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Quanti di noi nella vita tengono duro fino alla fine, senza fermarsi e senza mai chiedere a se stessi “ma io davvero come sto?”.
Nella vita, soprattutto in particolari momenti, tendiamo a fare questo: andiamo avanti per la nostra strada, resistiamo, non ci concediamo il giusto tempo e il giusto spazio per elaborare quello che stiamo vivendo e le emozioni connesse, e alla fine cosa succede?
Arriva il crollo psicologico! Ci lasciamo cadere, abbandoniamo tutte le energie, ci sentiamo completamente scarichi.
Perché resistere a lungo, prepara a questo.
Ma perché lo facciamo? E quando cadiamo, cosa succede? Ma soprattutto, cosa possiamo fare per evitare che questo crollo sia doloroso?
Indice contenuti
Quando crollare è una conseguenza
Sicuramente vi starete chiedendo: perché crolliamo? Perché non siamo in grado di affrontare la vita e ciò che comporta?
Avete presente quando avete affrontato tutti i problemi e non vi siete fermati un momento? Ecco, non è forse lì che avete sentito tutto il peso addosso, tornarvi indietro, fino a farvi crollare?
Proprio quando ci fermiamo per godere di una pausa, ecco che sentiamo arrivare tutto il peso di quello che abbiamo dovuto affrontare.
Ma cosa intendiamo con il termine “ crollare”?
In questo caso per crollare intendiamo il poter risentire di tutto quello che si è affrontato: piangere, sentirsi saturi, pieni e sopraffatti, senza più forze.
Ma questo pianto non è certo indice di debolezza, ma il sintomo del fatto che siete stati forti per troppo tempo, oltre i vostri limiti.
Quando pretendiamo troppo da noi stessi alla fine succede proprio questo.
Ma perché alcuni di noi pretendono di essere forti sempre e comunque?
Credersi invincibili: cosa nasconde?
Alcuni di noi credono di essere invincibili e di potercela fare sempre, perché probabilmente nella vita hanno sempre dovuto fare tutto da soli.
Parliamo di persone che hanno dovuto conoscere il sacrificio troppo presto e che preferiscono lottare fino allo sfinimento, senza dare il minimo cenno di resa.
Persone queste che non sono abituate a piangere, probabilmente perché hanno imparato ad associare al termine piangere, quello “di essere deboli”.
Sin da piccole queste persone, probabilmente, hanno dovuto reprimere i loro bisogni, le loro emozioni e da adulte si ritrovano, inconsapevolmente, a riproporre lo stesso copione, continuando a reprimere le proprie insicurezze, la propria tristezza e il proprio dolore, fino a non sentire più nulla.
Questo non significa che queste persone realmente non sentono nulla, semplicemente hanno imparato a mettere all’angolo determinati sentimenti. Sentimenti questi che alla fine sono destinati a venir fuori e a volte proprio dopo un periodo di grande stress.
Quanto detto ci fa capire che non si può essere forti per troppo tempo, poiché arriva sempre il momento in cui ci si deve fermare per dare spazio ai propri sentimenti.
Quando siamo a rischio di un crollo psicologico
Sicuramente vi starete chiedendo: ma in quali casi può presentarsi questo crollo psicologico?
Diciamo che alla base del nostro stress possono esservi diverse motivazioni.
A volte crolliamo perché:
- per troppo tempo ci siamo annullati, per stare accanto a qualcuno;
- abbiamo accontentato per troppo tempo i desideri altrui, senza ascoltare i nostri;
- per non aver dato il giusto peso alle emozioni che provavamo in determinati momenti della nostra vita: pensiamo al lutto, ad una rottura sentimentale.
Quando non ascoltiamo le emozioni
Spesso in questi momenti ci chiedono di tenere duro e alcuni riescono a farlo così bene, che alla fine credono di aver superato davvero quel dolore.
Ma ovviamente questa è solo un’illusione, poiché, come ben sappiamo le emozioni vanno vissute, elaborate e non evitate, per cercare di tenere duro, poiché saranno proprio quelle stesse emozioni a tornarci indietro. Saranno quelle emozioni a farci crollare, semplicemente perché non abbiamo loro dato il giusto spazio per emergere, quando era il caso farlo.
La paura di chiedere aiuto
A volte teniamo duro in delle situazioni in cui basterebbe chiedere aiuto ed invece c’è chi preferisce bastarsi da solo.
Questo perché spesso dietro tutto questo si nasconde la paura di affidarsi a qualcuno. Alcune persone sono così abituate a fare tutto da sole, a reggere tutto sulle proprie spalle, che chiedere aiuto significa solo esporsi ad un eventuale rischio.
Ovviamente questo è fattibile a breve termine: a lungo termine, si crolla.
Questo perché noi siamo essere umani e in quanto animali sociali, abbiamo bisogno degli altri per vivere.
Solo che a volte ce ne dimentichiamo, o peggio ancora, finiamo per credere che possiamo farcela da soli, sempre e comunque.
Fasi del crollo psicologico
Da quanto detto fin ora, si può evincere una cosa fondamentale: tener duro a lungo significa prepararsi al crollo.
Ma perché il nostro organismo risponde in questo modo?
Cerchiamo di rispondere a questa domanda mettendo in rilievo le tre fasi attraverso cui sperimentiamo lo stress.
