nel farlo mostrate entusiasmo affinché la scuola, oltre che in ottica formativa, venga considerata anche come luogo dove fare nuove esperienze positive che potranno aiutarlo a crescere.
Il rispetto delle regole
Le regole in questi casi sono un aspetto a parte. Il bambino o ragazzo potrebbe avere difficoltà a rispettare delle precise regole.
In questi casi è importante abituarlo all’idea che esistono e che vanno rispettate, ma non secondo un’ottica di imposizione.
Per far si che tutto avvenga in un contesto sano, stabilite per esempio delle regole da rispettare a casa: regole che, attenzione, dovranno essere rispettate da tutti i componenti della famiglia.
Questo farà si che vostro figlio le accetti e le rispetti con più facilità.
L’importanza dell’autostima
Anche l’autostima è fondamentale che vada sostenuta.
Evitate di pretendete troppo da vostro figlio, servirebbe solo ad aumentare il suo stress. Cercate piuttosto di avere e nutrire aspettative realistiche e coerenti con quella che è la sua età e le sue capacità.
Quando sbaglia, evitate di criticarlo: anzi, è importante fargli capire che sbagliare è uno dei diversi modi per imparare nuove cose.
E questo vale sia in famiglia che a scuola.
Imparate a chiedere aiuto
Se questi consigli non bastano prendete in considerazione la possibilità di chiedere aiuto ad un professionista psicologo psicoterapeuta.
Tra i vari interventi la psicoterapia breve strategica è risultata molto efficace.
Con la terapia si interviene attraverso vari step, coinvolgendo anche i genitori e la scuola, grazie a interventi psicoeducativi che hanno lo scopo di mettere in rilievo la natura dell’ansia e l’identificazione di quelli che sono i pensieri disfunzionali. Si lavora inoltre sul ridimensionamento delle paure e sul trasferire gli strumenti utili per affrontare la paura in modo diverso.
Secondo questi approcci il ritorno a scuola è graduale e avviene nel rispetto di quelli che sono i tempi e le modalità stabilite, al fine di:
- ridurre l’ansia del bambino;
- aumentare il senso di autoefficacia personale;
- riprendere la frequenza scolastica.
Riflessioni conclusive sulla fobia scolare
Insomma dietro un semplice “mamma non voglio andare a scuola” possono esserci diverse motivazioni e pensieri.
Può esserci un vero e proprio disturbo che alla base ha sicuramente delle cause, dei sintomi, ma soprattutto delle conseguenze.
Per questo è importante andare a fondo alla questione, evitando di sottovalutare i pensieri, le parole e i comportamenti dei nostri figli.
Spesso pensiamo che facciano solo capricci: un buon modo per aiutarli è accertarsene.
Evitiamo di dare le cose per scontato, soprattutto se di mezzo ci sono i nostri bambini che hanno solo bisogno di genitori amorevoli, presenti e soprattutto attenti.
Approfondimenti
- Kearney, C.A., Albano, A. M. (2010), Quando i bambini rifiutano la scuola. Una guida alla terapia cognitivo-comportamentale. Francoangel
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