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Lasciatemi perdere che sono esaurita!
Quando si arriva all’esaurimento nervoso
Nei diversi spazi sociali (posto di lavoro, saloni di bellezza, ingresso della scuola, luoghi di incontro ed intrattenimento, il salotto di casa, ecc.) sempre più frequentemente si ode proferire questa frase e nella maggior parte dei casi da voci femminili: lasciatemi perdere che sono esaurita! Noi che facciamo il mestieraccio di occuparci dei “significati altrui” non potevamo non interrogarci su questa nuova tendenza espressiva, anche perché, in genere, le persone che hanno una sofferenza non vanno in giro a pubblicizzarla; non è che chi ha un problema di salute va dicendo: lasciatemi perdere che ho un tumore, o ho una psoriasi, o una sciatalgia, un’epatite ecc. ecc., perché chi soffre di esaurimento nervoso dovrebbe farlo?
Esaurimento nervoso: cosa nasconde?
Chiunque abbia avuto occasione di cogliere detta tendenza esclamativa avrà notato quanto essa sia intrisa di significati occulti che spaziano da quelli contenuti nel tono della voce, a quelli insinuati dalla mimica espressiva del volto fino a quelli contenuti nelle parole e persino degli intenti di chi la pronuncia.
Di primo acchito, la suddetta frase, sembrerebbe quasi assumere carattere di minaccia nel senso che l’esclamazione: “lasciatemi perdere che sono esaurita!” si presenta come un invito/avvertimento a non contrariare la persona che, in quanto satura di suo, potrebbe, se stuzzicata a sproposito, perdere il controllo e dar luogo ad atti inconsulti dei quali non si sentirebbe responsabile. Contemporaneamente, però, si può anche coglierne il tono di accusa indiretto del tipo: siccome a causa vostra sono esaurita state bene attenti a quello che dite!
Il “senso di importanza” di chi è esaurito
Da un’ulteriore ottica, comunque, si può anche avvertire una velata superbia: io sono esaurita perché faccio tremila cose, sono attiva e indispensabile per chi mi sta intorno, sono il passe par tout di tutte le faccende, che ne potete sapere voi che non combinate nulla? Voi che fate una vita tranquilla?
Quindi usata come motivo di vanto, là dove esaurita insinua superdotata, ma se continuiamo ad osservare la complessità del fenomeno ci rendiamo conto che, forse, essa è solo un grido disperato alla ricerca di una identità, fosse pure, quella della “donna moderna esaurita con un ritmo a mille” quasi ad insinuare: mica è colpa mia, è la vita che è impossibile!
E’ opportuno sottolineare a questo punto che una grossa fetta di donne attive sul mercato avverte un “vuoto di senso” e l’incapacità di colmarlo però, essendo in marcia non ci si può fermare e si va avanti, ma il vuoto impavido rende tutto molto faticoso e spesso la persona in questione si ritrova a chiedersi: ma io chi sono? Cosa sto facendo? Cosa sto cercando? Perché mi viene la voglia di sparire certe volte!? In realtà è proprio dietro questi pensieri che si cela una crisi di identità e l’esigenza di trovarne una facilmente accettabile e riconoscibile agli altri: la donna moderna impegnatissima ed esaurita.
Elisabetta Vellone
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