Prima fase: Allarme
Partiamo da questa prima fase: cosa succede quando siamo sottoposti a stress?
In questa specifica condizione si può attivare una risposta di lotta o fuga.
Assistiamo, infatti, all’aumento del livello di adrenalina che a sua volta porta ad una serie di cambiamenti nel nostro organismo, che ci fanno sentire vivi, attivi e pronti per reagire al pericolo.
Seconda fase: Resistenza
Cosa succede però quando questa situazione di stress persiste?
In questi casi assistiamo all’aumento del livello di cortisolo, un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, che ci aiuta ad affrontare lo stress, poiché ci consente di tenere duro, sopportando le difficoltà.
Il problema è che ad un certo punto le ghiandole surrenali si affaticano e questo ha delle ripercussioni negative sul nostro organismo.
Se lo stressor (evento stressante esterno) continua ad essere presente in modo intenso, si innesca la fase di esaurimento – le risorse a disposizione dell’organismo sono limitate e ad un certo punto si esauriscono (Selye, 1976).
Terza fase: Esaurimento
Ecco che a questo punto può arrivare il momento in cui il nostro organismo può non riuscire più a sostenere il livello di stress a cui è sottoposto, sperimentando così un crollo di quegli ormoni che ci consentono di stare sull’attenti. Un crollo che ci porta a provare tanta stanchezza, a livello non solo fisico, ma anche psicologico.
E’in questa fase che alla fine crolliamo anche noi, fino ad esplodere in un pianto che è quasi terapeutico e che è il segnale del fatto che abbiamo tenuto duro per troppo tempo.
Come evitare il crollo psicologico
Come abbiamo visto finora, spesso cadiamo per aver tenuto duro a lungo, ma come fare per evitare questo crollo?
Chiedere aiuto
Sicuramente il primo passo è quello di affrontare in modo diverso i nostri problemi: la vita, si sa, ce li pone davanti, ma sta a noi cercare di gestire tutto al meglio e questo non significa necessariamente tenere duro a lungo, fino allo sfinimento.
C’è chi ad esempio decide di chiudersi in se stesso, di fronte alle avversità, con la convinzione di riuscire a sistemare tutto.
Questo a lungo andare è il modo migliore per andare incontro ad un crollo psicologico: a volte basterebbe chiedere aiuto, per evitare di portare tutto il peso sulle proprie spalle.
Allontanare ciò che è tossico
A volte lo stress che sperimentiamo è dovuto alla presenza di persone che ci fanno del male e grazie alle quali arriviamo ad annullarci: continuare ad avere accanto persone tossiche che ci tolgono e non ci danno, a lungo andare, non può che portare a farci crollare.
Perché, dunque, non liberarci di tutto quello che ci dà angoscia e malessere? Per quanto possa risultare difficile farlo, dobbiamo allontanarci da chi ci danneggia, altrimenti finiremo per danneggiare noi stessi, con le nostre mani.
Perdere una persona a cui teniamo sicuramente può spingerci ad assecondarla, ma questo significa mettere in secondo piano noi.
Ulteriori suggerimenti
In tutto questo è fondamentale:
- prestare attenzione ai segnali di stress per far si che non aumentino;
- accettare che siamo essere umani e in quanto tali possiamo sbagliare, ma l’errore non è la fine del mondo. L’errore non deve essere un peso, ma un passo in avanti per capire cosa possiamo migliorare e cosa non ha funzionato
- comprendere che non bisogna lottare sempre da soli. Accettatelo e ripetete a voi stessi che nessuno può essere in grado di gestire tutto e sempre. A volte abbiamo bisogno di una pausa oltre che di una mano. Affidarci agli altri, alle persone che ci vogliono bene, non significa essere deboli.
- porsi dei limiti, per riconoscerli, capire quando fermarsi e scoprire in che modo superarli;
- accogliere il dolore quando arriva: non reprimete le vostre emozioni, non soffocate il pianto. Date libero sfogo alla vostra emotività che chiede solo il suo spazio per essere accolta. Le emozioni non vanno evitate, sono adattive e hanno sempre una funzione.
- rendersi conto quando si ha un blocco. In questi casi è opportuno rivolgersi ad un professionista per capire cosa vi spinge a pretendere così tanto da voi. Elaborare degli eventi passati può essere una buona strada per cercare di essere più clementi con voi stessi e anche con gli altri.
Riflessioni conclusive
Crollare: un verbo all’infinito che abbraccia un po’ tutti noi.
È impossibile che esista anche una sola persona che non sia caduta nella sua vita o che non cadrà mai.
L’importante è chiedersi: cosa possiamo raccogliere mentre ci rialziamo?
Siamo stati troppo duri con noi stessi? Abbiamo preteso fin troppo da noi? Forse dovevamo concederci la possibilità di farci aiutare?
Spesso crolliamo proprio perché abbiamo la pretesa di volere far tutto da soli, ma questo a lungo andare non funziona, perché non può funzionare.
Dunque perché non chiedere aiuto? Questo vi permetterà non solo di evitare il crollo psicologico, ma di imparare a fidarvi degli altri, perché non siete soli. E avrete modo di rendervene conto, quando sentirete le gambe iniziare a cedere e ci sarà qualcuno pronto lì a tendervi la mano.
Crollare avrà sicuramente tutt’altro sapore.
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