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Inno alla curiosità: la curiosità come risorsa clinica
La nostra cultura è pervasa da spiegazioni causali degli avvenimenti che ci circondano, la maggior parte delle persone utilizza una curiosità di tipo lineare che, attraverso un reticolo di connessioni causali, ci conduce alla descrizione di come si è originato un determinato evento. Secondo l’ottica lineare la spiegazione può essere solo una, giusta e dimostrabile.
Il pensiero sistemico invece, e in particolare Cecchin, uno dei principali esponenti, invita a continue interrogazioni alla ricerca di spiegazioni polifoniche, ipotetiche e intuitive.
Perchè è utile essere curiosi?
La curiosità allontana dall’etichettamento e dal pregiudizio, esalta la complessità e la molteplicità di prospettive, restituendo valore alla relazione e introducendo un pensiero olistico. Credo quindi che la curiosità sia un elemento essenziale che guida le terapia e ne diventa catalizzatore.
Senza curiosità una terapia non avrebbe slancio e un terapeuta non sarebbe motivato ad approfondire la comprensione dell’altro.
La terapia è un teatro di possibilità simultanee, la curiosità permette di illuminare alcune tematiche relegandone altre in secondo piano, ci consente di avere un’attenzione selettiva rispetto al materiale portato in seduta e di modificare le ipotesi.
La curiosità consente di creare un contesto di produzione di nuove rappresentazioni e di alimentare scambi di contenuti importanti. Mentre il cliente esplora la sua storia, il terapeuta grazie alla curiosità può descrivere il sistema attraverso infinite storie, formulare verificare e scartare ipotesi. Può individuare quali stili relazionali vengono attuati e gli schemi disfunzionali reiterati.
La curiosità permette di “rendere familiare l’estraneo ed estraneo il familiare” (Buecheler S. 2012)
La curiosità aiuta a condurre indagini alla ricerca dei tasselli mancanti nelle storie raccontate, notare quanto non è stato registrato in precedenza ed espandere il conoscibile.
Attraverso il suo modo di fare terapia è il terapeuta stesso che può innescare nel cliente un nuovo approccio attraverso cui leggere gli eventi della vita.
Per poter suscitare la curiosità nella persona che sta seguendo è fondamentale che sia il terapeuta ad essere il primo ad avere una forma mentis che simpatizza le ipotizzazioni e che ama le domande. Questa credo che sia l’essenza per poter creare e conservare un’apertura genuina verso l’inedito e l’ignoto.
Il terapeuta non è un educatore, è piuttosto un perturbatore di sistema, che ne cambia la configurazione, e propone nuove lenti con cui guardare quanto già scritto e aiuta ad individuare nuovi alfabeti con cui scrivere il futuro.
Fare terapia è empatia, relazione, sostegno, ma è anche amare ciò che è incerto, complesso, non spiegabile, ma solo ipotizzabile più di quanto amiamo ciò che è certo, semplice, spiegabile attraverso un manuale di psicologia, già deciso e non più immaginabile.
Quando il terapeuta inizia a sperimentare la noia e diventa incapace di generare nuove ipotesi, allora è opportuno che si interroghi sul suo senso di curiosità. Senza curiosità non c’è esplorazione, investigazione e apprendimento e un terapeuta potrebbe diventare inutile.
Che ruolo gioca la curiosità all’interno del tuo approccio?
Bibliografia
- Bateson G., Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976 (ediz. orig. 1972).
- Bertrando P., Toffanetti D., Storia della Terapia Familiare, Raffaello Cortina, Milano,2000
- Selvini Palazzoli M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G., Paradosso e controparadosso, Cortina, Milano, 2003 (ediz. orig. 1975).
- Selvini Palazzoli M., Boscolo L., Cecchin G. e Prata G., “Ipotizzazione – Circolarità – Neutralità: Tre Direttive per la Conduzione della Seduta”, Terapia Familiare, vol. 7, 1980, pp. 7-19.
- Buecheler S., Valori Clinici. Le emozioni nel trattamento psicoterapeutico, Raffaello Cortina, Milano, 2012
- Cecchin G., Lane G., Wendel A. Ray (1997), Verità e pregiudizi. Un approccio sistemico alla psicoterapia, Raffaello Cortina Editore, Milano.
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