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Depressione post laurea nei giovani
“Non vedo l’ora di laurearmi”, “manca un esame e ho finito”, “dopo la laurea finalmente libero/a”
Quante volte da studenti abbiamo pensato e detto queste parole? Durante gli anni dell’università tutto quello che c’è da fare, per la maggior parte, è STUDIARE! Ci sono alcuni che considerano il periodo universitario una pacchia, magari anche un modo per rimandare il lavoro, ma altri, invece, che ritengono che una parte importante quasi sacrificabile della propria vita per raggiungere uno scopo più ampio e ambizioso come la laurea, un successivo lavoro, un futuro pieno di successi, insomma la propria realizzazione.
Per questo motivo i giorni prima della laurea sono spesso pieni di adrenalina e il giorno della laurea rappresenta uno dei migliori momenti della propria vita, poiché abbiamo conseguito un traguardo importante grazie alle nostre forze e alle nostre conoscenze. È quell’euforia di quando abbiamo compiuto 18 anni, diventare grandi ed essere padroni di noi stessi, ma non è così.
Indice dei contenuti
Il post laurea
Bene, mi sono laureato e adesso?
Il giorno dopo la laurea, ovvero il post laurea è una fase della vita tutt’altro che facile. E’ contraddistinto da difficoltà economiche, isolamento sociale, incertezza per il futuro. Il termine incertezza maggiormente spaventa poiché è un termine vago e ambiguo che ci ha sempre spaventato. Solitamente viviamo la nostra vita ponendoci tante domande a cui cerchiamo sempre di dare una giusta risposta, anche sbagliata, ma comunque sempre una risposta che placa i nostri desideri e bisogni. La non risposta invece è qualcosa che mette l’individuo nel panico più assoluto, il non so, il tutto o niente. Quanto è spaventoso da 1 a 10?
I dubbi e le ansie del neolaureato
Questa imprevedibilità la riscontriamo anche in questo periodo di transizione. I giovani che dopo 20 anni di studio hanno vissuto esperienze pressoché prevedibili, si ritrovano di fronte a qualcosa di sconosciuto e nuovo. A primo impatto ci si sente supereroi poiché è l’inizio di una grandiosa opportunità poter iniziare da zero. Possiamo crearci il nostro futuro come vogliamo, siamo artefici della nostra vita, siamo i creatori di ciò che saremo e possiamo iniziare a scrivere nero su bianco cosa faremo e cosa diventeremo. È allettante vero, anche eccitante direi?! Tuttavia man mano che ci addentriamo ci facciamo domande un po’ più specifiche come “che servizi posso dare alla società?” “sarò all’altezza?” e piano piano ci si rende conto di non avere tutte le risposte come avremmo voluto e il bianco davanti a noi rimane bianco. Iniziano ansia e frustrazione, prendiamo consapevolezza che si tratta di un salto nel buio troppo grande. Ci sono persone che agiscono e rischiano mettendosi alla prova e ci sono altre persone, la maggior parte purtroppo, che invece rimangono ferme, paralizzate e sopraffatte da mille emozioni che non sono in grado di contenere. Questo a lungo andare può portare gravi conseguenze sul loro funzionamento psichico.
La depressione post laurea
“Non sono più una studentessa, cosa sono ora? Laureata? Si, ok, grazie, ma cosa me ne faccio della mia laurea?”
“Sono laureato in legge, dovrei essere felice, ma in realtà non lo sono. Mi sento come se la mia vita avesse perso il senso, prima facevo qualcosa e ora non so che fare“.
“Pensavo che con la laurea la mia vita sarebbe migliorata. Invece in questo periodo mi sento senza obiettivi, demotivato, non provo più piacere per nulla. Possibile che mi stia deprimendo dopo tutto quello che ho fatto?”
Queste sono alcune delle frasi riferite da neolaureati che improvvisamente si ritrovano “messi spalle al muro” con davanti una strada bianca continua e soprattutto una vita vuota, o forse meglio dire svuotata, e con un crollo delle aspettative.
