Ti senti pronto/a per un percorso di psicoterapia breve?
27 Ottobre 2012Guida breve allo svezzamento
2 Novembre 2012Dislessia evolutiva: cosa è?
La dislessia evolutiva è una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica. E’ un disturbo dell’automatizzazione dei processi di decodifica dei segni scritti, caratterizzato da difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura e nella decodifica. La dislessia evolutiva riguarda il 4% della popolazione in età scolare e si manifesta fin dalle elementari.
Ogni ragazzo dislessico può presentare un’evoluzione diversa, che dipende dai molteplici fattori concomitanti. I principali sono:
- la gravità del disturbo, assai variabile, che ha certamente un peso importante;
- la presenza di aree di eccellenza e di talenti che possono fornire vie di compensa dal punto di vista psicologico e dal punto di vista funzionale;
- l’adeguatezza delle reazioni e degli interventi dell’ambiente (scuola e famiglia) che a sua volta dipende spesso dalla precocità della diagnosi.
Indice contenuti
Dislessia evolutiva: quando e come si presenta?
La dislessia evolutiva può insorgere già a partire dalla scuola primaria, per poi modificarsi nel tempo con manifestazioni e forme differenti. Poiché il disturbo in forme più o meno nascoste e compensate può persistere per tutta la vita, le ricadute sul benessere psicologico si possono trovare nel tempo, in modi diversi dal punto di vista quantitativo e qualitativo.
Il bambino con dislessia evolutiva nella scuola primaria può trovarsi ad affrontare una situazione di forte disagio: mentre i compagni di classe imparano rapidamente a leggere e a scrivere, egli continua a incontrare difficoltà, a rifare gli stessi errori e rimane molto lento; queste difficoltà per lui stesso e per gli adulti non trovano ragione, dato che nel gioco e in altre attività mostra intelligenza e partecipazione.
Le conseguenze a livello psicologico e comportamentale
I continui insuccessi nell’apprendimento portano a vissuti di sfiducia, calo dell’autostima, abbassamento della motivazione, convinzione di essere poco intelligenti oppure di essere incapaci, pigri e svogliati. Sono interpretazioni errate che peggiorano la situazione generando un circolo vizioso; gli stessi bambini dislessici, in assenza di una diagnosi e di una corretta spiegazione, tendono ad accettare queste interpretazioni, come riflesso dell’atteggiamento degli adulti.
Questo avviene perché i bambini comincino a comportarsi con maggiore frequenza in modi conformi al proprio concetto di sé, provocando negli altri feedback tali da avvalorare l’immagine che si sono creati di sé stessi. In questo modo il giudizio degli altri diventa una profezia che si autoavvera riguardo al concetto di sé del bambino e al suo comportamento.
Le manifestazioni psicologiche del disagio assumono aspetti talora opposti: da un lato il bambino può presentare un comportamento ritirato, chiuso in se stesso, con un complesso di reazioni di tipo depressivo o inibitorio; dall’altro lato può presentare sentimenti di rabbia che portano a comportamenti disturbanti di opposizione e aggressività, diventando un problema anche nella classe.
L’importanza di una diagnosi precoce di dislessia evolutiva
Se il ragazzo arriva alla scuola secondaria senza avere una diagnosi, la situazione psicologica tende a peggiorare: infatti, l’aumento dell’impegno richiesto nel lavoro scolastico, in cui viene data per scontata l’acquisizione e l’automatizzazione degli strumenti di lavoro, pone sempre più il ragazzo in una situazione di differenza e di difficoltà rispetto alla classe, incrementando il vissuto di incapacità e inadeguatezza.
Le stesse dinamiche tendono a cronicizzarsi alla scuola superiore e se il ragazzo non ha trovato altre strade di compenso e adeguati supporti, possono arrivare ad un punto di rottura che può portare all’abbandono scolastico. La compensazione del disturbo e l’adeguato atteggiamento verso gli aspetti psicologici associati, sono strettamente collegati.
Il ruolo della scuola e della famiglia
La scuola insieme alla famiglia dovrebbero avere un ruolo fondamentale per affrontare il disturbo in maniera adeguata e per ridurne le conseguenze psicologiche, il disagio e la sofferenza.
Di fondamentale importanza è il riconoscimento del problema: l’insegnante è in una posizione privilegiata per l’osservazione, dato che trascorre molte ore in classe e può confrontare comportamenti e ritmi d’apprendimento in prima persona, rilevando facilmente eventuali scostamenti.
