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Un decreto in Francia autorizza il nuovo tipo di consulti. Italiani poco digitali: non decollano i certificati online
MILANO – La Francia ha appena autorizzato, per decreto, le visite mediche via web. I primi consulti online partiranno nel 2011: i pazienti potranno dialogare con il loro medico attraverso messaggi scritti e, grazie a una web-camera incorporata nel computer, anche vederlo in faccia e, perché no, mostrargli, se visibili, i segni della malattia. Certo, manca il rapporto diretto con il malato; certo, il medico non potrà mettere una mano sulla pancia del paziente o auscultare il cuore e i polmoni o «sentire» gli effetti del famoso «dica 33», ma secondo il ministro della Sanità francese, Roselyne Bachelot, l’esperimento può avere molti vantaggi: primo fra tutti, ovviare al problema della mancanza di medici nelle regioni più periferiche. Secondo il provvedimento francese, soltanto i medici, che esercitano in Francia, potranno offrire un teleconsulto e le prescrizioni saranno inviate, per mail o per posta, al paziente o al suo farmacista.
L’idea della visita virtuale può far discutere, soprattutto in un Paese come il nostro, dove già fanno fatica a decollare i certificati di malattia online (oggi si terrà un tavolo tecnico tra sindacati medici e Ministero della Salute sul tema), dove la sanità è gratuita, l’alfabetizzazione informatica ancora scarsa e il rapporto medico-paziente piuttosto sentito. Da noi la telemedicina non è molto diffusa e si limita ad alcuni progetti sparsi, a macchia di leopardo sul territorio. Una situazione ben diversa da quella di altre nazioni europee, dove l’e-health è, in molti casi, regolata per legge, e, soprattutto, da quella degli Stati Uniti dove esistono addirittura siti online di consultazione medica a pagamento, come American Well. Nei Paesi dove il dottor Internet funziona, i vantaggi, per i pazienti e per la comunità, sono già documentati da una serie di ricerche. La tele-cura dell’eczema atopico dei bambini (una forma di allergia alla pelle che provoca prurito e dolore), per esempio, fa risparmiare tempo a mamme e dermatologi: secondo una ricerca norvegese, una diagnosi via web richiede meno di cinque minuti (dieci se oltre a un messaggio scritto vengono inviate anche foto della lesione, mentre una normale visita ne richiede circa venti), evita lunghe liste d’attesa e la terapia prescritta si è sempre rivelata appropriata.
I danesi, invece, hanno pensato a un’«assistenza digitale» per le persone anziane con problemi cronici come diabete, patologie respiratorie, disturbi cardiaci: questi pazienti possono avere problemi a raggiungere un ambulatorio medico anche a pochi chilometri di distanza, mentre Internet e la web-camera sono a portata di mano. Ma del resto la Danimarca è uno dei Paesi europei che più utilizzano la telemedicina. I più restii alle cure telematiche per i pazienti sembrano proprio i medici, anche quelli americani che, più di altri, hanno familiarità con le tecnologie sanitarie e addirittura usano i blog per confrontarsi sui casi clinici più complicati. Un sondaggio fra gli specialisti di un’unità di terapia intensiva dell’Università del Texas, dove i pazienti erano tenuti sotto controllo 24 ore su 24 da specialisti «esterni» via web, ha dimostrato che i medici non apprezzavano questo sistema, peraltro vantaggioso per il malato, e lo vivevano come un’interferenza pericolosa nella relazione fra medico-paziente.
Adriana Bazzi
abazzi@corriere.it
28 ottobre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo tratto da Corriere.it
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