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27 Dicembre 2021Un viaggio alla scoperta delle emozioni primarie e secondarie.
“I sentimenti e le emozioni sono il linguaggio universale che deve essere onorato.
Sono l’espressione autentica di chi siamo”.
-Judith Wright-
Come in molti hanno detto e confermato (parliamo di vari studiosi, psicologi, filosofi), noi siamo ciò che proviamo, noi siamo ciò che sentiamo.
Noi siamo le nostre emozioni.
Ma cosa sono le emozioni? Vi siete mai soffermati, anche solo un momento, per chiedervelo? Sapete che esistono emozioni primarie e secondarie?
Tutti noi proviamo delle emozioni: ci emozioniamo per diversi motivi, in diverse circostanze.
Spesso le nostre emozioni, però, prendono il sopravvento ed è proprio in questi casi che pensiamo possano rappresentare qualcosa di negativo per noi e la nostra incolumità.
In realtà non esistono emozioni positive o emozioni negative: le emozioni hanno tutte una funzione adattiva ma possono risultare o essere una minaccia se cerchiamo di bloccarle o se non le lasciamo fluire liberamente.
Le emozioni, d’altronde, chiedono questo: di vivere, di fluire, di scorrere in piena libertà. Se blocchiamo questo processo naturale è altrettanto naturale incorrere in problemi, a volte anche patologici.
Ma quando parliamo di emozioni, a quali ci riferiamo?
Come vedremo di seguito esistono emozioni primarie ed emozioni secondarie.
Queste si differenziano per caratteristiche che vedremo qui di seguito.
Ne volete sapere di più? Iniziamo a scoprire prima di tutto cosa sono le emozioni.
Indice contenuti
Definiamo le emozioni
“Tutti sanno cosa è un’emozione
fino a che non si chiede loro di definirla.”
(Fehr e Russell, 1984).
E’ proprio così. Cos’è dunque, un’emozione?
Per rispondere a questo primo interrogativo, vi riportiamo qui di seguito la definizione di emozione data dall’enciclopedia Treccani che definisce l’emozione come: «un processo interiore suscitato da un evento – stimolo rilevante per gli interessi dell’individuo. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali), comportamenti “espressivi” (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali)».
Da tale definizione si evince come le emozioni siano dei processi complessi e multicomponenziali e coinvolgono sia il nostro corpo che la nostra mente.
Un’emozione consiste, dunque, in una serie di cambiamenti che si verificano a livello fisiologico e comportamentale.
Facciamo un esempio concreto per capire meglio quanto appena detto: Maria domani ha un esame importante e da questo dipende la sua laurea. Maria prova diverse emozioni: paura e ansia, dal momento che non sa come andrà quest’esame.
Queste emozioni causano in Maria modificazioni a livello fisiologico: Maria infatti sente male allo stomaco, ha il respiro affannoso.
Questi non sono altro che segnali che ci indicano che Maria sta avendo paura.
L’emozione può essere dunque definita come una risposta ad uno stimolo, ovvero quella reazione che si caratterizza per diversi cambiamenti fisiologici nella frequenza cardiaca, nelle espressioni facciali o nella temperatura corporea.
In tutto questo non bisogna dimenticare che altrettanto importante è l’aspetto cognitivo di un’emozione: è importante anche la valutazione dello stimolo e ciò che ne consegue in termini di comportamento e azione.
Questo vuol dire che se ad esempio siamo arrabbiati (rabbia = emozione), per calmarci possiamo fare leva sull’aspetto cognitivo, ovvero sui nostri pensieri circa lo stimolo.
A cosa servono le emozioni: la loro funzione
Da quanto detto fino ad ora si evince come le emozioni abbiano un ruolo nel guidarci nei processi di decisione: questo avviene proprio perché ci danno informazioni sul nostro stato e dunque ci aiutano a capire di cosa abbiamo bisogno anche a livello di sopravvivenza.
Come diceva Darwin le emozioni sono tutte indispensabili da un punto di vista evolutivo poiché rappresentano il risultato della capacità dell’uomo che, nel tempo, è riuscito ad adattarsi all’ambiente.
Se volessimo riassumere le funzioni delle emozioni potremmo dire che:
- Ci preparano all’azione, senza attuare un vero e proprio ragionamento, risparmiando così tempo in caso di pericolo, per esempio. Grazie ad un’emozione noi possiamo, per esempio, riuscire ad individuare un pericolo e a rispondere a questo.
- Comunicano agli altri cosa sentiamo: come detto prima si verificano dei cambiamenti anche a livello facciale o a livello della voce. Tutto questo funge da segnale sul nostro stato.
- Comunicano a noi stessi come stiamo: tutto questo serve soprattutto a noi, per capire se siamo per esempio soddisfatti circa la nostra vita o circa le nostre relazioni.
Emozioni primarie e secondarie
Ekman è uno psicologo americano e dopo essere stato in un villaggio sulle alture della Papua Nuova Guinea per studiare gli abitanti del posto e le loro emozioni, è arrivato alla conclusione che esistono delle espressioni di base universali anche in popolazioni diverse e da qui arrivò a suddividere le emozioni in primarie e secondarie.
