La disprassia verbale evolutiva
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15 Gennaio 2016Quando si parla di disturbi specifici dell’apprendimento si fa riferimento a quattro ordini di difficoltà: la Dislessia, che è un disturbo della lettura, la Disortografia che riguarda la scrittura (la codifica fonografica e la competenza ortografica), la Disgrafia, inerente l’abilità grafo-motoria, e la Discalculia, che coinvolge le abilità di numero e calcolo. Mentre le prime tre possono essere riscontrate a partire dalla fine della seconda della classe primaria, la discalculia può essere diagnosticata alla fine della terza. I segnali di un’eventuale difficoltà, però, possono essere individuate anche prima, ma solo nei momenti sopracitati possono essere diagnosticati come tali.
E’ importante, dunque, laddove ci fossero dei segnali, intervenire precocemente per potenziare le aree dove sono presenti maggiori complessità.
Quando parlare di DSA
Perché si possa parlare di disturbi specifici dell’apprendimento è importante tenere presenti alcuni fattori che escludono la diagnosi:
- In primo luogo, bisogna escludere la presenza di un ritardo mentale: il bambino, dunque, deve avere un quoziente intellettivo nella norma.
- Bisogna escludere la presenza di patologie neuropsicologiche e accertarsi che non vi siano deficit sensoriali. Può sembrare scontato, ma accertarsi che il bambino ci veda bene o ci senta in maniera corretta è molto importante e, troppo spesso, sottovalutato.
- Fondamentale, infine, è considerare i fattori ambientali: è importante considerare se le difficoltà emotive sono reattive al disturbo d’apprendimento, oppure se ansia, preoccupazioni legati ad altri fattori critici (come, ad esempio, un trasloco o una separazione) possono intervenire e sviluppare i medesimi sintomi.
È su quest’ultimo aspetto che, purtroppo, si tende a non soffermarsi abbastanza: siamo sicuri, infatti, che il sintomo (cioè la difficoltà di scrittura, lettura,….) rappresenti la malattia? La domanda che sorge spontanea, dunque, è se di fronte a queste difficoltà occorre necessariamente una diagnosi di disturbo specifico di apprendimento. Il bambino, occorre ricordare, non è il sintomo: spesso i bambini vengono scotomizzati e le problematiche più ampie o di altra natura vengono relegate in questo specifico settore.
Con ciò, non si vuol dire che i disturbi specifici d’apprendimento non esistano, anzi. Questa provocazione nasce proprio per tutelare chi è caratterizzato da un disturbo di questo tipo. È molto importante stare attenti ad escludere diversi fattori, che potrebbero creare dei circoli viziosi da cui risulterebbe, con il tempo, difficile districarsi.
L’aumento esponenziale del numero di diagnosi relative ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento dovrebbe farci soffermare a riflettere proprio su questo: la scuola è, spesso, il primo luogo extra familiare in cui i bambini si muovono, e in cui trascorrono la maggior parte della loro giornata. Proprio per questo che essa rappresenta un terreno fertile dove mostrare eventuali difficoltà o momenti di blocco.
Per tale motivo è molto importante, quando si esegue una valutazione degli apprendimenti, accompagnarla ad una valutazione psicologica del bambino, che tenga in considerazione la sua storia e la sua personalità, con un approccio globale che eviti di scotomizzare il piccolo, alla ricerca forzata di una diagnosi.
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