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Dopo un’importante interrogazione Davide vuole rendermi partecipe del suo successo con un SMS:
“Evvai Sara! O preso 8 a scenze!”
Davide è un ragazzo di 14 anni, ha una grande passione per la musica e scrive canzoni rap, è intelligente, spigliato, ha molti amici ed è ben voluto dagli insegnanti.
Da quando frequenta la scuola elementare però presenta difficoltà nella scrittura, perché ha sempre commesso e continua a commette molti, troppi errori ortografici rispetto ai ragazzi della sua età. Cosa ha Davide?
Indice contenuti
Cosa è la disortografia e quale è la causa della sua presenza?
La disortografia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) relativo alla componente costruttiva della scrittura, ovvero alla trasformazione da suono in codice scritto o all’uso delle regole ortografiche.
Gli errori che vengono commessi sono solitamente classificati in 3 gruppi:
- errori fonologici: nei quali la scrittura errata compromette il suono della parola
- scambiando lettere dal suono simile: scrivere folpe invece di volpe
- omettendo lettere o sillabe della parola: scrivere babola invece di bambola
- inserendo lettere o sillabe in più: scrivere arcombaleno invece di arcobaleno
- invertendo l’ordine di alcune lettere o sillabe: scrivere al invece di la
- errori non fonologici: dovuti ad un errato uso delle regole ortografiche:
- separazione di un’unica parola: in fatti invece di infatti
- fusione di due parole in una unica: avvolte invece di a volte
- uso di una lettera sbagliata, ma con suono uguale a quella corretta: squola invece di scuola
- omissione o aggiunta dell’h: o mangiato invece di ho mangiato
- altri errori:
- omissione o aggiutna di doppie: averrare invece di avverare
- omissione o aggiunta di accenti: saro invece di sarò
Come per tutti i DSA, anche per la disortografia non è attualmente possibile riconoscere una causa, ed è inoltre presente uno stretto legame fra i sistemi responsabili della scrittura e della lettura, aspetto che rende ancora più complesso il riconoscimento di vie di elaborazione separate. Come per la dislessia, tuttavia, i filoni che sono attualmente considerati i più promettenti sono due:
- il primo studia i deficit di quelle aree che contribuiscono alla scrittura: attenzione visiva e uditiva, capacità discriminativa visiva e uditiva, elaborazione interemisferica, ecc
- il secondo indaga in modo più specifico le difficoltà di elaborazione del suono e la conseguente difficoltà nel tradurlo in segno
Quando e come è possibile fare diagnosi?
Il riconoscimento di una difficoltà oggettiva e significativa può essere fatto solo alla fine della seconda elementare, ed è necessario assicurarsi che il percorso formativo sia stato regolare. Un bambino che per motivi di salute o familiari non è stato esposto agli stimoli didattici opportuni per molti mesi durante i primi due anni di scuola elementare, potrebbe presentare difficoltà simili ad un bambino con disortografia, ma la diagnosi non dovrebbe essere fatta.
E’ inoltre possibile che difficoltà di decodifica o ortografiche siano presenti in condizioni più complesse (ritardo mentale, deficit neurologici di varia natura, deficit sensoriali che compromettano una corretta codifica e decodifica), e anche in questo caso la diagnosi di disortografia non è opportuna.
La valutazione delle prestazioni ortografiche può essere fatta solo attraverso test standardizzati, ovvero test che abbiano una riconosciuta attendibilità e validità, e l’osservazione clinica effettuata dallo specialista accompagna e completa le informazioni che è possibile ricavare attraverso questi strumenti.
Cosa succede dopo la diagnosi?
La fase di valutazione è fondamentale non solo per riconoscere la presenza o meno di una difficoltà, ma per definirne la gravità e le caratteristiche specifiche; una buona diagnosi infatti è quella che contiene tutti i dati necessari per poter impostare un piano di intervento personalizzato, ovvero in grado di potenziare le aree più carenti in modo specifico e mirato.
La consapevolezza che manifestazioni uguali di una stessa difficoltà siano frutto di profili differenti, porta attualmente la comunità scientifica a consigliare dei percorsi di potenziamento prima di proporre una diagnosi definitiva, in quanto è frequente che in alcuni casi, con il supporto opportuno, le prestazioni migliorino a tal punto da uscire dal range di disturbo, per attestarsi su un punteggio più vicino a quello normativo. Dunque bambini apparentemente disortografici potrebbero con il giusto aiuto migliorare significativamente le loro difficoltà e non avere la necessità di una diagnosi.
In cosa consiste il potenziamento per la disortografia?
L’impostazione attualmente ricosciuta come più efficace per il potenziamento nei DSA e nelle difficoltà di apprendimento è quella di un training centrato sul deficit; dunque un bambino con disortografia lavorerà in modo puntuale sulla scrittura e solo secondariamente sull’attenzione, sulle funzioni esecutive o su altre competenze accessorie a quella ortografica.
In base a quanto già detto inoltre non è possibile impostare un piano di intervento uguale per due bambini seppure con risultati simili, in quanto ogni individuo manifesta peculiarità di cui è necessario tener conto nel lavoro di potenziamento.
La letteratura ci fornisce inoltre delle indicazioni rispetto agli elementi che rendono più efficace un intervento:
- sono più efficaci gli interventi ad alta frequenza: sono presenti risultati migliori se il potenziamento viene fatto in cicli di massimo sei mesi, con esercizi di circa 15 minuti per almeno 3 volte a settimana
- non è importante se l’esercizio viene fatto in forma domiciliare o in uno studio
- è importante che accanto al lavoro di esercizio “meccanico”, sia presente un lavoro di consapevolezza delle proprie difficoltà e dei propri punti forza
- è più efficace un potenziamento programmato, ovvero nel quale si sappia già dall’inizio quali aree devono essere potenziate, con quali strumenti e con quali obiettivi rispetto ad uno in cui si “naviga a vista
Individuare e segnalare tempestivamente queste difficoltà è un dovere che può fare la differenza fra un percorso formativo fatto di imbarazzo e frustrazione, e uno di serenità e capacità di esprimersi in quanto riconosciuto nella propria unicità.
Approfondimenti
- Cornoldi, C. , a cura di (2007). Difficoltà e disturbi dell’apprendimento. Il Mulino (Bologna)
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