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Secondo l’orientamento breve strategico i problemi spesso derivano dall’interazione tra soggetto e realtà: ci si focalizza sul “come” funziona e sul “come fare” per risolvere un problema invece che sul “perché” esiste; tutto questo è possibile attraverso il dialogo strategico in terapia.
Un altro fattore importante sono le “tentate soluzioni”: reazioni e comportamenti messi in atto dalle persone per affrontare le difficoltà che di solito tendono a complicare la situazione piuttosto che risolverla.
Indice contenuti
Teoria e pratica del dialogo strategico in terapia
Quindi diversamente dal concetto tradizionale di terapia, nella prospettiva strategica il cambiamento va prima “agito” e la comunicazione terapeutica può essere considerata il suo veicolo.
Dopo ogni cambiamento/risultato si passa ad una ridefinizione del cambiamento stesso (“cambiare per conoscere“):
- Nella prima seduta si parla di stratagemma terapeutico, dove grazie all’utilizzo di domande si porta il paziente a sentire in modo diverso le cose. Vengono utilizzate domande chiuse che permettono di definire meglio il problema e di ristrutturarne la visione (“quando ha l’attacco di panico sente la paura di morire o la paura di perdere il controllo?”); attraverso questo tipo di domande viene già ridotta a metà la possibilità di incertezza.
- La seconda domanda potrebbe essere “ma questi momenti in cui lei ha paura di perdere il controllo accadono in situazioni che lei può prevedere o sono assolutamente imprevedibili?”
- Attraverso queste due domande il terapeuta acquisisce molte informazioni e al paziente risulterà più chiaro il suo problema.
- Diventa importante quindi utilizzare una parafrasi per stringere ancora di più le possibilità che porteranno al cambiamento.
- Il terzo quesito potrebbe essere: “queste situazioni prevedibili, lei tende a evitarle o ad affrontarle?” le due risposte portano a due scenari diversi e quindi all’utilizzo di strategie differenti.
Dopo una serie di domande strategiche per ottenere una visione chiara della situazione si può passare alla parte più attiva ovvero portare il paziente verso il cambiamento.
Nella terapia strategica bisogna far sentire differentemente e non far capire differentemente. Cambiare la percezione delle cose e non cambiarne la comprensione (attraverso domande e parafrasi).
- A questo punto, per rafforzare il tutto si mette in atto una manovra volta a riconoscere le necessità del cambiamento (utilizzo aforismi che rimangono fissi nella mente del paziente).
Quindi attraverso le sue tentate soluzioni la persona scopre che tendono a far peggiorare il suo stato. Dopo quanto successo il paziente sarà maggiormente predisposto ad accettare suggerimenti/prescrizioni da parte del terapeuta.
La struttura del dialogo strategico in terapia
- Le domande ad illusione di alternative: nella terapia, le domande strategiche permettono al paziente di sostituire i propri autoinganni disfunzionali con autoinganni funzionali; indotto dalle proprie risposte cambierà le sue modalità di gestire e percepire le cose. Per rendere ancora più efficace la terapia si utilizza la tecnica comunicativa dell’”illusione di alternative“. La domanda sarà strutturata con due opposte possibilità di risposta e l’interlocutore potrà decidere quale delle due si adatti al suo caso; si procede con una serie di domande che come un imbuto, portano il soggetto, attraverso le sue risposte, ad un punto di svolta. Si passa da interrogativi prima generali per poi, attraverso un processo a spirale, stringersi per arrivare ai punti più critici.
- Le parafrasi ristrutturanti: la parafrasi è una riformulazione di un testo o di un discorso utilizzando parole diverse ma mantenendo il medesimo significato. La parafrasi può essere utile per spiegare un concetto in modo più chiaro, semplificare un linguaggio complesso o riassumere un testo in modo più conciso. In questo senso viene chiesta una verifica del proprio processo di comprensione del funzionamento del problema (“mi corregga se sbaglio: stando a quanto lei ha affermato, sembrerebbe che…”). Il terapeuta sveste i panni dell’esperto e chiede all’interlocutore la verifica delle sue formulazioni rispetto al problema presentato. Questo crea un clima di relazione collaborativa, facendo sentire la persona non solo accettata ma anche parte importante del processo di indagine del proprio problema. Dopo di che si passa al parafrasare le risposte alle domande aprendo al soggetto nuove prospettive.
- Evocare sensazioni: dialogare strategicamente significa indurre nell’interlocutore cambiamenti mediante ciò che gli viene fatto sentire, facendo così ricorso al linguaggio evocativo (essenziale). Il linguaggio evocativo è un tipo di linguaggio che mira a suscitare emozioni e immagini vivide nella mente dell’ascoltatore. Attraverso l’uso di parole e frasi descrittive, sensoriali e figurative, il linguaggio evocativo crea immagini mentali vivide e coinvolgenti. Questo tipo di linguaggio si basa sull’uso di dettagli sensoriali, come colori, suoni, odori, gusti e sensazioni tattili, per stimolare i sensi e dare vita alle parole. Inoltre la forma comunicativa utilizzata deve adattarsi all’interlocutore, deve essere coerente con lo stile personale e relazionale di chi ne fa uso.
- Riassumere per ridefinire: riassumere per incorniciare il tutto. Riassumere porta a definire in maniera conclusiva quanto scoperto fino a quel momento, rispetto al problema presentato dal paziente. Inoltre consolida e incrementa tutti gli effetti indotti precedentemente, portando il paziente verso il cambiamento. Si crea così una sensazione rassicurante di conoscenza del problema; attraverso questa forma di dialogo si può lavorare contemporaneamente sui 4 livelli psicologici: percezione, emozione, comportamenti e cognizione.
- Prescrivere come scoperta congiunta: arrivati alla fine della seduta bisogna concordare su ciò che il paziente dovrà mettere in atto per far si che i cambiamenti di prospettiva, acquisiti durante la seduta, divengano azioni prodotte nella vita reale della persona che ha chiesto aiuto.
Riferimenti
Nardone, G., Salvini, A. (2018). Il dialogo strategico. Comunicare persuadendo: tecniche evolute per il cambiamento. Ponte alle Grazie.
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