Iniziamo a conoscere le prime, definite anche come emozioni di base o universali:
- rabbia: solitamente questa emozione si genera dalla frustrazione e può essere manifestata attraverso l’aggressività;
- paura: parliamo di un’emozione che ha come scopo il segnalare al soggetto una situazione di pericolo o rischio;
- tristezza: parliamo di quell’emozione che si sperimenta dopo aver subito una perdita;
- gioia: è quello stato d’animo positivo che sperimentiamo quando ci sentiamo soddisfatti;
- sorpresa: questa è un’emozione che proviamo quando siamo di fronte a qualcosa che non ci aspettavamo e può essere seguita da sentimenti di gioia o anche di paura;
- disprezzo: sentimento di sdegno, caratterizzato dalla mancanza di stima nei confronti di persone o cose, considerate senza dignità;
- disgusto: sentimento di repulsione che è spesso seguito da un’espressione di sdegno.
Vediamo, ora, le secondarie, ovvero quelle che si sviluppano man mano che il soggetto cresce e si relaziona con gli altri, quelle che nascono dalla combinazione di quelle primarie:
- allegria: quel sentimento di soddisfazione dell’animo;
- invidia: uno stato emozionale che si sperimenta quando si desidera avere ciò che l’altro ha. A differenza della gelosia che può coinvolgere più persone, l’invidia coinvolge l’invidioso e l’invidiato;
- vergogna: parliamo di una reazione emotiva che può essere sperimentata quando viene trasgredita una regola sociale e quando dunque si mette in atto un comportamento ritenuto indecoroso;
- ansia: è invece una reazione che si sperimenta di fronte al prefigurarsi di un pericolo futuro e ipotetico.
E’ da distinguere dalla paura, anche se spesso vengono utilizzati in modo intercambiabile ma in realtà ci sono delle differenze che bisogna considerare: l’ansia è più una risposta che è orientata al futuro, dunque su una minaccia futura, la paura invece è una risposta orientata al qui e ora, al presente e dunque ad una minaccia identificabile subito.
- gelosia: parliamo di uno stato emotivo che deriva dal timore di poter perdere qualcosa che si ha e che quindi si vorrebbe continuare ad avere;
- speranza: sentimento che si prova quando si spera in qualcosa che può essere più o meno gestito e gestibile
- perdono: sentimento che si sperimenta dopo aver subito un torto e che è possibile grazie a sentimenti di compassione
- nostalgia: stato d’animo che si sperimenta al ricordo di qualcosa o qualcuno che è ormai lontano o di un qualcosa che è finito
- rimorso: sentimenti di pena che si sperimentano quando riteniamo di aver avuto comportamenti incoerenti con la nostra morale
- delusione: sentimento di tristezza che proviamo quando ciò che succede non è proprio come ce lo aspettavamo.
Quelle appena viste sono dunque le cosiddette emozioni secondarie, quelle più complesse che nascono e crescono man mano che il soggetto è inserito e si inserisce in un contesto sociale.
Secondo alcuni studi queste compaiono a partire dai due anni quando nel bambino si sviluppa una determinata forma di autocoscienza, ovvero quando il bambino si percepisce oggetto di attenzione rispetto all’altro.
Saper riconoscere e gestire le proprie emozioni
Saper riconoscere le proprie emozioni è sicuramente un passo fondamentale se vogliamo instaurare delle relazioni sane e autentiche con gli altri oltre che con noi stessi.
Se riusciamo a conoscere e riconoscere le nostre emozioni possiamo anche avere una maggior capacità di entrare in empatia con gli altri.
Tutto questo non può che avere delle forti ripercussioni sulla nostra autostima e sulla nostra capacità di gestire le nostre emozioni.
Come detto ad inizio articolo, le emozioni non sono negative, ma possono diventarlo se prendono il sopravvento e se non riusciamo a gestirle come dovuto.
Come fare per gestirle al meglio allora? Possiamo fare qualcosa a tal proposito?
Vediamo qualche consiglio qui di seguito.
- Impara a direzionare la tua attenzione sullo stimolo o sul problema: questo ti darà la sensazione di riuscire a regolare al meglio il tuo mondo emotivo.
Per far questo puoi provare a focalizzarti anche sul tuo respiro. Questo ti aiuterà a non focalizzarti troppo su di te e a saperti mettere anche nei panni altrui.
In tal senso puoi praticare delle tecniche di rilassamento che ti consentono di ottenere un benessere psico-fisico. - Pratica l’assertività, ovvero impara a rispettare i tuoi bisogni e quelli altrui.
Per fare questo prova ad ascoltarti di più, sii maggiormente consapevole dei tuoi limiti.
Prova ad essere più flessibile se si tratta di comunicare o collaborare con gli altri. - Allena il self-control, evitando di assumere atteggiamenti passivi o aggressivi. Ma soprattutto non soffocare le tue emozioni: affrontale, evita di opporti e vivetele, sempre, senza identificarti con esse. Dire sono arrabbiato è un conto, dire sto provando rabbia un altro. In questo modo potrai avere sicuramente una visione più obiettiva delle tue emozioni e dunque di te stesso.
Riflessioni conclusive
In questo articolo abbiamo cercato di mettere in evidenza cosa sia un’emozione, quali funzioni ricopre e soprattutto abbiamo messo in rilievo sia gli aspetti fisiologici, che cognitivi.
Nel fare questo abbiamo dovuto fare una suddivisione e abbiamo distinto le emozioni primarie da quelle secondarie: abbiamo colto la differenza tra queste, elencandole e cercando di spiegarle.
Per ultimo abbiamo voluto sottolineare l’importanza del saper gestire le nostre emozioni e a tal proposito vi abbiamo dato qualche consiglio pratico.
Ora che siete arrivati alla fine di questo viaggio, qual è l’emozione che prevale di più in voi?
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