Stiamo parlando della depressione post laurea, un fenomeno che si sta riscontrando tra i giovani laureati sempre di più. Ahimè non si tratta solo di un turbamento, ma di una forma di depressione reattiva. Può sembrare un parolone, anche esagerato ma secondo uno studio del Nature Biotechnology del mese di Marzo del 2018, numerosi ragazzi che hanno concluso l’università hanno problemi di ansia e depressione. Sono state effettuate interviste che hanno riscontrato che il 41% soffre di ansia e il 39% di depressione. Quindi non si tratta di un parolone, ma di un fenomeno che sta prendendo piede in tanti giovani uomini e donne. Infatti nonostante il prestigio e l’alta specializzazione che un corso di laurea conferisce, gli studenti vivono un forte stress poiché hanno la convinzione di quanto siano stati inutili gli studi, lo sforzo annesso, e per forza di cose il traguardo finale per il mondo in cui vivono. Nel nostro paese la laurea non è per nulla garante di un posto accademico.
Da premettere che per tutto il corso della nostra vita si avrà sempre a che fare con grandi sforzi e ostacoli, non esistono solo rose e fiori tuttavia qui si sta parlando di come questi vissuti, visti apparentemente come normali sforzi e ostacoli che ogni ragazzo ha affrontato per raggiungere obiettivi di lavoro, siano presenti in un numero sempre maggiore di giovani e non si tratta di ansia sana, ma ansia patologica! E per cosa?
La nostra società non ci aiuta…
Il periodo di smarrimento in questione implica una ridefinizione della propria identità, delle proprie aspettative e delle attese. Queste che all’inizio rappresenterebbero un’opportunità di crescita, in realtà si trasformano in una “fase di mezzo” sempre più difficile da superare.
Nel nostro paese il mondo del lavoro si direziona in settori richiedenti conoscenze e abilità sempre più sofisticati e specializzate. È facile rientrare in percorsi formativi solo per necessità, sono una sorta di rimando con l’interfacciarsi al mondo del lavoro. Nascono così figure come lo studente lavoratore, ovvero una condizione ibrida in cui ci si ritrova ad essere studenti e lavoratori laureati, pieni di ansia per i traguardi accademici da raggiungere e per il dovere di provvedere alle proprie necessità lavorative. Necessità lavorative che non arrivano subito e nel frattempo due sono le possibilità:
- Rientrare nell’ovile e rimanere disoccupati in cerca di quello che ho studiato per averlo. Molti penserebbero “piuttosto pasta col tonno scotta per tutta la vita”.
- Lavoretti occasionali che mi permettono di sopravvivere. Allora cosa ho studiato a fare?
Sintomi della depressione post laurea
Per forza la nostra personalità ne risente, lo studioso Sarchielli individua delle ripercussioni che la depressione post laurea può avere su diverse aree:
- Benessere psicologico: depressione, ansia, insoddisfazione generale per la vita, sentimenti di solitudine e di abbandono. Chi ci prende al lavoro in questo stato?
- Sé e Identità: assenza di stima e crisi di identità, non sappiamo più chi vogliamo essere e ci indirizziamo al fatalismo, ci adattiamo passivamente alle nuove situazioni. Ne consegue un auto isolamento, una riduzione della capacità di progettare il futuro, ci sentiamo poco apprezzati dagli altri e con la sensazione che ci manca un posto legittimo nella società.
- Rappresentazioni del lavoro: riduzione dell’importanza data al lavoro e ai valori sociali. Restrizione delle aspettative professionali, riduzione progressiva dell’interesse ad aggiornarsi sul piano professionale, scoraggiamento nella ricerca di un’altra occupazione, rappresentazioni negative e illusorie della realtà lavorativa in generale.
Tutti questi aspetti interiori possono esprimersi inoltre in condotte comportamentali, e parliamo di modificazioni di condotta, ovvero condotte negative per la salute (consumo di alcool, tabacco, psicofarmaci e droghe leggere) o devianti (da piccole trasgressioni a veri e propri atti criminali).
Fenomeni come suicidi e tentati suicidi o i ricoveri in strutture psichiatriche, possono essere considerate oltre che come reazioni allo stress, anche come indicatori del malessere sociale di una comunità.
A cosa rimandano questi sintomi?
Non a caso, dunque, chi presenta i sintomi della depressione post laurea mostra frequenti e intensi stati di insoddisfazione e tristezza, oltre che una riduzione del piacere nelle comuni attività quotidiane. Le persone che soffrono di depressione post laurea vivono inoltre in una condizione di costante malumore e con pensieri negativi e pessimisti circa se stesse, gli altri e il proprio futuro.
