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Pensieri fallaci
In passato la vita di coppia era sostenuta da equilibri più stabili, che sia condivisibile o meno la separazione veniva contemplata solo in casi estremi. La priorità inoltre coincideva col restare insieme fino alla fine, nonostante potessero esserci dei problemi.
Le generazioni passate mantenevano uno stile di vita che non permetteva forse la possibilità di domandarsi se ci fossero motivi per un allontanamento. Si dava così importanza alla famiglia, al mantenimento dei beni comuni e al tramandare il proprio bagaglio socio-economico ai figli.
Oggi, i tempi sono sicuramente cambiati, e insieme alla società anche il fenomeno “coppia”. È più facile adesso vivere numerose relazioni, in quanto siamo abituati ad essere connessi a più persone, e questo porta anche a sperimentare la coppia con diversi partner in momenti diversi della vita.
Quando si mantiene una relazione amorosa per un lungo periodo, capita spesso che insorgano delle incertezze sulla propria felicità insieme al partner. L’elemento del dubbio può essere considerato in questo senso fondamentale per rendersi conto di ciò che funziona e di cosa può migliorare all’interno del rapporto. Porsi delle domande è sicuramente sano in un rapporto di coppia funzionale, ma vi sono delle situazioni in cui queste diventano eccessivamente puntigliose e continue. In questi casi le troppe domande rischiano di minare la relazione e la propria stabilità emotiva. Le persone che mostrano questo comportamento credono di meritare il partner ideale e sono decise a cercarlo fino a trovarlo. Scartano così possibili pretendenti al primo segno di debolezza o difetto, anche se di poca importanza. Quando i dubbi e il fastidio relativo alle piccole cose dell’altro che non ci piacciono, diventano così imponenti e presenti nei propri pensieri e di conseguenza l’adeguatezza in diversi campi della propria vita diventa limitata. Allora si parla di disturbo ossessivo compulsivo da relazione, che può riguardare le relazioni amorose, filiali, d’amicizia o altro. (Approfondisci il fenomeno del dubbio patologico)
Il DOC è una sindrome mentale che rientra nei disturbi d’ansia, e può essere declinato in diverse forme, come ad esempio il disturbo d’accumulo o il dismorfismo corporeo. Attualmente si sta diffondendo sempre più rapidamente questa sintomatologia relativa ai rapporti come con l’insegnante, il familiare (figlio o genitore), l’amico e in particolare nelle relazioni di coppia. In questi casi spesso di arriva alla formulazione della dicitura “DOC relazionale” o “Disturbo Ossessivo Compulsivo da relazione“.
Le diverse tipologie di disturbo ossessivo compulsivo da relazione
Il Disturbo ossessivo compulsivo da relazione può differenziarsi a seconda del focus: incentrato sulla relazione o sul partner.
Per quanto riguarda il primo caso, quello più comune, vede protagoniste le domande ossessive. Queste si concentrano sulla qualità della relazione, sul feeling col proprio partner, sulla bontà di aver scelto correttamente la persona da amare o se quella stessa persona ci ricambia in egual misura.
Il secondo tipo prevede un’insofferenza legata ai difetti fisici e caratteriali del proprio partner. Questi, se inizialmente durante la fase dell’innamoramento sembravano privi di significato, diventano poi problemi insormontabili e inaccettabili. In questo caso, il dare troppo peso ai difetti dell’altro, porta alle domande fatidiche relative al primo tipo, focalizzato sulla relazione.
Nella maggioranza dei casi, una persona che soffre di questo tipo di problematica, focalizza le sue idee ossessive sia sulla relazione che sul partner. Ciò fa aumentare drasticamente il senso di ansia e insofferenza.
Ma come si alimentano reciprocamente i due focus nel Disturbo ossessivo compulsivo da relazione? Ipoteticamente, in un primo momento, le domande intrusive possono riguardare la veridicità dell’amore o della stabilità della coppia. Si arrivano solo dopo a notare piccoli difetti fisici nell’altra persona che prima erano irrilevanti. Il fatto che quelle caratteristiche negative del nostro partner sembrino enormi problemi irrisolvibili, porta alla conclusione che probabilmente il nostro amore sia meno vivido di prima. Ciò accade in quanto, in questo momento, ci sembra impossibile sopportare determinati aspetti dell’altro che prima accettavamo senza fatica.
Ossessioni e compulsioni nel Disturbo ossessivo compulsivo da relazione
Dato che, seppur di natura relazionale, il tema in oggetto resta un disturbo ossessivo-compulsivo, la sintomatologia è caratterizzata dagli stessi elementi. Le ossessioni si presentano come contenuti mentali intrusivi, come pensieri, immagini e ricordi di forte impatto che hanno, come oggetto, dubbi rispetto al partner e alla relazione di coppia. La persona in questione farà riferimento dunque ai propri stati psico-fisiologici per capire se si tratti di amore vero, se il partner è la persona giusta con cui condividere la vita e via dicendo. Ad esempio in assenza di fremiti o battito del cuore pronunciato, emergono dubbi sul fatto di essere ancora davvero innamorati. Al contrario se il partner lavora più del solito o arriva spesso in ritardo si può ipotizzare che abbia un amante. Pensieri di questo tipo generano di conseguenza comportamenti compulsivi per alleviare lo stato d’ansia provocato dalle ossessioni. Queste strategie -evitamenti, compulsioni, ricerca di rassicurazioni, controllo- serviranno per minimizzare i pensieri negativi e coincidono ad esempio con il fare confronti con altre coppie che si reputano felici, col soffermarsi su ricordi di momenti positivi passati condivisi con il partner o col cercare di controllare le immagini intrusive.
