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8 Maggio 2024La comunicazione passiva emerge quando una persona, per paura di un conflitto o di far soffrire le altre persone, si esprime nascondendo i propri bisogni, dando spazio solo a quelli degli altri.
Indice contenuti
Esempi di comunicazione passiva
Ad esempio, in ambito relazionale, una persona potrebbe avere un’idea chiara per una destinazione di vacanza, ma per evitare conflitti e discussioni, potrebbe arrivare a dire al partner: “Va bene qualsiasi posto, scegli tu.” Questo comportamento evita la discussione diretta e lascia spazio alla frustrazione interna, non esprimendo le proprie vere preferenze.
Ancora in ambito lavorativo, di fronte alla richiesta di fornire feedback su un nuovo piano di progetto, una persona con uno stile comunicativo passivo potrebbe avere difficoltà per evitare che la sua opinione venga rifiutata. Tuttavia, anziché esprimere apertamente le proprie preoccupazioni, potrebbe dire: “Penso che potrebbe funzionare, vediamo cosa succede”, mascherando il proprio scetticismo e evitando così di apparire critica o negativa.
Infine, in ambito famigliare, un componente potrebbe sentirsi spinto verso una carriera che non riflette i propri interessi personali, come la medicina, mentre la sua vera passione risiede nell’arte. Nonostante questo, per non deludere le aspettative familiari o creare tensioni, potrebbe accettare passivamente la scelta suggerita, affermando: “Forse avete ragione, la medicina è una scelta più sicura”, sopprimendo così i propri desideri autentici.
Questi esempi illustrano come la comunicazione passiva possa manifestarsi in diversi contesti, limitando l’espressione personale e contribuendo a una mancanza di autenticità nelle relazioni interpersonali e a profonde implicazioni sulle dinamiche relazionali.
Come riconoscere un comunicatore passivo
I segnali di un comunicatore passivo spesso sono mascherati da cortesia o eccessiva flessibilità.
Tuttavia, alcuni indizi, come evitare il contatto visivo, l’uso frequente di espressioni quali “non importa” o “come vuoi tu”, e la tendenza a cedere facilmente, possono rivelare questa tendenza. Il linguaggio del corpo, come posture chiuse o sguardi bassi, accompagna spesso questi segnali verbali, delineando un quadro comunicativo di rinuncia e sottomissione.
Se non siamo noi a tirare fuori quello che abbiamo dentro,
difficilmente se ne accorgeranno gli altri o se riusciranno, faranno finta di nulla.
La persona passiva difficilmente chiede aiuto perché non vuole disturbare o, meglio, pensa che i suoi bisogni possano arrecare disturbo agli altri. In questo senso, sperimenta spesso forti sensi di colpa nel mostrare le proprie esigenze, così come le è stato insegnato, o comunque questo ha imparato a sentire nel momento in cui interagisce. Di conseguenza, adotta l’atteggiamento dello “stare in attesa”, ovvero spera e si augura che siano gli altri a rendersi conto di tutto quello che fa per loro. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, ciò non avviene. Per questo motivo, inizia a sviluppare sentimenti di delusione, frustrazione e rabbia, che possono, in alcuni casi, culminare in esplosioni o allontanamenti drastici, a seconda delle situazioni.
Da dove nasce l’interazione passiva
L’influenza del contesto familiare
La comunicazione passiva, come ogni forma di disfunzione caratteriale, si origina nel contesto familiare. Affermo questo non tanto per attribuire tutte le colpe ai genitori, quanto piuttosto per sottolineare la responsabilità che ogni genitore ha nel costruire, insieme ai propri figli, modalità comunicative e relazionali che spesso li pongono nella condizione di doversi prendere cura, trasformandosi in genitori più di quanto non facciano i genitori stessi nel loro ruolo di cura. Questa inversione di ruoli è spesso alla base della creazione e del consolidamento di una comunicazione passiva, dove i figli sentono in difficoltà nel poter esprimere i loro bisogni perché questi potrebbero disturbare o non essere compresi dalle loro figure genitoriali. Ripetendosi nel tempo, questa modalità di interazione diventa parte di loro, portandoli a pensare di essere realmente così.
Esempi sulla dinamica passiva in famiglia
Ecco alcuni esempi concreti che descrivono la dinamica della comunicazione passiva sviluppata nel contesto familiare, con una particolare attenzione alla inversione di ruoli tra genitori e figli:
- Il bambino mediatore: in una famiglia dove i genitori spesso litigano, un figlio può assumere il ruolo di pacificatore o mediatore per ridurre le tensioni. Questo bambino impara a mettere da parte i propri bisogni e desideri per concentrarsi su quelli degli altri, sviluppando una forma di comunicazione passiva dove esprimere le proprie esigenze è percepito come rischioso o inappropriato.
- Il genitore emotivamente assente: in alcune famiglie, un genitore potrebbe essere emotivamente distante o sovraccarico da stress lavorativo o personale. Il figlio, sentendo il bisogno di non gravare ulteriormente su di loro, potrebbe non esprimere apertamente i propri problemi o preoccupazioni. Crescendo, questi bambini possono diventare adulti che faticano a chiedere aiuto o a comunicare apertamente i propri sentimenti.
- La responsabilità delle faccende domestiche: in altre famiglie, i bambini si trovano a gestire responsabilità domestiche pesanti o inappropriate per la loro età perché i genitori sono incapaci o poco disponibili a farlo. Questo può portare i bambini a sentirsi più caretaker dei genitori che viceversa, limitando la loro espressione di bisogni personali per paura di sovraccaricare ulteriormente i genitori.