Rimedi per superare la depressione post laurea
Consigli pratici per vedere la luce
Fin qui abbiamo sviluppato tante argomentazioni riguardo alcuni aspetti che molti giovani al giorno d’oggi vivono con paura e angoscia tanto da raggiungere livelli di panico e di ansia tipici di una patologia. (Leggi quali sono i primi sintomi di un attacco di panico)
Di seguito alcuni consigli pratici della psicologa Megan Arroll che vertono sul potenziamento delle abilità individuali tramite rimedi che vanno oltre la farmacologia e la psicoterapia. Possiamo notare che sono accorgimenti apparentemente banali, ma come a lungo andare possono portare a grandi cambiamenti propositivi.
- Fate una passeggiata! Non è solo il vostro cervello a dover carburare con i mille pensieri, ma è anche il vostro corpo ad averne bisogno. Molte ricerche ritengono che l’esercizio fisico solleva l’umore. Paura della pigrizia? Camminare è semplice, passo dopo passo mettendo un piede davanti all’altro.
- Il sole bacia i belli! Il sole è un’importante fonte di vitamina D la cui carenza provoca stanchezza. Esporsi alla luce del sole è un ottimo motivo per uscire, porre davanti a noi altri stimoli che non sia il muro di casa pieno di post-it su ciò che si deve fare.
- Postura del corpo. La passeggiata all’aria aperta favorisce un’ottima postura del proprio corpo, ovvero schiena dritta, spalle indietro, petto in fuori, sguardo dritto davanti a voi. Provateci anche ora! Fate qualche respiro in questa postura e vedrete che un minimo di cambiamento lo percepirete perché vi permetterà di avere una maggiore apertura verso l’esterno e una maggiore padronanza di voi stessi.
- Socialità. Quanto meglio dei nostri amici ci fa distrarre dalle nostre turbe esistenziali? Ebbene sì è salutare distrarsi e a volte avere come massima preoccupazione la pizza da ordinare la sera.
Il cambiamento spaventa, ma…
Noi siamo persone che agiamo per motivazioni interne ed esterne al fine di raggiungere obiettivi che ci permettono la nostra autorealizzazione. Ci sono alcune fasi che ostacolano il nostro percorso, durante le quali viviamo momenti difficili, sono momenti caratterizzati da profondi cambiamenti e si oscilla tra entusiasmo e paura. Cosa fare in questi momenti? Delle mille domande una è la risposta, ovvero noi siamo artefici delle nostre azioni.
Facile a dirsi vero?
Tuttavia vi è un fondo di verità, non possiamo pensare di porre cambiamento nella nostra vita contando esclusivamente sull’esterno. Se ci mettiamo davanti allo specchio e cerchiamo di pettinarci poggiando il pettine sullo specchio. Cosa succede? Abbiamo aggiunto la nostra capigliatura? No, siamo sempre noi intenti a combattere un cambiamento che non avverrà mai. Quando invece poggiamo l’attenzione su noi stessi (il pettine sui nostri capelli) possiamo vedere allo specchio che abbiamo raggiunto un risultato desiderato.
La laurea viene considerata erroneamente un traguardo finale della propria vita, ebbene non è così. È l’inizio di un nuovo percorso, è un punto di partenza, è un mezzo da usare per raggiungere un ulteriore obiettivo, questa volta più grande, quindi più complesso ed ha bisogno di grandi energie per la sua realizzazione. Il primo momento di entusiasmo che viviamo appena laureati è il migliore sul quale è bene riflettere e porci le domande corrette che ci pongono in una situazione di profonda riflessione e conoscenza delle nostre capacità, delle nostre aspettative e delle nostre priorità.
Abbiamo un seme che possiamo piantare e lasciarlo li sperando che faccia da sé lamentandoci quando vediamo che non cresce, oppure possiamo chiederci di cosa ha bisogno il seme, cosa siamo disposti a fare affinché abbia una sana crescita, e infine, di quali risorse abbiamo bisogno per far sì che crescano dei bellissimi fiori.
Se proprio vedi che non riesci chiedi aiuto ad uno psicologo psicoterapeuta che possa guidarti nell’individuare una direzione verso la tua auto-realizzazione e nella definizione degli obiettivi.
Bibliografia
- G. Sarchielli, Psicologia del lavoro, Il Mulino, 2008
- G. Sarchielli, F. Fraccaroli, Introduzione alla psicologia del lavoro, Il Mulino, 2010
- C. Aiello, I correlati psicologici della disoccupazione, Tesi di Laurea Università di Pavia, 2005
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