Se da una parte questo meccanismo ha efficacia al momento, consolida il disturbo nel medio e lungo periodo, incrementando a sua volta i pensieri intrusivi e alimentando un circolo vizioso difficile da interrompere. Gli elementi cognitivi alla base di queste credenze negative rientrano nelle priorità tipiche di questi soggetti. Queste persone infatti attribuiscono molta importanza alla vita amorosa e credono di non poter trovare la felicità senza un partner, per cui le paure della solitudine, dell’incertezza e dell’autonomia mettono in secondo piano il resto.
Questo tipo di ingranaggi malsani, mettono in moto disturbi dell’umore quali conseguenze secondarie da non sottovalutare, in primis ne conseguono sintomi depressivi.
L’intesa sessuale conta nel disturbo ossessivo compulsivo da relazione?
Il sesso è molto importante all’interno di una coppia, premesso naturalmente che ogni individuo è diverso dall’altro e così anche la qualità della coppia. Ciascuno di noi ha dei modelli da seguire o da evitare, e questo riguarda ogni campo della nostra vita. All’interno della coppia, la sessualità gioca un fattore rilevante, e dipende non solo dai due partner ma dal passato dei due, dalle fantasie e dall’immaginario collegato e l’atto in sé rappresenta la fusione di pensieri, progetti e desideri di entrambi: dunque quello che ne emerge è un fattore complicato. I due singoli devono quotidianamente fare i conti con tutto questo e anche con elementi esterni, di natura assolutamente umana, come la noia.
Chi soffre di disturbo ossessivo relazionale non è capace di sopportare la frustrazione della noia o del cambiamento, anche a livello sessuale, che matura nel tempo.
È naturale che nel corso dei mesi, degli anni, cambi il rapporto e con esso tutti gli elementi che vi orbitano intorno, come l’intesa sessuale. Questo non deve spaventare, ma far riflettere in modo preventivo per evitare allarmismi puri e semplici. “Non ho più voglia di fare l’amore come all’inizio della nostra storia” o “Non provo più attrazione per lui/lei?” sono alcuni esempi di domande che chi soffre di DOC da relazione si pone inizialmente in modo sporadico. Proseguendo queste diventano sempre più incalzanti e fisse nella mente, fino a mettere a rischio la relazione. In questi casi la comunicazione con l’altro diventa fondamentale. Spesso questa è minata dall’imbarazzo o da norme sociali costrittive che non aiutano le coppie ad evolvere, ma a retrocedere ad uno stadio di timidezza e chiusura. Bisogna invece misurarsi con queste prove di vita e giungere anche a qualche compromesso, e in casi complessi ci si può sempre rivolgere ad uno specialista.
Modalità per affrontare un disturbo ossessivo compulsivo da relazione
Alla base del superamento di questi corto circuiti, presenti nel doc da relazione, può esserci un ritorno ad una riflessione costruttiva, evitando dunque di rimuginare in modo sterile e continuo. Non è sconsigliato un uso intelligente del confronto e del dialogo su quelli che sono i problemi reali. Purché avvenga con l’altro, senza escluderlo a priori dai propri dubbi e pensieri, anche perché è difficile che il partner viva tutto “rose e fiori”, dato che l’imperfezione fa parte della nostra natura umana.
Laddove questo non possa avvenire, per un’eccessiva gravità della situazione, allora si può optare per altre soluzioni.
Nel momento in cui ci si rende conto, e si accetta, di rientrare in questa categoria di fragilità, ci si può rivolgere a un aiuto esterno. Questo può essere sia inizialmente una persona cara al di fuori della relazione in questione, e successivamente uno specialista. Dalle ricerche si evince come per questo tipo di disturbi sia molto efficace una psicoterapia che riesca a fornire le strategie necessarie alla persona per un ritorno alla stabilità e per la prevenzione di possibili ricadute. Di particolare rilevanza inoltre, sembra essere allo stesso tempo la pratica della Mindfulness e laddove risulti necessario anche l’affiancamento di un trattamento farmacologico. Attraverso questi strumenti di elaborazione, la persona può tornare ad una serenità con l’altro che sembrava perduta, innanzitutto avendo acquisito la capacità di tollerare i difetti e le mancanze del partner.
Approfondimenti
- Cogito ergo soffro. quando pensare troppo fa male, G. Nardone, G. De Santis
- Disturbo ossessivo compulsivo relazionale
- Disturbo ossessivo da relazione
- Cognitivismo Clinico . jun2012, Vol. 9
- Mente e Cervello N.110 Dossier “Alchimia di coppia”
- Mente e Cervello N.116 Dossier “Amore e desiderio”
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