Ipocondria e patofobia: quando si ha paura delle malattie
4 Agosto 2010Entriamo in punta di piedi nella MENTE… (II parte)
4 Agosto 2010Immaginiamo di avere una lente d’ingrandimento e di osservare tutti i passaggi mentali compresi nel prospetto ABC, ovvero entriamo nello spazio: dinamica del pensiero nell’accezione più ampia.
Nel cerchio di seguito riportato, che potremmo definire il prospetto di una cellula comportamentale completa, sono distinguibili otto punti; ognuno di essi consiste in un miniprocesso mentale specifico correlante e correlato ad ognuno degli altri sette.
Quindi possiamo osservare che:
- al punto 1 accade un evento;
- al punto 2 la nostra attenzione lo coglie;
- al punto 3 il nostro cervello riconosce l’evento: (è……. );
- al punto 4 viene conferito significato all’evento attivante (significa che…);
- al punto 5 viene formulata la valutazione (valore personale attribuito all’evento);
- al punto 6 si emette il comportamento (emozione + azione);
- al punto 7 si percepisce la reazione dell’ambiente esterno (risposta degli altri al n/comp.to);
- al punto 8 si realizza la conferma nevrotica con chiusura del cerchio a mò di circolo vizioso che conferma e perpetua il problema o disagio in atto.
Spendiamo ora qualche parola per fare miglior luce sui vari punti. Il punto uno, che corrisponde al nostro A, consiste nell’evento che si manifesta. Per evento si intende qualunque fenomeno visibile o invisibile colto dal soggetto es: la macchina incidentata è un evento, ma anche quel certo pensiero/ricordo che mi torn in mente è un evento così pure la percezione dei segnali fisici della mia timidezza fino ad arrivare alla constatazione di un dolorino agli arti, un brufolo sulla pelle,un ragno che si arrampica, insomma qualunque cosa possa accadere nella vita di un essere umano dal grande disastro (evento sociale) all’evento apparentemente più insignificante (evento personale).
Il punto due, ovvero l’attivazione dell’attenzione personale, in quanto essa non è scontata; qualunque evento, di qualunque spessore se non è colto dalla nostra attenzione non si realizza la presa di coscienza e non si attiva alcuna reazione. Quanti eventi importanti per noi stessi potrebbero stare ad accadere in questo momento mentre leggiamo? Ma la nostra attenzione non li coglie e non abbiamo nessuna attivazione.
Il passaggio numero tre, ovvero l’azione di riconoscimento da parte del cervello dell’evento percepito è uno snodo estremamente delicato in quanto il nostro cervello, avendo bisogno di completare i processi quando non può procedere al riconoscimento obiettivo del fenomeno ne inventa uno al momento. Facciamo un esempio: supponiamo che sentiate suonare alla vostra porta, prima ancora che il trillo finisca il vostro cervello ha stabilito che c’è qualcuno che chiede di entrare (riconoscimento); ora invece supponiamo che quel trillo provenga da sotto la vostra scrivania al che vi guardate intorno e cominciate a pensare (impossibilità di riconoscimento) che la persona che è li con voi si diverte a mettere i campanelli nascosti. Contemporaneamente quella persona un pò seccata nega e pensa che sia opera vostra e dopo un tiramolla del tipo: è opera tua! No ma che dici è opera tua!, forse vi trovate entrambi carponi sotto la scrivania a cercare di capire cosa accade, ma niente! Non trovate niente! Il trillo continua e voi forse cominciate a pensare che qualcuno ha messo qualche aggeggio per spiarvi, mia moglie! Mio marito! E se siete un personaggio illustre forse pensate ai servizi segreti. Continuate a cercare e cominciate a sentirvi molto nervosi, ma niente e intanto il trillo continua! A questo punto forse cominciate a pensare all’opera di un fantasma oppure potreste dubitare delle vostre facoltà mentali o chissà cos’altro perché la nostra mente non concepisce i buchi e quando non ha una risposta ne inventa una e poi ci crede.
Ed eccoci al punto quattro dell’azione mentale. Il punto quattro è il nostro cavallo di battaglia, perche? Perché si tratta dei nostri pensieri! Sono esclusivamente nostri pensieri ed è proprio in questo passaggio che esibiamo tutta la nostra creatività. Lo spazio “inferenze” è quello in cui attribuiamo in maniera del tutto arbitraria qualità e significa all’evento! ( questo significa che…..) e trattandosi di un disagio il significato che attribuiamo è sicuramente negativo per noi stessi: quindi: catastrofico, o terribilizzante, o squalificante, o di insopportabilità ecc. Ed è quindi proprio a questo livello che il nostro intervento finalizzato al cambiamento trova il miglior terreno fertile per la sana ridefinizione. Vedremo in seguito come.
Nella seconda parte, dopo aver considerato i restanti punti : 5 , 6 , 7 , 8 ,vedremo come si affronta e si imposta l’intervento di cambiamento.
Elisabetta Vellone
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