È necessario creare una sinergia tra famiglia e scuola in modo da condividere le linee fondamentali della “politica scolastica” rispetto ad alcuni punti fondamentali:
- l’importanza di una forte collaborazione fra insegnanti e genitori allo scopo di evitare deleghe o colpevolizzazioni reciproche;
- la fiducia reciproca;
- la funzione dei compiti a casa;
- quanto e quale aiuto ci si aspetta dai genitori nel fare i compiti;
- quali saranno le modalità comunicative tra insegnanti e genitori;
- quale attenzione sarà rivolta ai disturbi emozionali, comportamentali e all’apprendimento.
Il contratto educativo deve coinvolgere tutti coloro che hanno un ruolo nella vita del bambino e anche il bambino stesso più è grande più deve essere in una posizione attiva per realizzare un progetto comune. È importante stabilire delle ricompense rispetto al raggiungimento di obiettivi; i comportamenti da aumentare sono quelli già presenti nel repertorio del bambino e si possono insegnare comportamenti nuovi attraverso la scomposizione in sotto-obiettivi intermedi. Gli obiettivi devono essere espressi in modo positivo e devono essere inizialmente molto accessibili per permettere al bambino di raggiungerli, anche attraverso l’inclusione di capacità che il bambino dimostra già di possedere per poterlo gratificare, motivando così il suo impegno. Per far fronte alle frustrazioni che hanno implicazioni sia a livello psicologico che relazionale, è importante lavorare sul concetto dia autoefficacia per recuperare uno sviluppo armonico e favorire una maggiore fiducia in se stessi.
5 strategie per superare la dislessia evolutiva
Infine, per aiutare i bambini dislessici ad aumentare la loro autonomia e non aggravare il problema può essere utile che i genitori adottino alcuni comportanti funzionali per entrare in contatto con i propri figli.
- Creare una routine quotidiana: Il bambino dislessico ha bisogno di avere i momenti della giornata programmati e scanditi secondo una routine. Il luogo dedicato allo studio dovrebbe essere privo di distrazioni e tutto il necessario per il momento dei compiti dovrebbe essere a portata di mano. Il dislessico si stanca molto facilmente quindi è opportuno frazionare lo studio con pause di almeno 10 minuti.
- Dividere il carico dei compiti: Il carico di compiti spesso spaventa e avvilisce il bambino dislessico, è importante suddividere i compiti per impegno, ad esempio suddividere esercizi di matematica in 2 momenti separati e inserire qualche cosa di più semplice fra i due momenti. Incoraggiatelo e gratificatelo di fronte ai successi e sottolineante i suoi punti di forza.
- Usare la tecnologia: L’uso del computer nella presentazione dei compiti può fare una grossa differenza nella valutazione finale. Il computer permette di scrivere utilizzando il correttore ortografico e quindi di concentrarsi solo sulla costruzione del pensiero. Non cercate di essere l’insegnante di vostro figlio ma piuttosto aiutatelo a promuovere la propria autonomia, questo farà di lui una persona che acquisterà sempre più fiducia in se stesso.
- Non aver paura della lettura: Anche se tuo figlio è dislessico questo non significa che non gli piace la lettura. E’ importante leggergli spesso libri di narrativa e di vario genere così da aiutarlo ad arricchire il suo vocabolario. Se non puoi leggere tu per lui esistono gli audiolibri e i libri in formato digitale.
- Favorire il gioco: Nel gioco con vostro figlio privilegiate i giochi di carte o da tavolo perché aiutano a sviluppare la concentrazione e a mantenere l’attenzione. Non trascurate le rime, le filastrocche, le canzoni, esse permettono di allenare la memoria.
Approfondimenti
- Cornoldi C. (1999). Le difficoltà di apprendimento a scuola, Il Mulino.
- De Grandis C. (2007). La dislessia: interventi della scuola e della famiglia, Erickson.
- Genovese E., Ghidoni E., Guaraldi G. (2011). Dislessia e giovani adulti, Erickson.
- Stella G. (1996) (a cura di). La dislessia. Aspetti clinici, psicologici e riabilitativi, Franco Angeli.
Per fissare un primo appuntamento puoi scrivermi un'e-mail all'indirizzo davide.algeri@gmail.com o contattarmi al numero +39 348 53 08 559.
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi sul mio account personale di Instagram, sulla Pagina Ufficiale Facebook di Psicologia Pratica o nel Gruppo di Psicologia Pratica. © Copyright www.davidealgeri.com. Tutti i diritti riservati. E’ vietata la copia e la pubblicazione, anche parziale, del materiale su altri siti internet e/o su qualunque altro mezzo se non a fronte di esplicita autorizzazione concessa da Davide Algeri e con citazione esplicita della fonte (www.davidealgeri.com). E’ consentita la riproduzione solo parziale su forum, pagine o blog solo se accompagnata da link all’originale della fonte. E’ altresì vietato utilizzare i materiali presenti nel sito per scopi commerciali di qualunque tipo. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.
Richiedi un primo contatto