- Il sostegno ai fratelli più piccoli: un figlio maggiore potrebbe ritrovarsi a prendersi cura dei fratelli minori, assumendo compiti e responsabilità che spetterebbero ai genitori. Questo può insegnare al figlio maggiore a sopprimere i propri bisogni per soddisfare quelli dei fratelli, rinforzando una modalità di comunicazione passiva e un modello di auto-sacrificio.
In tutti questi scenari, il modello di comportamento imparato durante l’infanzia può radicarsi profondamente, influenzando in negativo la capacità di comunicare efficacemente e assertivamente in età adulta.
Il ruolo dell’autostima
L’autostima gioca un ruolo cruciale: una bassa autostima può portare la persona a ritenere che le proprie opinioni e desideri siano meno validi o importanti di quelle degli altri. Questa convinzione interna si riflette nei modi di interagire, perpetuando un ciclo di comunicazione inefficace e, talvolta, dolorosa.
Conseguenze della Comunicazione Passiva
Impatto sulla vita personale e professionale
Adottare uno stile comunicativo passivo può avere impatti profondi sia sulla vita personale che professionale. Nell’ambito personale, una persona che comunica in modo passivo tende spesso a sopprimere i propri desideri e bisogni, il che può portare a relazioni sbilanciate dove le sue esigenze non sono mai pienamente soddisfatte. Questo può causare frustrazione e risentimento, non solo nei confronti degli altri ma anche verso se stessi, per non essere stati capaci di esprimere le proprie necessità. Inoltre, all’interno della relazione, potrebbe crearsi un clima tossico, nella misura in cui si è in un rapporto con una persona che adotta una comunicazione aggressiva o passivo-aggressiva. Quest’ultima porta a prevaricare sull’altro. In questi casi, chi adotta una comunicazione passiva potrebbe comportarsi in modo da soddisfare continuamente tutti i bisogni dell’altro, senza ottenere gratificazione, fino ad arrivare allo sfinimento e all’esaurimento delle proprie risorse personali.
A livello professionale, la comunicazione passiva può limitare le opportunità di carriera. Se una persona evita di esprimere le proprie idee o di prendere posizione in situazioni importanti, è probabile che non venga considerata per ruoli di leadership o incarichi che richiedono un certo grado di assertività e decisionalità. Inoltre, la persona che comunica in modo passivo può essere portata a soddisfare tutte le richieste che provengono da capi e colleghi, senza tenere conto delle priorità e delle conseguenze che questo può avere a livello di stress, generando la percezione di un contesto di lavoro tossico. Questo può tradursi in una stagnazione professionale e in una minore soddisfazione lavorativa.
Percorsi di cambiamento: dalla comunicazione passiva a quella assertiva
Strategie per riconoscere e modificare comportamenti passivi
Per cominciare a cambiare il proprio stile comunicativo da passivo ad aggressivo, la prima cosa da fare è riorientare il “radar”, spostando il centro dagli altri a noi. Nello specifico, bisogna in primis allenarsi ad ascoltarsi, per capire quali sono i nostri bisogni. Da una prima impressione, spesso risulta difficile capire quali sono i nostri bisogni, specialmente se siamo stati abituati per il resto della nostra vita a porre attenzione solo ed esclusivamente ai bisogni degli altri.
Per raggiungere questo equilibrio, è fondamentale imparare a:
- riconoscere e rispettare i propri limiti tanto quanto si rispettano quelli degli altri;
- stabilire chiari confini personali e comunicarli efficacemente agli altri è essenziale. Questo significare imparare a dire “no” in modo costruttivo, senza sentirsi in colpa o scusarsi eccessivamente per aver tutelato i propri diritti e bisogni.
Utilizzare però una comunicazione assertiva, non significa pensare solo a se stessi, ma al contrario bilanciare rispettosamente le proprie necessità con quelle altrui. Ci si rende conto che imparare a comunicare in questo modo significa porsi mentalmente in una posizione di equilibrio all’interno delle relazioni.
Il diario comportamentale
Riconoscere i propri comportamenti passivi è il primo passo cruciale per intraprendere un cambiamento duraturo. Una strategia efficace è quella di tenere un diario comportamentale, dove annotare situazioni in cui si è scelto di non esprimere le proprie opinioni o bisogni. Questa auto-osservazione aiuta a individuare pattern ricorrenti e contesti specifici in cui la passività prende il sopravvento. Una volta identificati questi momenti, è possibile pianificare risposte alternative per situazioni future, preparando frasi e atteggiamenti più assertivi da adottare.
Esercizi pratici di comunicazione assertiva
Per sviluppare una comunicazione assertiva, è utile praticare tecniche specifiche che rafforzino l’autostima e la capacità di espressione diretta. Esercizi come il role-playing possono essere molto utili: simulare diverse situazioni con un amico o un terapeuta permette di esplorare e praticare modi per affermare le proprie necessità senza aggressività.
Tecniche di rilassamento come la respirazione profonda e la meditazione possono anche aiutare a ridurre l’ansia associata all’espressione di sé, rendendo più facile mantenere la calma in situazioni potenzialmente stressanti.
Riferimenti
- Algeri, D. (2023). Capi stronzi e colleghi infami: Come sopravvivere al narcisismo in ambienti di lavoro tossici.
- Di Pietrangelo, M. (2022). Manulae di intelligenza e comunicazione assertiva facile. HOW2 Edizioni.
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