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Prime discriminazioni
Oggi sempre più spesso si sente parlare di disturbi dell’apprendimento, di dislessia, di discalculia, di disortografia, di disgrafia… Ma che cosa sono davvero questi disturbi e come fare ad accorgersi se i nostri figli ne soffrono? A che età è possibile individuarli? Qual è il percorso di cura per questi disturbi?
Per definire tali disturbi ci riferiremo alla descrizione che ne fa il Manuale Diagnostico psichiatrico DSM IV, dove si parla di Disturbi dell’Apprendimento, Disturbi della Comunicazione e Disturbo delle Capacità Motorie.
Tra i Disturbi dell’Apprendimento vengono annoverati:
- Disturbo della Lettura;
- Disturbo del Calcolo;
- Disturbo dell’ Espressione Scritta;
- Disturbo dell’ Apprendimento non Altrimenti Specificato.
In questo articolo prenderemo in considerazione solo la macro-categoria del Disturbo dell’Apprendimento, confrontandola con la macro-categoria del Disturbo Specifico dell’Apprendimento, e gradualmente sviscereremo le caratteristiche di ognuna delle sottocategorie citate, per poi parlare anche dei Disturbi della Comunicazione e del Disturbo delle Capacità Motorie, nei prossimi articoli.
Il DSM IV esplicita che un disturbo dell’Apprendimento viene diagnosticato “quando le acquisizioni, misurate attraverso test standardizzati, risultano sostanzialmente inferiori a quanto prevedibile rispetto all’ età, al livello di intelligenza e all’ esperienza scolastica del bambino. Inoltre, i problemi di apprendimento debbono interferire significativamente con le acquisizioni scolastiche, o con le attività giornaliere che richiedono queste capacità” .
Se distinguiamo i profili fondamentali che potrebbero sottostare a una difficoltà scolastica importante ci accorgiamo che potremmo ritrovare le seguenti categorie:
- Condizione di handicap (mentale, sensoriale, visivo o uditivo, multiplo), con una percentuale intorno all’ 1,2%;
- Disturbo specifico dell’apprendimento: intorno al 4%;
- Disturbi specifici collegati: disturbo di attenzione ed iperattività (ADHD) e altre problematiche evolutive severe (autismo ad alto funzionamento, disturbi del comportamento, problematiche emotive gravi, ecc.), con percentuale intorno al 4%;
- Svantaggio socio-culturale grave (condizioni di deprivazione precoce, appartenenza a gruppi svantaggiati e/o stranieri).
- Difficoltà scolastiche in altre aree scolastiche rilevanti, quali la lingua straniera, aspetti avanzati dell’ apprendimento matematico, le abilità trasversali di studio, ecc.
Bisogna tener presente che non sempre i confini, tra queste categorie, sono evidenti e inoltre due problematiche possono essere compresenti, senza poter stabilire, in modo inequivocabile che l’una è la conseguenza dell’altra.
A causa dell’eterogeneità di questi disturbi, che assumo caratteristiche diverse nei diversi soggetti, è spesso complicato diagnosticare un disturbo specifico di apprendimento. Infatti si parla di disturbo dell’apprendimento (non categorizzabile come specifico) in presenza delle altre patologie o anomalie, sensoriali, neurologiche, cognitive, psicopatologiche), sopra citate, che normalmente costituiscono criterio di esclusione, per diagnosi di DSA (Disturbo specifico dell’ Apprendimento).
Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento
Una definizione di cosa si intende per disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), la possiamo trovare nelle “Raccomandazioni per la pratica clinica sui disturbi specifici dell’apprendimento”, del gennaio 2007, elaborate dai rappresentanti delle principali organizzazioni dei professionisti che si occupano di questi disturbi (psicologi, logopedisti, neuropsichiatri infantili, pediatri, ecc.).
Nelle “Raccomandazioni” si ribadisce che la principale caratteristica di definizione di questa “categoria nosografica” è quella della “specificità”, con riferimento al fatto che il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità, in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Questi disturbi hanno carattere “evolutivo” e quasi sempre riscontrano una comorbilità (cioè la presenza contemporanea) con altri disturbi; inoltre è ormai stabilito il carattere neurobiologico che, oltre ai fattori ambientali, determina le anomalie processuali che caratterizzano i DSA.
Tra i punti più significativi delle “Raccomandazioni” si possono sottolineare i seguenti:
- la precisa definizione di dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia;
- l’indicazione di quanto si devono allontanare i risultati dei test standardizzati, specifici per le varie abilità, dai parametri ritenuti nella norma;
- la raccomandazione a far riferimento a strumenti con adeguate norme e proprietà psicometriche;
- l’indicazione di un QI (Quoziente Intellettivo) inferiore a 85 come criterio di esclusione per diagnosi di DSA;
- l’ invito a porre attenzione anche alle condizioni in cui non sono soddisfatti tutti i criteri di esclusione (ad es. presenza di problemi neurologici o sensoriali), per capire se il problema di apprendimento sia realmente compatibile con tale condizione;
- la raccomandazione di non fare diagnosi prima di due anni di regolare scolarizzazione per quanto riguarda dislessia e disortografia e tre anni per quella di discalculia;
- la raccomandazione di concludere ogni valutazione con un referto scritto;
- l’ indicazione di precise condizioni di rischio rilevabili al termine del primo anno di scuola primaria, da tenere sotto controllo anche con interventi di supporto all’ apprendimento,
- l’ indicazione precisa delle caratteristiche di un progetto riabilitativo e la specificazione tra riabilitazione e abilitazione.
Approfondimenti
- J. Rapoport, D.R. Ismond, DSM-IV, Guida alla diagnosi dei disturbi dell’ Infanzia e dell’ Adolescenza, Ed. Masson, 2000
- Cesare Cornoldi, Difficoltà e disturbi dell’Apprendimento, Ed. Il Mulino, 2007
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